Incendi e responsabilità. Urge un cambio di strada per prendersi cura della Terra

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Foto Ansa Sir

Buongiorno suor Chiara,
Per tutta l’estate ci sono stati incendi gravissimi prima in Grecia poi alle Hawaii ma anche in Italia. Spesso si scopre che sono di origine dolosa. A me sembra un grave reato ma anche un peccato gravissimo dal punto di vista religioso. Che cosa ne pensa?
Luisa


Cara Luisa, stiamo vivendo un’estate veramente “infuocata”: assistiamo al propagarsi di incendi che deturpano paesaggi e mietono vittime. Come se non bastasse, molti di questi incendi hanno origine dolosa, e questo accresce maggiormente il dolore per la superficialità e l’irresponsabilità di quanti li provocano. Gli incendi sono causa di ingenti danni al patrimonio boschivo e faunistico, mettono in pericolo il lavoro di tante persone nel campo della forestazione per la salvaguardia dei boschi, creano seri problemi non solo per la distruzione di tante strutture importanti per tutta la comunità e per le famiglie. Come tu dici non solo è un grave reato, ma è anche un “peccato” contro la creazione che ci è stata affidata dal Creatore. È una grave colpa della cattiveria umana bruciare un patrimonio naturalistico e pensare stupidamente di distruggere ‘la casa comune’ che Dio ci ha comandato di custodire e coltivare. Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio, data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. La creazione è dono di Dio per l’uomo: egli ci ha posto in essa come custodi e collaboratori della sua opera, un’opera d’amore. La terra è essenzialmente una eredità comune i cui frutti devono andare a beneficio di tutti, perché Dio l’ha creata per tutti i suoi figli. Purtroppo questo non accade e possiamo vedere i segni di uno sfruttamento e di una incuria della creazione che si stanno riversando negativamente sull’umanità: il cambiamento climatico, la carenza d’acqua, gli incendi, ecc. Non possiamo pretendere di continuare a crescere a livello materiale, senza prenderci cura della casa comune che ci accoglie. I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provocato e reclamano un’altra rotta: reclamano da noi una conversione, un cambio di strada per prendersi cura della terra, del creato.

Il magistero della Chiesa, e in particolare quello di papa Francesco, continuano ad affermare l’urgenza di un cambiamento: invitano a recuperare uno sguardo e un atteggiamento contemplativo per vedere nel creato un dono e non solo occasione di un profitto. Contemplare è saper andare oltre l’utilità di una cosa e accoglierla come totalmente gratuita. Il papa afferma che “chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella propria ricchezza. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare la gente e trattarla come schiavi. Questa è una legge universale. Se tu non sai contemplare la natura, sarà molto difficile che saprai contemplare la gente, la bellezza delle persone, il fratello, la sorella. Tutti noi. Chi sa contemplare, più facilmente si metterà all’opera per cambiare ciò che produce degrado e danni alla salute. Si impegnerà a educare e promuovere nuove abitudini di produzione e consumo, a contribuire ad un nuovo modello di crescita economica che garantisca il rispetto per la casa comune, il rispetto per le persone. Il contemplativo in azione tende a diventare custode dell’ambiente, cercando di coniugare saperi ancestrali di culture millenarie con le nuove conoscenze tecniche, affinché il nostro stile di vita sia sostenibile”. Questo è un invito rivolto a tutti: ai potenti che detengono le sorti del mondo e ai piccoli, uomini e donne, che fanno la storia attraverso i gesti semplici e umili di cura e rispetto di quel creato in cui sono stati posti come signori dal proprio Dio e Creatore.