Argomenti attuali e personaggi di spessore verranno messi in risalto in questo fine settimana dal Bergamo Festival. venerdì 11 maggio dalle 18.30 sarà presente al palazzo della Regione Josep Maria Esquirol, filosofo catalano docente dell’Università di Barcellona e vincitore del Premio Nazionale per la Saggistica, che parlerà di “Politica e fraternità” con il supporto della sua pubblicazione “La resistenza intima. Saggio su una filosofica della prossimità”. Il primo ottobre 2017 i catalani hanno votato un referendum per l’indipendenza dalla Spagna. La consultazione e il risultato sono stati ritenuti illegali dal governo di Mariano Rajoy. I leader del movimento indipendentista e, in particolare, il neo presidente catalano Carles Puigdemont sono stati arrestati dopo un esilio di 5 mesi. La spinta separatista di Barcellona da Madrid è forse l’esempio più eclatante di una serie di tensioni e conflitti che percorrono l’Europa e le spinte separatiste non investono solo le regioni o le nazioni, ma sembrano un tratto distintivo della condizione umana del nostro tempo. Il filosofo catalano andrà affrontare proprio questa tematica.
Sempre al palazzo della Regione, dalle 21 interverrà Francesco Stoppa per una serata intitolata “L’anomalia femminile e la capacità di accogliere l’inatteso” soffermandosi sul fatto che, oggigiorno, parlare della donna significa spesso soffermarsi sulle discriminazioni cui va incontro. Vi è la necessità di fare altri passi importanti nel campo dell’uguaglianza con l’uomo, un cammino molto lungo che richiede tempo, ma è fondamentale riconoscere l’identità femminile come una risorsa importante per la società.
Nella giornata del 12 maggio, invece, i temi al centro della discussione riguarderanno la giustizia e la fede. Alle 17.30 al Teatro delle Grazie si incontreranno Agnese Moro, Adriana Faranda e Anna Cattaneo per una serata intitolata “La giustizia dell’incontro”. La lotta armata degli Anni Settanta e Ottanta ha creato divisioni, violenza e morte i cui segni sono, per molti versi, tangibili ancora oggi. Per oltre trent’anni si è convissuto con fantasmi e nodi irrisolti. Dieci anni fa alcune persone, tra le quali Agnese Moro e Adriana Faranda, accompagnate da alcuni mediatori penali – Claudia Mazzuccato, Adolfo Ceretti e Guido Bertagna – hanno iniziato un cammino volontario e gratuito nel tentativo di riparare vissuti lacerati e feriti, offrendo le proprie storie personali inserite nella “Storia” di quegli anni. Al buio, senza sapere dove li avrebbe condotti quello che poteva sembrare un cammino azzardato, si sono incontrate per rispondere a una ineludibile domanda di giustizia, che si è rivelata essere un’apertura al dialogo.
Dalle 20.45 al Centro Congressi Giovanni XXIII Mons. Tomasz Trafny, sacerdote dell’arcidiocesi di Lublino, responsabile del dipartimento scienza e fede del Pontificio Consiglio della Cultura, dialoga con Gianvito Martino, direttore della divisione di neuroscienze dell’Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano e docente presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Bergamo. Tema, il delicato confine fra senso religioso e cultura scientifica, fra pensiero della fede e visioni della scienza, lungo il quale si consumano spesso fratture dialettiche, reciproche noncuranze, quando non aperti conflitti ideologici che, nel loro mancato incontro, finiscono per fare della scienza una religione e della religione un fanatismo.