La tragedia di Val di Susa. Perché se ne parla tanto

Si continua a parlare molto dell’omicidio avvenuto in Val di Susa. I fatti sono noti.

Un uomo, Maurizio De Giulio, 50 anni, torinese, alla guida di un furgone nero ha travolto una moto sulla quale viaggiava una coppia di fidanzati torinesi: nell’impatto, che è stato particolarmente violento, una donna di Moncalieri Elisa Ferrero, 27 anni, prossima alla laurea, è morta e il conducente della motocicletta, Matteo Penna, 29 anni, sviluppatore di programmi informatici, è rimasto gravemente ferito, tanto da essere trasportato in elicottero al Cto di Torino. Così il sito di “Repubblica”.

Sono saltati i meccanismi per addomesticare la violenza

Il caso ha impressionato parecchio. Chiedersi il perché di tanto interesse può apparire ozioso. Ma in realtà ozioso non è. Nel meccanismo dell’aggressione sono venuti a galla antichi meccanismi della violenza che sonnecchiano dentro ognuno di noi. A una discussione e, forse, a un colpo di mano dato alle specchietto dell’automobile da parte di Matteo, Maurizio De Giulio ha risposto con una violenza inaudita e spropositata. Non esiste nessun equilibrio infatti fra l’offesa ricevuta e la risposta data.

La legge del taglione e il sistema giudiziario

Questo fa paura – e quindi fa discutere – perché tutta la nostra cultura ha faticato a costruire meccanismi ragionevoli per arginare la violenza e per evitare quello che invece è successo in val di Susa. Si è tentato anzitutto di equilibrare la risposta: è la famosa legge del taglione: occhio per occhio e dente per dente; si è poi attribuito il compito di punire chi fa violenza ad altri, per evitare una “faccia a faccia” indefinito tra offensore che diventa offeso e offeso che diventa offensore.

Tutto questo è saltato nell’incidente di Val di Susa: si è ucciso per un colpo di mano dato non a una persona, ma alla sua macchina e ci si è fatti giustizia immediata e sommaria da sé. Si è trattato di una regressione verso un mondo sregolato e selvaggio.

La paura – e la discussione – viene dal fatto che tutti intuiscono che se fosse sempre così, per la nostra società non ci sarebbe più scampo.  È l’orrore della fine di tutti che è stato come rappresentato in una tragica anticipazione nella fine di Elisa e nella tragedia di Matteo.