“Tocca le ferite”. Sulle tracce di San Tommaso, una spiritualità della “non-indifferenza”

Il consiglio di lettura della Biblioteca diocesana del Seminario questa settimana riguarda il saggio “Tocca le ferite. Per una spiritualità della non-indifferenza”, di Tomáš Halík, presbitero, filosofo e teologo ceco (Vita e Pensiero).

Per questa pubblicazione, il teologo Tomas Halík, docente di sociologia presso l’Università Carlo di Praga, guida il lettore nella sua argomentazione attraverso il comportamento e l’atteggiamento dell’apostolo Tommaso, che diviene simbolo di un percorso di fede.

La copertina del libro

Infatti, rileggendo il passo del vangelo di Giovanni il cui protagonista risulta essere lo stesso Tommaso, l’autore trova una nuova via di interpretazione del racconto: Gesù, che si identifica con i piccoli e con coloro che soffrono, rappresenta in realtà tutte le ferite dolorose presenti nel mondo, le ferite di Cristo.

Toccare con mano queste ferite, come Gesù chiede di fare a Tommaso, vuol dire partecipare del dolore dell’umanità, delle debolezze umane, delle fragilità presenti in ogni angolo, anche il più remoto, del nostro pianeta, per esserne consapevoli e solidali.

Gesti di compassione per la guarigione del mondo

Di fronte a queste piccole e grandi tragedie, non si può rimanere indifferenti e, allo stesso tempo, non bisogna mai essere sazi nel compiere gesti di compassione e carità: queste buone azioni contribuiranno, dice Halík, alla ‘guarigione del mondo’, permettendo ad ogni uomo di essere sempre più capace di percepire il dolore per poter aiutare il prossimo.

Lungo questa direzione si dispiega la riflessione del teologo di Praga: ovunque si incontrerà l’uomo che soffre, allora in quel luogo si conoscerà il Signore, senza essere increduli, bensì credenti.

Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani: stendi la tua mano e mettila nel mio costato: leggendo l’interpretazione di Halík, si comprende che la richiesta di Gesù è rivolta a tutti noi; ognuno di noi può identificarsi in Tommaso e realizzare che le ferite di Cristo sono le ferite del mondo.

Le ferite di Cristo sono le ferite del mondo

Quando finalmente ne saremo consapevoli, ne avremo capito fino in fondo il senso, quando avremo incontrato un nostro fratello o una nostra sorella in condizione di fragilità, allora diventeremo realmente credenti e potremo affermare, con pienezza di fede, Mio Signore e mio Dio.

Tomas Halík percorre, in 14 capitoli, questo cammino di pensieri teologici attraverso letture e interpretazioni di altri pensatori a lui cari, come Nietzsche e Simone Weil, e attraverso le sue esperienze personali, politiche e sociali, e i suoi viaggi in India, a Gerusalemme, ad Auschwitz; egli dice di aver visto molto da vicino la povertà del mondo e di aver così sperimentato la miseria e le sofferenze morali dei cuori, gli angoli oscuri dei destini umani.

Andrea Capelli