Papa Francesco: “La libertà non è fare quello che pare e piace. Smascheriamo gli egoismi”

Roma, 7 ottobre 2021: Papa Francesco inaugura istituzione del ciclo di studi sulla “Cura della nostra Casa comune e tutela del Creato” e della Cattedra Unesco “On Futures of Education for Sustainability” - foto SIR/Marco Calvarese

Per San Paolo, la libertà non è “fare quello che pare e piace”. Lo ha ricordato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi in Aula Paolo VI e dedicata ancora una volta al tema della libertà.

“Questo tipo di libertà, senza un fine e senza riferimenti, sarebbe una libertà vuota, una libertà da circo, non va”, il monito di Francesco: “E infatti lascia il vuoto dentro: quante volte, dopo aver seguito solo l’istinto, ci accorgiamo di restare con un grande vuoto dentro. Scopriamo di aver usato male il tesoro della nostra libertà, la bellezza di poter scegliere il vero bene per noi e per gli altri”.

“Quando facciamo ciò che ci va alla fine restiamo vuoti”


“La vera libertà sempre ci libera, invece quando facciamo quello che ci va e ci piace rimaniamo vuoti alla fine”, ha proseguito il Papa a braccio: “Solo questa libertà è piena, concreta, e ci inserisce nella vita reale di ogni giorno”.

“In un’altra lettera, la prima ai Corinzi – ha sottolineato Francesco – l’apostolo risponde a chi sostiene un’idea sbagliata di libertà. ‘Tutto è lecito!’, dicono questi. ‘Sì, ma non tutto giova’, risponde Paolo. ‘Tutto è lecito!’ – ‘Sì, ma non tutto edifica’, ribatte l’apostolo. Il quale poi aggiunge: ‘Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri’”.

“Questa è la regola per smascherare qualsiasi libertà egoistica”, ha spiegato il Papa a braccio: “A chi è tentato di ridurre la libertà solo ai propri gusti, Paolo pone dinanzi l’esigenza dell’amore. La libertà guidata dall’amore è l’unica che rende liberi gli altri e noi stessi, che sa ascoltare senza imporre, che sa voler bene senza costringere, che edifica e non distrugge, che non sfrutta gli altri per i propri comodi e fa loro del bene senza ricercare il proprio utile”.

Da una religiosità fatta di precetti alla fede viva


Grazie al battesimo, “siamo passati da una religiosità fatta di precetti alla fede viva, che ha il suo centro nella comunione con Dio e con i fratelli, cioè nella carità. Siamo passati dalla schiavitù della paura e del peccato alla libertà dei figli di Dio”.

Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi in Aula Paolo VI e dedicata ancora una volta alla libertà, così come la descrive San Paolo nella Lettera ai Galati. “La libertà non è un vivere libertino, secondo la carne ovvero secondo l’istinto, le voglie individuali e le proprie pulsioni egoistiche”, ha precisato Francesco: “Al contrario, la libertà di Gesù ci conduce a essere – scrive l’apostolo – a servizio gli uni degli altri”.

“Ma questo è schiavitù”, l’obiezione a braccio: “Sì, la libertà in Cristo ha qualche dimensione di schiavitù, che ci porta al servizio, a vivere per gli altri. La vera libertà, in altre parole, si esprime pienamente nella carità”.

“Ancora una volta ci troviamo davanti al paradosso del Vangelo”, ha commentato il Papa:” siamo liberi nel servire, non nel fare quello che noi vogliamo; ci troviamo pienamente nella misura in cui ci doniamo, abbiamo il coraggio di donarci; possediamo la vita se la perdiamo. Questo è Vangelo puro”.

RIscoprire la dimensione comunitaria della libertà

“Soprattutto in questo momento storico, abbiamo bisogno di riscoprire la dimensione comunitaria, non individualistica, della libertà: la pandemia ci ha insegnato che abbiamo bisogno gli uni degli altri, ma non basta saperlo, occorre sceglierlo ogni giorno concretamente”.

Si è conclusa con questo appello la catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi in Aula Paolo VI e dedicata ancora una volta al tema della libertà.

“Decidere su quella strada”, l’invito finale di Francesco: “Diciamo e crediamo che gli altri non sono un ostacolo alla mia libertà, ma la possibilità per realizzarla pienamente. Perché la nostra libertà nasce dall’amore di Dio e cresce nella carità”.

“Questo è il test”, ha spiegato il Papa: “se la libertà non è a servizio del bene rischia di essere sterile e non portare frutto. Invece, la libertà animata dall’amore conduce verso i poveri, riconoscendo nei loro volti quello di Cristo. Perciò il servizio degli uni verso gli altri permette a Paolo, scrivendo ai Galati, di fare una sottolineatura niente affatto secondaria: parlando della libertà che gli altri apostoli gli diedero di evangelizzare, sottolinea che gli raccomandarono solo una cosa: di ricordarsi dei poveri”.


“Guardare al bene comune e non all’interesse privato”

“Curioso, quando dopo quella lotta ideologica tra Paolo e gli apostoli si sono messi d’accordo, gli apostoli gli hanno detto: ‘Vai avanti e non dimenticarti dei poveri”.
Il Papa, in particolare, ha stigmatizzato “una delle concezioni moderne più diffuse sulla libertà: ‘la mia libertà finisce dove comincia la tua’”.
“Ma qui manca la relazione, il rapporto!”, ha esclamato: “È una visione individualistica. Invece, chi ha ricevuto il dono della liberazione operata da Gesù non può pensare che la libertà consista nello stare lontano dagli altri, sentendoli come fastidi, non può vedere l’essere umano arroccato in sé stesso, ma sempre inserito in una comunità. La dimensione sociale è fondamentale per i cristiani, e consente loro di guardare al bene comune e non all’interesse privato”.