Da Piero della Francesca a Oliviero Toscani, l’arte svela il senso sacro della ri-nascita per “Mettere al mondo il mondo”

C’è la “Madonna del parto” di Piero della Francesca, che “mette in scena” la gravidanza di Maria con due angeli che reggono le cortine del sipario, e poi “Giusy”, la foto di Oliviero Toscani del 1991, che racconta la nascita esponendo il corpo nudo di un neonato, compreso il cordone ombelicale, con un impatto estetico dirompente.

Mettere al mondo il mondo: la ri-nascita in tutta la sua complessità

“Mettere al mondo il mondo” (Vita e Pensiero) di Giovanna Brambilla, storica dell’arte e responsabile dei Servizi educativi della GAMeC, Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, legge il tema della nascita e della ri-nascita con tutta la sua complessità e la sua forza generativa con una galoppata attraverso l’arte di ieri e di oggi, attraversandola in tutte le sue forme: dipinti, sculture, installazioni, film.

Diciannove brevi capitoli, più una poesia di Rowan Williams per affrontare in modo intrigante e inedito “il tema della nascita – scrive l’autrice nelle “avvertenze e modalità d’uso” -, della rinascita, del mettere al mondo come chiave di lettura corsara della vita, del coraggio delle donne e degli uomini, e della tenacia che non rende sfuocata l’idea di un futuro, possibile e migliore, che i nuovi nati e le nuove nate possono avere il potere di costruire”.

La fiducia e la speranza di un mondo che può essere creato

A dare il titolo al libro è un’opera di Alighiero Boetti del 1972-73. La frase “mettere al mondo” spiega Giovanna Brambilla “unisce volontà – perché mettere è sempre un atto consapevole – ma anche coraggio di affidarsi”.

Le ultime due parole intrecciano “il concetto della creatività a quello della generatività: ogni nascita è potenzialmente una rinascita, perché unisce la fiducia nel mondo che accoglie e la speranza di un mondo che può essere creato e prendere forma, collega il passato, visto ed esperito, con il futuro che verrà”.

Abbiamo chiesto a Giovanna Brambilla quali opere, fra quelle selezionate per il libro, potrebbero raccontare meglio l’atmosfera del Natale 2021: ci ha indicato il “Pulpito di Sant’Andrea” di Giovanni Pisano, particolare della “Natività”, portato a termine in tre anni, dal 1298 al 1301 e che si trova a Pistoia. Al centro la Madonna, provata dal parto, è comunque capace di uno scatto faticoso, “un colpo di reni per coprire il Bambino nella notte fresca di Nazaret”. L’altra opera che la storica dell’arte ci ha indicato è “Giusi” di Oliviero Toscani, immagine che ci riporta alla “verità” della nascita, con il suo carico di sofferenza e di energia, che richiama comunque in modo forte la fatica del parto, l’essenzialità del corpo nella sua (splendida) crudezza. Per approfondire e conoscere dalle parole dell’autrice questo saggio, ascolta la nostra intervista.

Intervista a Giovanna Brambilla