Monastero delle Clarisse, consacrato il nuovo altare. “Un sogno che si realizza”

La chiesa del monastero delle Clarisse di Boccaleone appena restaurata

Un sogno coltivato da tempo è diventato una realtà concreta. È la conclusione dei lavori di ristrutturazione degli interni della chiesa del monastero delle Clarisse di Boccaleone, durati cinque mesi. Un evento di grande gioia per le monache, ma anche per i tanti fedeli che frequentano la chiesa. Una gioia divenuta più intensa per la presenza del vescovo Francesco Beschi, che domenica 27 febbraio ha presieduto il rito di consacrazione della chiesa a San Giuseppe e del nuovo altare maggiore. Le Clarisse sono entrate nell’attuale monastero di via Lunga il 27 settembre 1964, lasciando quello vecchio, nei pressi della chiesa parrocchiale. Attualmente la comunità conta 19 monache professe. «Per tutte noi — sottolinea la badessa madre Grazie Maria Zucchelli — la conclusione dei lavori è davvero un sogno che si è realizzato. Gli interventi erano necessari per rendere la chiesa più luminosa, più comunitaria e rispondente alle celebrazioni liturgiche». «I lavori — aggiunge l’architetto veronese Massimiliano Valdinoci, autore del progetto — sono stati preceduti da alcuni anni di incontri con le monache per riflettere sulle riforme liturgiche dopo il Concilio e agire di conseguenza. I risultati sono ora sotto gli occhi di tutti».

GLI INTERVENTI

I lavori hanno riguardato gli interni. È stato abbattuto il muro che divideva in due la chiesa per renderla a navata unica, in modo tale da eliminare la separazione fra le monache e i fedeli e permettere le celebrazioni in comunione con l’assemblea. Il vecchio altare maggiore è stato sostituito da uno nuovo in marmo travertino di dimensioni più piccole. Il vecchio coro è diventato spazio per la preghiera personale delle monache, mentre le preghiere comunitarie si terranno nei nuovi banchi attorno all’altare. Nuovi anche l’ambone e l’alto tabernacolo, realizzati in travertino. Asportati il confessionale, sostituito da una statua lignea di Maria, e le cancellate davanti all’altare, sostituite da balaustre metalliche più basse. Restaurati inoltre un affresco e cinque mosaici. Alle reliquie già conservate sono state aggiunte quelle di Papa Giovanni e di Sant’Alessandro, date dalla Curia.

Non essendosi rintracciati documenti nell’archivio del monasterosulla dedicazione della chiesa, si è deciso di procedere, scegliendo San Giuseppe, già molto venerato nel vecchio monastero. I lavori sono stati possibili grazie a tanta generosità. «La Provvidenza si è vista in tante piccole e grandi gocce — aggiunge la madre badessa —. Grande è la nostra gratitudine verso tutti coloro che, in modi diversi, hanno contribuito a realizzare il nostro sogno. Il Signore li ricompensi con l’abbondanza delle sue benedizioni».

IL VESCOVO: «LA VOSTRA GIOIA È ANCHE LA MIA»

Domenica pomeriggio 27 febbraio è giunto il vescovo Francesco Beschi, che ha ricordato il dramma della guerra in corso in Ucraina, invasa dalle truppe russe. «Condivido la vostra gioia per la dedicazione della chiesa e dell’altare di questa chiesa che è casa di preghiera. Stiamo per compiere gesti e segni in questo rito, ma sentiamo lo sgomento per una guerra non lontana da noi». Il rito di dedicazione ha avuto momenti molto intensi: la benedizione dell’acqua e l’aspersione delle pareti della chiesa, del popolo e dell’altare; il canto solenne delle Litanie dei Santi, la collocazione delle reliquie nell’altare, la preghiera di dedicazione, l’unzione dell’altare e delle pareti della chiesa con il sacro crisma, l’incensazione e l’illuminazione della chiesa.

La ricchezza di questi gesti è stata sottolineata dal vescovo nell’omelia. «Non posso nascondere la mia forte emozione perché i segni che arricchiscono questo rito sono molto evocativi e rimandano alla nostra vita, fede, relazione con Dio. Sono segni che parlano e spero rimangano impressi nel vostro cuore. Anche se possiamo pregare in ogni luogo — ha proseguito il vescovo —, la dedicazione di una chiesa vuole dire l’esclusività del luogo: noi siamo una preghiera, una offerta, un dono a Dio e agli altri». Infine il vescovo ha espresso la sua riconoscenza e affetto per la presenza delleClarisse. «La vostra chiesa si affaccia su una via trafficata ed esprime la vostra vocazione di privilegiare Dio su ogni cosa».