“Maria” di Alessandro Dehò. Un libro per camminare

Maria insegna a fasciare le ferite proprie e altrui

In questi giorni di riposo, nella mia parrocchia di Santa Caterina a Bergamo, utili per pregare un po’di più, leggere e predisporre alcuni passaggi che saranno da affrontare al ritorno nelle parrocchie nelle quali vivo il mio ministero (catechesi, scuola ecc.), ho accostato con calma la lettura del libretto di don Alessandro Dehò, sacerdote della Diocesi di Bergamo che vive da qualche tempo in Lunigiana, dove, come egli stesso scrive di sé “prega, cammina, accoglie, ascolta, celebra, vive, scrive”. 

Il libretto (Maria. Un cammino. Ed. Paoline, 2020), frutto della preghiera e della meditazione di don Alessandro, accosta la figura di Maria da una particolare prospettiva, che permette di contemplare il cuore di Maria, i suoi gesti, le poche parole che pronuncia e i molti silenzi densi di significato, perché colmi dell’amore di Dio che lei custodiva nel cuore in ogni istante.

Maria, maestra di perdono

Nel cammino che don Alessandro propone incontriamo Maria maestra di perdono, da lei imparato nell’atto doloroso dell’alzare lo sguardo al Figlio crocifisso. Si impara a perdonare solo imparando a guardare gli altri come li guarda Gesù e il perdono è attestazione della credibilità o meno della nostra testimonianza di fede.

Sotto la croce la madre ha imparato la misura dell’amore, che ha fatto corrispondere a smisurato dolore una smisurata risposta.

Questo perché, scrive il sacerdote bergamasco, madre è colei che misura, colei che prepara, colei che rimane sempre serva della vita. Ad amare e a perdonare si impara così, diventando madri, imparando a generare amore, a legare ciò che parrebbe a un primo sguardo incompatibile, ma che in realtà, come ben insegna l’esperienza del parto, è un legame vitale, ossia quello che intercorre tra dolore e fecondità. La santità, in fondo, si dà quando dal dolore fiorisce vita feconda.

In un passaggio che mi ha commosso, don Alessandro ricorda che è necessario avere, come Maria,

“la forza di amare così tanto la vita da trovare delle possibilità di mettere al mondo speranza , anche quando questa sembra impossibile. La capacità di essere madri nel momento esatto in cui il figlio muore. Che è il gesto più alto di speranza”. 

Un altro passaggio del testo ci ricorda che, dopo l’Annunciazione, non ci sono più stati angeli a confermare la provenienza divina del Figlio, e così Maria ha dovuto fare i conti con la sofferenza che veniva dalle chiacchiere e dalla malignità della gente, che contestava quel Figlio, che affermava che un rabbì non poteva essere così, perché non affermava, come tutti gli altri, che le cose si erano sempre fatte in un certo modo e si doveva proseguire così.

Chi perde e chi si perde

Don Alessandro, parlandoci di Maria, ci fa contemplare il Figlio Gesù che, nel suo perdersi già dodicenne nel tempio, mostra di avere un debole per chi perde e chi si perde, “per i perdenti e i perduti. Erano la sua dolcissima ossessione”. 

E quel Figlio è colui che Maria ha avvolto in fasce, appena venuto alla luce, dopo aver portato la luce nel mondo. Maria, mentre fascia il bambino Gesù, impara che tutta la sua vita sarà chiamata

a fasciare per proteggere, fasciare le ferite, fasciare per coprire, perché “fasciare è come prolungare una carezza”.

Maria assegna un compito altissimo alle donne e agli uomini del nostro tempo e di tutti i tempi: quello di imparare a fasciare le ferite proprie e altrui, a non lasciarle aperte, a non sottovalutarle. In fondo, una carezza sa tenere insieme i due lembi di un taglio..

E, infine, l’Annunciazione. Infine? Perché? Perché la luce arriva dalla fine: si comprende davvero la vita dopo averla vissuta. E allora si scopre che anche noi siamo Annunciazione, “Annunciazione di Dio , ogni volta che diventiamo grembo accogliente capace di rimettere al mondo umanità”.

Sono grato a don Alessandro per avermi permesso di seguirlo in questo cammino con Maria che lui ha fatto per primo e spero molti altri possano, grazie a questo suo prezioso lavoro, camminare sulle vie della fede guidati dalla figura splendida della Madre.