Mamma e figlia allo specchio. Quante cose mi hai insegnato, piccola grande bambina

Dello specchio non hai alcun bisogno. Afferri il rossetto con decisione, te ne metti un po’ laddove indicativamente dovrebbero esserci le labbra, poi ripassi ben bene fino a formare una nuova enorme bocca rossa dai contorni indefiniti. Poi tocca all’ombretto rosa, “fussia”, per l’esattezza. Il ditino ben ben impregnato e poi via a caso su guance e palpebre. Il risultato è parecchio inquietante ma la tua constatazione, senza alcun bisogno di conferme, vale tutto: “Sono bella”. Non una domanda, un’affermazione.

Sì Alice, sei bella. E mi hai insegnato una cosa: tu ti trucchi, ti pettini, ti metti in posa, ti vesti, esattamente come vuoi essere. Lo fai per te stessa, non per gli altri. Non importa quel che gli altri pensano. Quella gonna arancione abbinata alla maglietta rosa, con le calze viola, è “top”, come dici tu. Chissenefrega se ti guardano strano. Non importa che la tua amica ti dica che sei vestita male. Tu, a quattro anni, sai chi sei.

Ed è una cosa che ammiro, che mi insegni giorno dopo giorno. La insegni a me, che ho quasi 40 anni, e che sono completamente diversa da te. Io, che mi trucco perché gli altri mi vedano quanto meno accettabile a discapito di occhiaie, brufoli e stanchezza cronica a prova di mascara allunga ciglia. Io, che quando mi vesto sto a pensare alla situazione, al contesto, ai fianchi che non sono a prova di modella, ai tacchi che quanto meno mi fanno raggiungere un’altezza media.

Ti auguro di tenerla sempre stretta, questa capacità che hai di sentire ciò che vuoi, di fare ciò che ti fa stare bene, di non badare per forza a ciò che gli altri ritengono bello e giusto per partito preso. Come quando ti ammiri la pancia tondetta con soddisfazione prima di fare il bagno. Come quando ti volti facendo la linguaccia verso quel bambino che ti prende in giro dicendoti che sei bassa e piccolina. Come quando indossi il tutù e ti metti a ballare con un portamento che ricorda solo da lontano, ma proprio da lontano, quello di una ballerina di danza classica. E quando la musica parte tu ti scateni, che sia danza moderna, hip hop, break dance, metal o pop poco conta, conta come tu la senti, come la vivi, quel che ti dà. Il ballo non è per chi ti guarda, è per te.

Ed è una gran cosa, Alice. Certo, per me sarà un bel casino. Sarai una ragazza tosta, con le idee chiare, una per la quale i consigli saranno ben accetti ma raramente verranno seguiti. Probabilmente lotterai contro di me, che son così diversa. Ma sono certa che troveremo un equilibrio, che entrambe cresceremo, che saremo donne coscienti di noi stesse. Tu più di me. Ma intanto una cosa l’ho già imparata: ora anche io ballo per me stessa, non per chi mi sta a guardare. Grazie, piccola grande bambina.