Verso l’alt(r)o, meditazione della settimana. Bisogna essere per poter fare scuola

“Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi solo di come bisogna fare per fare scuola, ma anche di come bisogna essere per poter fare scuola. Bisogna essere“.  

Don Lorenzo Milani

Metodi, tecniche, attività particolari e ricercate, proposte accattivanti… ne siamo sempre alla ricerca. Una preoccupazione e una cura legittima e importante, in ogni contesto in cui ci troviamo ad operare, ma non possiamo negare che spesso questa ricerca, quasi spasmodica, rischia di adombrare il fondamento delle nostre azioni, il cuore della proposta, qualsiasi essa sia: essere. 

Una dimensione da cui non può prescindere tutto il resto, in particolare per chi si trova ad organizzare, strutturare e proporre in contesti che si dichiarano cristiani. Perché il cuore del cristiano palpita nell’incontro con Colui che È, un incontro che è amante perché ci “obbliga” ad un cambiamento nella nostra vita, nel nostro essere. Essere che trasforma, che testimonia, che ama. Partendo da ciò, magari anche senza avere le migliori tecniche o modalità, si fa la differenza.

Può sembrare un automatismo essere, impossibile il contrario, ma la domanda Shakespeariana ormai retorica “essere o non essere?” risuona oggi come un rischio che realmente si può correre. Se le attività, l’operare anziché rappresentare una dedizione agli altri a partire dal fondamento della persona, divengono un soffocare, divengono il fine esclusivo, allora ci fanno perdere le fondamenta. Prima di passare a questa preoccupazione concreta e materiale sono altre le domande da fare risuonare sempre in noi. Ma tu chi sei? Quel che vuoi trasmettere lo senti, lo credi, è vivamente presente nella tua vita? 

“Bisogna essere per poter fare scuola”. Ma non solo: bisogna essere per vivere.