Il vescovo Francesco Beschi: “Rinascere, ripartire, ma solo tutti insieme”

Rinascere, ripartire, ma solo tutti insieme. E’ questo il messaggio che è arrivato dal vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi nella Messa in Cattedrale nella prima domenica dopo Pasqua, quando davvero anche nella nostra provincia si cominciano a cogliere alcuni segni di speranza nel periodo oscuro dell’epidemia del coronavirus, in mezzo, ancora, a tanta sofferenza. Un messaggio che accompagna questa settimana: “Rinascere – ha detto – è proprio una bella esperienza, che auguriamo a tutti e che ci auguriamo vicendevolmente. Anche la parola ripartenza in questi giorni ricorre e ha a che fare soprattutto con la nostra vita sociale, con la nostra vita e attività produttiva, con il mondo del lavoro, dei servizi, della cooperazione. Sono tanti ad aspettare appunto il momento in cui potranno ripartire”.

Le stesse parole riecheggiano nel Vangelo, con una sfumatura in più: “San Pietro nella sua lettera rivolgendosi ai cristiani del suo tempo – ma le sue parole arrivano anche a noi oggi – parla di rigenerazione, ed è qualcosa di sorprendente. Intende proprio un rimpasto del nostro dna attraverso la resurrezione di Cristo che è la sorgente e l’alchimia di questa rigenerazione, che avviene attraverso il Battesimo”.

Forti le analogie con la condizione che stiamo vivendo tutti durante la quarantena per la pandemia, isolati nelle nostre case: “Gesù – ha proseguito il vescovo – compare ai suoi a porte chiuse e comunica la pace, la vita nuova, mostrando mani, costato e piedi segnate dalla croce, perché la resurrezione, questa sorpresa che continuamente ci supera, è l’esito di quel sacrificio. Noi non solo rinasciamo e ripartiamo, ma nella Pasqua del Signore siamo rigenerati”.

Non è possibile alcuna ripartenza “individuale”, perché, come ha già sottolineato Papa Francesco, “siamo tutti nella stessa barca”: “Noi potremo ripartire realmente – ha sottolineato il vescovo – se lo facciamo insieme. Non lasciamoci tentare dagli interessi particolari che così pesantemente hanno condizionato la nostra vita in questi anni. Interessi particolari a volte molto marcati e molto celati, portati avanti con le strumentalizzazioni e le manipolazioni più evidenti. La vita di coloro che sono rigenerati dall’amore di Dio è sotto il segno della gratuità. Stiamo scoprendo alcuni beni comuni che esigono il superamento degli interessi personali, prima di tutto la salute di tutti, compresa quella dei più deboli, fragili, a rischio di essere scartati, dei nostri anziani. Poi c’è il bene comune del lavoro, della scuola, della vita comunitaria in tutti i suoi spazi. Rinasceremo e ripartiremo se ci lasceremo rigenerare dall’amore di Dio”.

Il vescovo ha ribadito una particolare vicinanza ai malati e alle persone che soffrono: “Non lasciamo i malati e coloro che li assistono da soli perché ci sembra che i numeri incomincino a contenersi, ci auguriamo che continuino sempre a sentire la nostra vicinanza e benedizione”. Giovedì per il rosario il vescovo si recherà in una casa di riposo: “Sappiamo quanto dolore hanno vissuto questi luoghi dove tanti nostri anziani sono ospitati. Preghiamo per loro, per chi se ne prende cura, per coloro che sono mancati in queste settimane”.  Intanto ieri si è recato in una delle residenze che ospitano i malati di covid-19, al Bes Hotel di Mozzo, per un momento di preghiera e di benedizione. Nella foto di Giovanni Diffidenti la benedizione, con i malati affacciati alle finestre per ascoltare il vescovo.