L’Università di Bergamo è una delle pochissime in Italia a considerare con attenzione l’attività sportiva dei suoi studenti. Non solo parole, ma fatti concreti che passano soprattutto dal progetto “Dual Career”, il programma nato per permettere allo studente-atleta di combinare la propria carriera sportiva con lo studio in modo flessibile.
Un modo per dimostrare la versatilità e l’apertura di un ateneo che negli ultimi anni è riuscito ad espandersi non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo. Non solo studio e non solo sport, ma anche la lungimiranza nel prevedere percorsi sportivi legati alla disabilità. Per promuovere questo aspetto assolutamente degno di nota, l’Università ha ospitato nella sempre suggestiva aula magna di Sant’Agostino l’atleta paralimpico Alex Zanardi. Tutti conoscono la sua storia dopo che nel 2001 in seguito ad un incidente del quale è stato vittima durante una corsa automobilistica ha perso entrambi gli arti inferiori. Ma trovarselo davanti un uomo così fa un effetto diverso. Alex Zanardi non è il solito “eroe” che ha superato i suoi ostacoli ed è andato a vincere una medaglia d’oro paralimpica (come ha fatto lui a Londra 2012 e Rio 2016 nell’hand-bike), ma è l’uomo nato con il dna dello sportivo che ha accettato con sacrificio la sua condizione improvvisa di diversamente abile e si è inventato una nuova vita.
Nessuna voglia di insegnare il mestiere di vivere agli altri, anzi «nei miei momenti di difficoltà – ha detto a margine dell’evento – giro sempre la testa verso gli altri per cercare ispirazione e consigli e non mi riferisco solo al periodo dell’incidente». Un uomo, Alex Zanardi, che va osservato nel suo sguardo nel quale – in profondità – si percepisce ancora la cicatrice morale dell’incidente; in superficie però gli occhi brillano e parlano di una persona che ha ritrovato una sua strada, che è realmente rinato, che davvero crede che in una vita se ne possano vivere tante. «Io sono un privilegiato – ha detto – ci sono tante persone nelle mie condizioni che vivono nell’ombra e senza i titoli dei giornali, ma che avrebbero tanto da insegnare».
Sicuramente di cose da trasmettere e condividere – più che insegnare – ne ha parecchie anche lui nel suo cuore. Zanardi ha parlato di passione e di curiosità come medicine essenziali per raggiungere il completamento del nostro essere persone all’interno di questo mondo. Ha spiegato quanto importante sia la preparazione (intesa come allenamento oppure come studio) che rappresenta il vero valore di una persona. Insomma che lo spessore di un atleta o di uno studente non lo si misura con una medaglia d’oro oppure con un esame misurato, ma con la quantità di allenamento e di studio a cui ci si è sottoposti.
Illuminante, sconvolgente per certi versi, stimolante sicuramente, Zanardi è stato accolto con un silenzio profondo dall’aula gremita ed è stato poi salutato con una standing ovation commovente.
«Nessuno, meglio di Alex Zanardi, poteva rappresentare il percorso faticoso e, al tempo stesso ambizioso, di un atleta chiamato a raggiungere i propri obiettivi – ha detto il rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini -. Una delle note distintive della nostra Università è l’attenzione alla specificità delle persone, per permettere a tutti di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Questo è vero nello studio e lo è altrettanto nello sport, fonte di benessere fisico e psichico».
«Ogni anno – spiega Rosella Giacometti, rappresentate del Rettore nel consiglio direttivo del Cus Dual Career, servizi sportivi alla persona e innovazione a favore della disabilità – vengono ammessi dieci nuovi studenti-atleti, che possono usufruire di: immatricolazione in regime di tempo parziale, sospensione degli studi per un anno in caso di importanti impegni sportivi, come i Giochi Olimpici o i Campionati Mondiali, tutorato amministrativo e per l’accesso ai servizi, supporto nell’informazione sul programma d’esame, testi e dispense e accesso agli impianti sportivi universitari e alla foresteria (per i non residenti nella provincia di Bergamo) in occasione degli esami».
L’altra chicca dell’Unibg, con la collaborazione del Centro Universitario Sportivo e del Comitato Italiano Paralimpico delegazione di Bergamo, è la «palestra inclusiva»: un luogo in cui, grazie ad attrezzature specifiche e a istruttori opportunatamente formati, non esistono limiti alla capacità di allenamento. Un’esperienza che punta a dare nuove opportunità anche a giovani atleti come Cristina Caironi, Andrea Mancuso e Norbert Casali.
Ma non finisce qui l’impegno dell’Università in questo ambito perché merita menzione anche il progetto della carrozzina versatile, che lega ricerca e sport, coinvolgendo docenti e studenti dei vari dipartimenti, in un approccio multidisciplinare. Una carrozzina dai costi contenuti, modulare, adattabile a più atleti per favorire l’avviamento allo sport paralimpico nella specialità di atletica leggera che è stato possibile realizzare dopo un lungo percorso iniziato del 2012, su impulso di Rotary Club Dalmine e di Mario Poletti allenatore della nazionale paralimpica di atletica la carrozzina è grazie al sostegno nelle prime fasi della Fondazione UBI Banca Popolare di Bergamo Onlus.
«Il Cus nasce per promuovere l’attività sportiva non solo nell’ambito dell’Università, ma anche nei confronti di tutta la comunità bergamasca, favorendo il miglioramento continuo degli ambienti di vita, di studio e di lavoro. Il progetto Dual Career e la palestra inclusiva rientrano esattamente in questo percorso. Occasioni di crescita che ci impegniamo a portare avanti, avvalendoci di professionisti qualificati e rendendo le nostre strutture adatte a ogni esigenza. Perché non c’è nulla, più dello sport, che possa unire e generare un positivo impatto sociale, come continua a dimostrare ogni giorno Alex Zanardi» – hanno spiegato il presidente del Comitato per lo sport universitario, prof. Stefano Tomelleri e il presidente del Cus Bergamo, Claudio Bertoletti.