“Caro Papa Giovanni, aiutami a passare l’esame”. E poi lo studente diventa volontario

Biglietti e suppliche al Santuario di Sotto il Monte. Storie dai luoghi del pellegrinaggio pastorale del vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi

“Caro Papa Giovanni, aiutami a passare l’esame di matematica”. Quando i volontari del Santuario di Sotto il Monte dedicato a San Giovanni XXIII si sono trovati tra le mani questo messaggio non si sono meravigliati più di tanto.

Ne arrivano tanti, dello stesso tenore, ogni giorno, depositati con mani tremanti nella cripta oppure nell’urna collocata in chiesa, davanti al ritratto ligneo del Papa bergamasco. Si sono limitati a pregare per quello studente, come fanno per tutti i fedeli che contano sulla tenerezza di San Giovanni e gli confidano i loro problemi scrivendo biglietti, suppliche e vere proprie lettere, portandoli di persona oppure spedendoli per posta (normale, elettronica, social, qualunque canale va bene).

Lo studente chiede aiuto, poi diventa volontario

Forse il secondo biglietto, scritto con la stessa grafia, “Caro Papa Giovanni, aiutami a passare l’esame di fisica” gli ha strappato un sorriso, li ha commossi per il desiderio di trovare in San Giovanni un padre benevolo che aiuta anche nello studio. Un giorno, poi, quello studente si è avvicinato, ha chiesto un colloquio a un sacerdote, gli ha aperto il cuore.

È stato l’inizio di una bella amicizia, cresciuta nel tempo un incontro dopo l’altro, finché quel giovane, che chiameremo Alessandro, ha deciso di entrare a far parte del gruppo dei volontari, per contribuire alla vita del Santuario a cui si è sentito così legato da un vincolo di fiducia e gratitudine.
Proprio in questi luoghi si sta recando in queste settimane il vescovo monsignor Francesco Beschi, impegnato nel pellegrinaggio pastorale nella fraternità 1 della Cet 8 Isola bergamasca.

Un gruppo di lettori si prende cura dei messaggi

Queste lettere, espressione di una fede semplice, concreta e popolare, dicono molto della capacità e della bellezza di affidarsi, consegnando ciò che si ha di più caro: “Papa Giovanni – scrive un nonno -, proteggi il nostro nipotino che è appena venuto al mondo”.

Anche per questo è bello sapere che esiste un piccolo gruppo di lettori che si occupa dei messaggi, nessuno dei quali va perso oppure viene scritto invano. A coordinarlo è Maria, segretaria della parrocchia: “C’è chi chiede una grazia – racconta – ma anche chi semplicemente confida problemi, sofferenze e angosce a Papa Giovanni. Le persone trovano sollievo raccontando di sé e cercano conforto spirituale nella preghiera. È importante per loro sapere che c’è qualcuno che ascolta”. Tutte le intenzioni vengono raccolte e affidate a Papa Giovanni al termine della Messa della domenica alle 16, quando i fedeli si recano in processione al Giardino della pace. “Queste lettere – sottolinea Maria – sono importanti anche per noi, ci aiutano a ridimensionare le fatiche quotidiane, a prestare più ascolto e attenzione alla sofferenza degli altri”.

Lettere e poesie di un ergastolano: una storia di conversione

La cura della corrispondenza è affidata alla signora Angela, che assolvendo questo compito rispetta una promessa fatta al cardinale Capovilla poco prima della sua morte: “Mi ha chiesto di aiutare monsignor Claudio Dolcini, rettore del santuario. Così ho iniziato a leggere e a rispondere alle lettere. Papa Giovanni – sottolinea – è conosciuto in tutto il mondo, arrivano missive anche dall’estero. In tutte c’è un trasporto, un’emozione difficile da descrivere. C’è anche un ergastolano che ci scrive da qualche anno. La prima volta era disperato, senza speranza. Gli abbiamo offerto parole di vicinanza e di conforto. Continua a scriverci da anni e ora ci manda le sue poesie. È sempre San Giovanni che opera queste conversioni nelle persone”.