Vaccini: Libertà da o obbligo di? Dilemmi di salute, politica e responsabilità

LA DESTRA DELL’UOMO QUALUNQUE

Se abbiamo appreso qualcosa nel corso della pandemia è che la salute è la base dell’economia, qui e ora. Senza salute non si lavora. Con la paura di morire non si lavora. Perciò la salute è la condizione civile di base del Paese, è il principio della sua sopravvivenza. La guerra non è finita, durerà a lungo, almeno finché non si sarà stabilita una pacifica convivenza con il nemico Covid 19. 

Se abbiamo appreso qualcosa nel corso della pandemia è che non siamo delle monadi indipendenti e onnipotenti: la nostra sorte è legata a quella degli altri, i nostri comportamenti producono vita o morte per gli altri e quelli degli altri la vita o la morte per noi. Detto in termini leggermente più teorici: il limite della libertà di ciascuno è la libertà di ciascun altro. Detto in termini etici: rispondiamo di noi e degli altri, gli altri rispondono di sé e di noi. 

Eppure, quando si parla di Covid, che ha già prodotto 127.840 morti,  queste constatazioni di buon senso vengono aggirate da elevati filosofemi circa le libertà individuali. Veramente quelle di Meloni e Salvini non sono affatto elucubrazioni di filosofia politica, ma rivendicazioni sguaiate di egotismo selvaggio di singoli e di categorie di interessi. Nell’immediato le politiche di confinamento hanno danneggiato pesantemente e danneggiano interessi legittimi di categorie economiche: albergatori, ristoratori, baristi, imprenditori dell’intrattenimento, artisti ecc… ecc… Ora, recriminare sugli errori compiuti e sulla mancate politiche di tracciamento è necessario, almeno a futura memoria – futura, perché abbiamo capito che quella del 2020 non sarà l’ultima pandemia possibile della specie homo sapiens – ma al momento è perfettamente inefficace. Oggi, la prima necessità è la vaccinazione. Evidenze empiriche su scala mondiale dicono che, se essa avanza, l’umanità starà più al sicuro. 

Perché, allora, in tutta Europa, Italia compresa, si dà una così forte renitenza alla vaccinazione, in particolare quella di una minoranza del personale medico e sanitario? In Francia addirittura il 40% delle persone rifiuterebbe di vaccinarsi, in Italia pare solo il 10% con un 20% di incerti. Ogni Paese ha i suoi perché!

Quanto all’Italia, molte sono le cause. 

La prima è l’ignoranza scientifica e, in particolare, igienico-sanitaria di massa. Alle sue origini sta un sistema di istruzione, del quale i contenuti delle scienze e il metodo scientifico sono il lato povero. L’abitudine all’ideologismo continua a impedire un’educazione alla sperimentazione e all’attenzione ai dati empirici. D’altronde, come spiegava Benedetto Croce, i concetti scientifici sono degli pseudo-concetti. O no?!

A questa ignoranza, sorella gemella dell’analfabetismo, hanno supplito, in passato, l’assunzione di responsabilità di classi  classi dirigenti colte e preparate al compito e, conseguentemente, l’iniziativa persuasivo/coercitiva dello Stato. Paternalismo? Qualche libertarian – anglosassone in filosofia, ma meno in legalità –  lo sostiene. Certo, “il paternalismo” ha salvato migliaia di bambini dal vaiolo, dalla difterite, dalla poliomielite… 

Oggi però il ruolo dell’ignoranza è cambiato: è montata in cattedra. Domina la filosofia del “cura te ipsum”, non del medico, ma del paziente, che i social-media e ciarlatani e complottisti vari alimentano in modo crescente. E’ una corrente forte, che proviene dalle falde più profonde del Paese e che il movimento politico populista ha alimentato.  Se puoi fare il politico senza competenze – basta qualche meet-up ben assestato – perché dovrebbe essere diverso negli altri campi delle competenze umane? Così un qualsiasi influencer di passaggio – di antico o nuovo conio, attore o  likeman/woman – può dare voce a filosofie, opinioni, terapie le più stravaganti e divertenti, se non fosse che possono avere conseguenze tragiche.

La seconda causa è politica ed è la più grave: è quella che proviene dalla destra dello schieramento  politico. Non si può dire che Meloni e Salvini abbiano fatto campagne contro la vaccinazione. Tuttavia si sono improvvisati liberali radicali sulla scia dello “Stato minimo” di Robert Nozick: vaccinarsi sarebbe una scelta da lasciare alla libertà del singolo. Dunque: ieri libertà di indossare o no la mascherina, di aprire i locali pubblici, di assembrarsi tranquillamente e, oggi, di vaccinarsi. Un rovesciamento delle posizioni della destra illiberale e fascista? Sì! 

Il discorso di Mussolini a Milano del 28 ottobre 1925 diceva: “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”.  Lo Stato coincideva con la Nazione, gli interessi dei singoli dovevano fluire nell’alveo dello Stato. Un Mussolini redivivo non avrebbe esitato un attimo a istituire nel 2020 un lockdown nazionale totale, a mettere in carcere chiunque vi si rifiutasse e chiunque non volesse vaccinarsi. Ai nostri giorni, il regime cinese di Xi Jin Ping ha praticato la stessa politica totalitaria, assai più penetrante, potendo disporre disponendo di tecnologie pervasive. 

Diventati liberali, dunque, i nostri eroi? Neanche per sogno! 

Hanno semplicemente deciso di rappresentare, alimentare, rafforzare gli interessi più corporativi, gli spiriti animali peggiori del Paese, e l’anarchismo e il ribellismo storico meridionale – il Sud continua ad opporre una forte resistenza popolare alla vaccinazione. Questo mix di individualismo irresponsabile e di ignoranza viene nobilitato con il termine “libertà”. No, non è un destra liberale reganiana-tatcheriana e neppure una destra sovranista, se l’aggettivo ha un senso storico preciso. E’ la destra peggiore: quella dell’Uomo Qualunque. Una destra povera di idee sul futuro di un Paese, che si dice “sovrano”, ripiegata sul “particulare” individuale e familiare. Ha un seguito maggioritario? Pare di sì, al netto di qualche conato liberal-comatoso  di Forza Italia. 

Sì, è facile per la sinistra-centro contestare questa destra sul piano etico-filosofico. Il guaio è che essa rappresenta un bel pezzo del Paese reale. Non basta buttare il termometro, la febbre non guarirà. Questa “febbre” profonda rappresenta l’ipoteca più pesante sul PNRR e sul futuro del Paese. In questo scenario, compito primario delle forze liberali non è sconfiggere la destra, è cambiare il Paese. 

Come fare? Naturalmente, nessun rimpianto di Mussolini, nessuna ammirazione per Xi Jin Ping. 

Per incominciare: occorre restituirlo in salute, con politiche severe e punitive verso quei singoli –  medici, insegnanti, impiegati pubblici – che mettono a rischio la libertà di vivere e di lavorare dei singoli cittadini e perciò del Paese. 

Per proseguire: fare in fretta le riforme, che Draghi vuole avviare e che l’UE esige come pegno per il PNRR.