Suor Chiara: “Le immagini della gente stipata all’aeroporto di Kabul scuote le nostre coscienze. Non possiamo abituarci alla sofferenza”

Buongiorno.

Sono rimasta impressionata dalle notizie trasmesse dalla televisione e dai giornali sulla situazione in Afghanistan. Le donne hanno perso la libertà da un giorno all’altro, nascoste sotto i burqa. Sembra quasi che gli sia stata imposta la clausura, non è possibile che la religione chieda questo. Assistere a una cosa del genere è molto doloroso, oggi in fondo noi pensiamo di aver già tanto combattuto per l’emancipazione femminile. E poi il dramma della gente stipata sugli aerei e fuori dagli aeroporti per poter scappare. Ho visto con dolore le foto del neonato passato ai soldati sopra il filo spinato perché potesse ricevere cure mediche. Qui da noi c’è già chi si lamenta perché l’Italia dovrà accogliere i profughi. Che cosa ne pensa suor Chiara? Che immagini e storie vi sono arrivate in monastero?

Elena

Cara Elena, le immagini e le notizie che ci raggiugono dall’Afghanistan sono veramente drammatiche e provocano smarrimento e dolore. Si rimane attoniti e impotenti di fronte al perpetuarsi di una tragedia umanitaria che coinvolge bambini, donne e uomini desiderosi di pace e libertà. Per noi occidentali, dopo la reazione immediata, il rischio è di abituarci a tale situazioni di sofferenza assommandola alle altre che coinvolgono popoli vicini o lontani.

Quando poi l’evento incomincia a coinvolgerci più direttamente, cominciamo a lamentarci per l’impegno che l’accoglienza dei profughi può scuotere la nostra vita.

La gente stipata nell’aeroporto di Kabul scuote le coscienze

Vedere le immagini di gente stipata nell’aeroporto di Kabul in attesa di salire sull’aereo per espatriare o i bambini piangere deve scuotere le nostre coscienze e affrettare interventi di aiuto, l’apertura di corridoi umanitari che affrettino l’espatrio.

Il governo Talebano ha garantito anche alle donne la partecipazione alla vita sociale, compatibilmente con quanto la religione islamica consente, ma solo il tempo farà verità sulla bontà delle affermazioni. Bello l’intervento della teologa mussulmana Shahrzad Houshmand Zadeh che citando le parole pronunciate in un’omelia del 15 agosto 2006 da Papa Benedetto XVI: “Tutti i poteri della violenza del mondo… sembrano invincibili, ma Maria ci dice che non sono invincibili, afferma che la donna è più forte perché Dio è più forte, dice: “Non ho una parola solo per le donne afghane ma per tutte le donne del mondo, perché tutte insieme dobbiamo cercare di rientrare nella scena sociale e politica per aiutare gli uomini a ribaltare l’economia bellica in una economia costruttiva e la politica del potere in una politica di accoglienza. Operare insieme per una femminilità accogliente e sapiente dell’azione politica e sociale”.

L’opportunità di costruire insieme la casa comune

Tutte le religioni, anche quella mussulmana, possono offrire alle donne l’opportunità di donare il proprio contributo pensante e attivo alla costruzione della nostra casa comune, cambiando gli stili di vita e generando una nuova umanità.

La situazione del popolo afgano e di tanti popoli che stanno vivendo violenze e sofferenze, ci devono interrogare sul nostro grado di civiltà e sulla nostra vocazione alla fratellanza, al di là della propria fede o religione.

Il destino e la felicità dell’altro ci appartengono, non ci può lasciare indifferenti poiché siamo tutti fratelli. La domanda di Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?” risuona anche per noi come un appello alla conversione, a un senso di appartenenza all’umanità non più considerata come ostile o nemica, ma come vocazione alla fraternità.

Fratello non è solo un legame di sangue ma di cura reciproca

Fratello non è solo colui al quale siamo legati da un rapporto familiare di sangue, ma anche da una relazione reciproca di cura, crescita e sostentamento. Il mondo è in fiamme, diceva santa Benedetta della Croce riferendosi a una delle epoche più buie della storia, ma forse anche noi lo potremmo riferire a questo nostro tempo segnato da tanta sofferenza. Solo una grande solidarietà e riaffermata fraternità potranno spegnere il dolore che si innalza come fumo al cielo, come grido di preghiera al Dio Padre di tutti.

Papa Francesco: “Possiamo far rinascere un’aspirazione alla fraternità”

Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti così si esprime: “Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità.

Tra tutti: “Ecco un bellissimo segreto per sognare e rendere la nostra vita una bella avventura. Nessuno può affrontare la vita in un mondo isolato. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Come è importante sognare insieme! Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme”.

Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli Cara Elena, preghiamo per la nostra conversione alla fratellanza: ne abbiamo tutti bisogno! E questo si realizzi per il popolo afgano e per tutti i popoli: sì, tutti fratelli!