Meryl Streep è Florence Foster Jenkins: soprano ricca e stonata, ma piena di passione

Florence Foster Jenkins (1869-1944) soprano statunitense famosa per la completa mancanza di doti canore impostò tutta la propria vita su questa riflessione di Ludwig Van Beethoven: «Una nota stonata si perdona, il canto senza sentimenti no». L’incredibile storia vera della facoltosa dama col pallino per il canto, totalmente priva d’intonazione ma determinata a raggiungere la fama, rivive nel film “Florence” di Stephen Frears, protagonista una grandiosa Meryl Streep.

New York 1944. La meglio gioventù americana sta difendendo in Europa gli ideali di libertà e democrazia messi in discussione da Adolf Hitler, ma l’eco della II Guerra Mondiale appare lontana in una città ricca e mondana la cui atmosfera perfettamente ricostruita restituisce allo spettatore il clima di quell’epoca. Madame Florence, ex pianista da salotto, mecenate di talenti, compreso il Maestro Toscanini, delizia i suoi tanti amici e conoscenti del bel mondo newyorkese con improbabili esibizioni canore e macchinosi “taubleaux vivants” nei quali un argano la cala in scena fornita di ali piumate.

Fondatrice e animatrice del Club Verdi, questa gran dama della prima metà del Novecento è una melomane convinta di saper cantare, nonostante i suoi gorgheggi siano stonati. L’inclinazione fatale di questa sublime assassina delle note, viene sostenuta dal marito-manager St. Clair Bayfield (interpretato da Hugh Grant) mediocre attore inglese la cui occupazione principale è quella di fare da scudo tra Florence e il mondo, assecondando il suo sogno o meglio, la sua illusione.

Florence, più anziana del marito, non deve sapere quello che il pubblico o i critici pensano realmente del suo talento, perché in realtà è «la peggior cantante che io abbia mai sentito». Madame Foster Jenkins vive per la musica, anche se è stonata come una campana mette il cuore quando canta certa di donare felicità a chi la ascolta. La ricca e ipocrita società è divertita e insieme stupita dell’inadeguatezza al canto di Madame Jenkins e applaudendola la illude.

I costumi elaborati che Florence si disegna da sola, apparendo talvolta con ali e “paillette”, che indossa sul palcoscenico mentre canta l’Aria della “Regina della notte” dal “Flauto magico” di Mozart o l’”Aria delle campanelle” dalla “Lakme” di Délibes, impediscono alla donna di pensare alla malattia che da molti anni la sta distruggendo. Il primo matrimonio contratto da Florence a soli 18 anni e durato pochi mesi le ha lasciato come sgradito regalo la sifilide. È anche per questo motivo che la relazione con St. Clair si mantiene casta. Ogni sera dopo aver tolto la parrucca alla moglie e averle dato il bacio della buona notte sul cranio pelato, Bayfield infila cappello e cappotto per recarsi a casa della sua “fidanzata” la giovane e bella Kathleen (Rebecca Ferguson), che poi nella realtà sposerà dopo la morte di Florence. Eppure marito e moglie si scambiano infinite tenerezze chiamandosi a vicenda “leprottino” e “coniglietto”. Infatti, «il nostro matrimonio è una unione di anime. Trascende questo mondo». La devozione di St. Clair per la sua dolce metà si spinge fino al punto di assecondare il desiderio di Florence di debuttare, a 76 anni, alla Carnegie Hall, tempio della musica di New York. Per una ardita esibizione, sperando che non si tramuti in un solenne fiasco, occorre un pianista eccellente. Ecco dunque Cosme McMoon (interpretato da Simon Helberg che nel film suona davvero il pianoforte), piccolo e bruttino, strepitosamente bravo nel far scorrere le dita sulla tastiera che si rivela «l’ideale pianista». Memorabile l’istante nel quale Cosme ascolta per la prima volta Florence cantare (stonare). Gli occhi neri del giovane roteano dallo stupore a 365°, incredulo del fatto che il maestro di canto di Madame Jenkins possieda un cinismo tale da farlo sproloquiare in assurdi complimenti nei confronti della cantante d’opera.

Arriva il 25 ottobre 1944 sera della “prima”. Anche questa volta Bayfield ha predisposto inviti mirati ammettendo soltanto critici pagati (eccetto uno però…) e lo sponsor ha invitato mille giovani in divisa. La serata sarà stata o no un successo? Lasciamolo scoprire al divertito spettatore, ricordiamo però che la registrazione di quel concerto, che registrò il tutto esaurito con tanto di celebrità in sala del calibro del musicista Cole Porter e dell’attrice Tallulah Bankhead, è ancora oggi uno dei dischi più richiesti all’archivio della Carnegie Hall.

La commedia inglese, un prodigio di raffinatezza e malinconia, sceneggiata da Nicholas Martin, autore del libro “Florence” (Piemme 2016) scritto con Jasper Rears, è candidata a 4 Golden Globe. Meryl Streep (le stonature di Madame Florence non sono doppiate ma sono quelle dell’attrice) sembra aver rubato l’anima alla vera Florence, ereditiera nata in Pennsylvania, scappata a Filadelfia da giovanissima per inseguire la sua passione. «Ho ascoltato le registrazioni, che si trovano anche su YouTube: nel suo canto non c’erano solo stecche, ma anche un vero entusiasmo, uno zelo genuino, un costante desiderio. Non era proprio pessima, era un soprano di coloritura che beccava quasi sempre la nota: su quelle alte, anche le più difficili, non aveva grandi problemi, ma su quelle basse sbrodolava. Non se ne accorgeva, continuava per la sua strada: questi inciampi producevano un effetto irresistibile, la gente non riusciva a smettere di ridere. E lei era felice di spargere gioia e divertimento. Spargeva anche fiori sul pubblico. Con troppa generosità: una volta che le rose erano finite, le andò a riprendere in sala per lanciarle di nuovo sugli spettatori. Una scena impagabile, una perfetta combinazione di cattivo gusto e delizia», ha dichiarato la Streep in una recente intervista.

La storia di Florence era stata già portata al cinema, nel 2015 Xavier Giannoli ha diretto Catherine Frot nel film “Marguerite” liberamente ispirato alla vita di Florence Foster Jenkins. Solamente un mese e un giorno dopo il memorabile concerto alla Carnegie Hall, il 26 novembre, Florence si congedava per sempre dalle scene. Frears al termine del film per rendere omaggio alla sua eroina, mostra la vera Florence, in questo “biopic” straordinario esempio di fedeltà alla propria passione e di coraggio fuori dal comune. «La gente può anche dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato».