Aldo Cazzullo: “All’Italia di oggi servirebbe di nuovo lo slancio degli anni del Dopoguerra”

L’Italia del secondo dopoguerra che intende ricominciare da zero per ricostruire partendo da quelle macerie fisiche e morali lasciate dal conflitto e dai bombardamenti. L’ultimo libro di Aldo Cazzullo “Giuro che non avrò più fame. L’Italia della ricostruzione” (Mondadori) parte dallo spaccato di un’Italia spesso narrata anche nei film neorealisti che hanno fatto la storia del nostro cinema. A presentarlo, sabato 24 novembre, a Palazzo della Ragione in Piazza Vecchia, il primo cittadino Giorgio Gori, monsignor Giulio Della Vite e il giornalista Vittorio Feltri. Durante la lettura di alcuni estratti del libro a cura di Tiziano Ferrari, sono stati messi in luce numerosi aspetti della vita di allora in parallelo con quella di oggi. Sembra infatti che allora, nonostante le numerose difficoltà, si fosse più felici di oggi. “A muovere questa speranza – ha sottolineato il sindaco – era la fiducia in una vita migliore. Proprio avendo avuto poco si riuscivano ad apprezzare di più le piccole cose”. Per contro oggi, inseriti in una società che diventa sempre più liquida, come suggerisce Bauman, l’incertezza del futuro ci rende pessimisti e sfiduciati, e si sono persi i grandi punti di riferimento di un tempo, come le istituzioni scuola, chiesa, politica e famiglia. Noi oggi pensiamo che la felicità sia un diritto e rischiamo di non riuscire mai a raggiungerla: le nostre aspettative sempre più alte – ha sottolineato Cazzullo – rischiano di far scattare il sentimento di invidia verso gli altri quando esse vengono disattese. Ad aggravare la situazione nel mondo odierno vi è anche un certo analfabetismo di ritorno – sottolinea l’autore – che unito a una dilagante e colpevole superficialità non fa che peggiorare la situazione. Fattori, questi ultimi, che non ci permettono di interpretare la realtà sulla base del nostro livello culturale, mandandoci in crisi quando dobbiamo affrontare tematiche importanti quali l’immigrazione, il lavoro o la rivoluzione digitale. Bisognerebbe invece ripartire da quei valori di rinascita e di fiducia che hanno permesso lo sviluppo dell’Italia del boom economico – ricorda Cazzullo – per poter guardare al nostro futuro in maniera più positiva e costruttiva. Così nel testo, passando attraverso i diversi momenti storici più salienti che hanno fatto la storia d’Italia, come l’opposizione tra il partito comunista di Palmiro Togliatti e quello democristiano di Alcide de Gasperi, lo sviluppo dell’industria, le novità arrivate dall’America, l’arrivo della televisione nelle case degli italiani che ha contribuito a unificare la nazione dal punto di vista linguistico, ci viene dipinto un Paese che dopo le sofferenze ha saputo rialzarsi e guardare avanti. Proprio dai nostri nonni – ha concluso il giornalista – dovremmo imparare per riacquistare quella straordinaria capacità di lavorare ma anche di tornare a ridere per combattere la crisi degli ultimi tempi e tornare ad essere più positivi e propositivi.