Un settimanale diocesano, il nostro Santalessandro, che organizza un convegno sul mondo di internet, su alcuni modi di approcciarlo, su alcuni dei tanti, tantissimi problemi che lo riguardano. Ci si poteva chiedere se ne valeva la pena, in mezzo al grande mare, al gran parlare che se fa, in tutte le sedi, molto più grandi e più importanti della nostra. Ma lo abbiano tenuto nonostante, e siamo felici del buon esito che ne ha avuto. L’Avvenire ci ha riservato una intera pagina (il 23 ottobre).
Vogliamo rivendicare le buone ragioni per quella iniziativa e non tanto per il tema trattato e per le competenze che i relatori hanno messo a disposizione. Ma piuttosto per l’ambito nel quale il convegno ha avuto luogo e al quale si è rivolto: la comunità cristiana di cui il nostro settimanale è espressione.
Modi diversi di pensare Internet
Da questo punto di vista lo sguardo dato alla rete è molto più complesso e significativo di quanto si pensi. Quando, dall’interno del variegatissimo mondo della comunità cristiana si parla di internet, si hanno molte reazioni. Vorrei ricordare le più estreme che sono significative proprio perché esprimono, forse estremizzandoli, alcuni modi di pensare e di sentire. La reazione più semplice è quella di pensare a internet a un mondo che “serve”: uno strumento utile, del quale, si tessono, en passant, le lodi. Internet è diversamente utile alla comunità cristiana: fonte straordinaria di ogni informazione, strumento velocissimo per far girare file di ogni tipo, per tenere e far vivere contatti… eccetera eccetera. Ma, all’estremo opposto, sta la reazione di sospetto verso questo dilagare di relazioni che non sono relazioni, di virtuale che ammazza il reale, di isolamento mentre si cerca di comunicare… e così via accusando.
Modi diversi di pensare la Chiesa
Questo schema è limitato, come tutti gli schemi. Ma ha il compito di fare da cartina al tornasole di un qualcosa che sta molto a monte e che è l’idea stessa di Chiesa. Mi spiego. Nella Chiesa di oggi si scontrano due grandi tendenze, due mondi culturali molto diversi fra di loro. Uno che quando parla della Chiesa pensa soprattutto alla Chiesa e quindi tende a darle identità, a difenderla, ad affermare la sua “diversità” dal resto. Le posizioni più estreme sono quelle dei difensori del latino, dei preti che riscoprono sottane, mantelline, tricorni, pizzi… Su tutto aleggia un bel profumo di sagrestia. L’altro modo di vedere, quando parla di Chiesa, pensa soprattutto degli uomini che sono dentro e fuori la Chiesa, dei quali la Chiesa è al servizio. Insomma: la Chiesa “maestra di umanità” non solo in qualche documento ufficiale, ma sempre e di fatto.
È ovvio, allora, che l’interesse per internet viene segnato dal modo con cui si vede la Chiesa. Una Chiesa molto preoccupata di sé, o critica quel mondo o se ne serve. E basta.
Invece una Chiesa aperta, al servizio, “in uscita”, si interessa di internet per il semplice motivo che gli uomini di oggi se ne interessano. Poi, certo, dovrà chiedersi come, quando abitare bene internet. Ma che lo debba abitare è fuori dubbio.
Ecco, in fondo, il motivo del nostro convegno. Anzi, il motivo che giustifica la nostra stessa esistenza.