E tu da grande vuoi fare il prete? Le nuove vocazioni, una responsabilità da condividere

Che cosa dici, Giovanni? Ti piacerebbe diventare prete? “Boh, mamma. Perché lo dovrei fare? I preti oggi devono andare controcorrente, come i salmoni. Una volta era una professione rispettata. No, lasciami finire, lo so, ho capito, non è una professione, ma una vocazione, bisogna sentirsela dentro. Poi però bisogna anche vivere. E poi non si può neanche sposarsi. Un ragazzo a cosa credi che pensi?”.
Sono in molti gli adolescenti che rispondono così di fronte alla prospettiva di entrare in Seminario, di valutare – almeno – la possibilità. E le famiglie – parliamo ovviamente di credenti – lasciano stare, perché hanno spesso un solo figlio e che senso avrebbe “perderlo” così. Oppure, mettendola in un altro modo, molti genitori si chiedono perché spingere un figlio verso un destino così difficile, fatto di tanto impegno, difficoltà e (oggi) scarso riconoscimento sociale?

La percezione della figura del sacerdote è profondamente cambiata negli ultimi cinquant’anni. Una volta, soprattutto nei piccoli centri, era l’unica figura di riferimento accanto al sindaco: pensiamo ai romanzi di Guareschi, a don Camillo e Peppone che risolvevano tra di loro i tre quarti dei problemi della loro comunità, sbrogliando matasse, risolvendo le rivalità. Oggi le persone ricordano più facilmente gli scivoloni, gli scandali, i crimini commessi.
Ma allora i giovani che scelgono di diventare preti in un clima generale così difficile perché lo fanno? “È un modo – risponde Giacomo –  per mettere le mie capacità a servizio della comunità”

“Non potrei realizzarmi pienamente in alcun altro modo”

“Voglio stare vicino ai più deboli, alle persone che soffrono”

“Sono rimasto colpito da un prete che ho conosciuto all’oratorio e vorrei diventare come lui”

Ci sono tutte queste componenti nelle risposte dei giovani preti in formazione: e ognuna delle risposte offre un elemento di riflessione, perché costruire le comunità e la chiesa del futuro è sempre di più una responsabilità da condividere fra tutti, religiosi e laici.