Al monastero arrivano tanti alla ricerca di Dio. Come i magi

Ho saputo che da voi passa molta gente che chiede un confronto. Mi è venuto in mente questo particolare in rapporto alla festa dell’Epifania. Immagino che le persone che vengono da voi sono gente spesso in ricerca, come i Magi. Mi potete dire che cosa cercano, di che tipo di ricerca si tratta? Grazie. Alessandra

L’audacia della ricerca

Cara Alessandra, cercare è frutto di una sana inquietudine che abita il cuore dell’uomo e che bisogna lasciar emergere; troppe volte lo soffochiamo timorosi che si affaccino domande inquietanti, che possono rompere gli equilibri raggiunti. È necessaria una buona dose di coraggio per intraprendere la ricerca “dell’uomo interiore”, scendere nella profondità del cuore per lasciare che emerga la verità di ciò che siamo e di ciò che Dio è in noi. I magi ci insegnano l’audacia della ricerca e la forza del desiderio, forza dirompente e trainante che orienta il cammino verso una meta che è stata intravista come buona, attraente, una luce splendente come una stella che sovrasta tutte le altre e può illuminare l’oscurità della notte.

I ricercatori che arrivano al monastero

Diverse sono le motivazioni delle persone che ci accostano: per qualcuno è rispondere al bisogno di trovare un ambiente in cui sostare in preghiera; per altri, essere aiutati a dare voce alla profondità di attese e desideri, a domande difficili da codificare… a quel bisogno incontenibile di un “di più” di pienezza di vita intravisto da lontano o in parte già gustato: “Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco. Che io ti cerchi desiderandoti, che io ti trovi amandoti”. È la sete di Dio che accomuna ancora molti fratelli e che cerchiamo di accogliere e accompagnare in percorsi di fede perché non si spenga con proposte alienanti o con un Gesù senza carne e senza impegno verso il fratello. Questo ci rende consapevoli che il bisogno di Dio è ancora fortemente presente e anestetizzato dalla nostra società dei consumi.

Dio continua ad andare in cerca dell’uomo

Dio continua a parlare nel segreto del cuore in tempi e momenti diversificati nel cammino della vita di ciascuno, in relazione al mistero della libertà di ascoltarlo o rifiutarlo. Dio va in cerca dell’uomo, non teme rifiuto e lontananza e attende con la pazienza e l’amore di un amico o di un amante. Ma anche Dio non lo si trova una volta per sempre. Il discepolo è sempre in cammino, poiché Dio va cercato, desiderato, atteso. Con l’incarnazione si fa vicino all’uomo, ma rimane anche l’inaccessibile, il santo, altro da noi. Dio rimane libero rispetto a noi, come noi siamo altro da Lui. Guai a perdere questa distanza! Per questo occorre essere sempre viandanti e pellegrini, umili cercatori, sapienti scrutatori delle stelle, per intravedere quella più luminosa nella quale il suo volto si rivela.

Il Neonato di Betlemme non si impone mai

Egli è nato e si è fatto accessibile, ma non si impone mai, non fa alcuna violenza alla nostra libera e responsabile adesione e consegna a Lui. Chiede di rinnovare l’incontro attraverso la stella del desiderio più grande che abita l’interiorità, e conduce gli uomini ad aprire gli scrigni del proprio cuore. I magi pellegrini nella notte hanno riconosciuto nel bambino il dono della verità, la luce che salva. Lo hanno adorato nel silenzio di un incontro personale che ha trasformato le loro esistenze aprendole alla fede. Ma come tale, la fede ritorna ad essere sempre ricerca del Dio della vita, lotta in un cammino non facile di discepolato che chiama a lasciare abitudini e certezze per affidarsi all’unica Parola che salva.

Il credente, mendicante del cielo

Il credente rimane sempre un cercatore di Dio, un mendicante del cielo, sulle cui labbra risuona sempre la voce struggente del salmista. “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. Si, rimaniamo tutti un po’ cercatori! Anche noi, camminiamo con queste sorelle e fratelli seguendo una stella, nella bellezza di una fraternità condivisa, di un pane spezzato insieme che sfama la nostra fame e sete di Dio. Non ci sentiamo arrivate, attraversiamo la vita ponendo i nostri passi su strade piane o in salita, camminando con passo lento o deciso, ma avendo nel cuore la meta. Una passione ci abita e vogliamo comunicarla e condividerla: cercare il volto di Dio che si è rivelato in Gesù, certe che camminando si apre il cammino:
Viandante, le tue orme sono
il cammino, e niente più;
viandante, non c’è cammino,
se non andando avanti.