Mattarella, i morti e noi

Morte e solidarietà. Il senso di una strana convergenza

I giornali commentano ampiamente la visita di Mattarella di domenica 29 e la cerimonia al Cimitero, in ricordo dei 6000 morti di Covid.

È stato il trionfo della solidarietà:

per tutti i morti di qui e per tutti i morti dell’Italia intera che i 6000 di Bergamo erano convocati, in qualche modo, a rappresentare. È veramente di una strana bellezza questa convergenza tra la morte e la solidarietà. Ci si sente solidali nella morte. Ci si sente legati quando si perdono tutti i legami. È proprio uno straordinario paradosso. Talvolta si muore quando si vive, quando non si onorano i legami, quando ci si dimentica degli altri, quando si litiga e ci si scontra. Vivere soli è come morire.

Dall’altra parte, si vive quando si muore

quando si ricuperano, nella memoria, tutti i legami perduti. E viene pure il Presidente della Repubblica per dare il suo sigillo a quel rimemorare. È uno struggente desiderio collettivo: non perdere quello che, spesso, si è già perduto. E insieme un imperioso invito: custodire, come un tesoro insostituibile, i legami, quelli che ci fanno essere, ci fanno essere uomini, ci fanno essere felici.