Olimpiadi, il quartetto azzurro del ciclismo su pista fa lezione di sport e vittoria

Prendete quattro amici, quattro ragazzotti, buoni, puri, genuini, amici, amanti del sacrificio, convinti che mattoncino dopo mattoncino si possa costruire qualcosa di solido, indissolubile, vincente. Poi dategli un velodromo, un “maestro” che li educhi e che li segua, che li inciti e che li rassicuri. Metteteli in una competizione olimpica, possibilmente contro le nazionali più forti del mondo. Poi, state a guardare e preparate a divertirvi.

Possiamo raccontarla così la storia di quattro moschettieri (pardon, ciclisti) che nella mattinata italiana di mercoledì hanno vinto la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre del ciclismo su pista. Si chiamano Francesco Lamon, Jonathan Milan, Filippo Ganna e Simone Consonni (bergamasco, di Lallio) e i loro nomi sono stati consegnati alla storia dello sport. Per sempre. Con il tempo di 3’42″032 (nuovo record del mondo, giusto per non farsi mancare nulla) hanno soffiato alla Danimarca l’oro per un pelo, per pochi millesimi, che sono pochi millimetri, che sono tutto. Quattro atleti che sono amici, quattro professionisti che mettono sui pedali il talento condito di tanta testa, quattro motori che sono spinti dalla passione, otto gambe che hanno dentro migliaia e migliaia di chilometri ma che quando sono al limite, quando hanno spremuto anche l’ultima goccia di quei sacrifici attingono dal cuore l’ultima lacrima di carburante per accendersi e bruciare tutti. Ci avevano entusiasmato in semifinale battendo la Nuova Zelanda e stabilendo il record del mondo. Oggi si sono migliorati e hanno vinto, che poi era l’unica cosa che contava. Perché è vero che conta il percorso e dare tutto, ma agli annali poi si consegnano i vincitori e loro hanno fatto entrambe: lezione di sport e vittoria. E che vittoria.

Partenza sprint, poi superati grazie alle trenate dei mastodontici danesi quindi il recupero, centesimo dopo centesimo, dietro a quella locomotiva che è Filippo Ganna il quale ha compiuto un’impresa difficile da spiegare a chi non è avvezzo al ciclismo. Roba di rimonte, ricordate? È un po’ come una di quelle tante geniali mamme che tornano dal lavoro alle 19.45 e alle 20 hanno già servito in tavola la cena, una cena buona con tanto di tavola apparecchiata. Che ti chiedi come fa, eppure lo fa. Insomma quei quattro ci hanno fatto alzare la pelle d’oca in alto come non mai, si sono abbracciati e sono svenuti (davvero) di gioia. Hanno abbracciato il loro Maestro, l’allenatore Marco Villa, e non hanno smesso di sorridere con quella smorfia da giovani spensierati che fanno semplicemente ciò che gli riesce meglio. Senza dimenticarsi di fare fatica. L’Olimpiade è ancora lunga, ma questa senza dubbio resterà una delle medaglie d’oro più eccitanti della rassegna in grado di cancellare altre due debacle clamorose negli sport di squadra come l’eliminazione del volley femminile (3-0 dalla Serbia) e della Pallanuoto maschile (10-5, dalla Serbia ancora). Quattro volte grazie a voi, che ci portate un po’ nell’Olimpo dei campioni.

@ph Agenzia Dire (www.dire.it)