Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. La bellezza nelle cose che cadono

Sai perché mi scrivo sul braccio tutti i giorni quelle parole, “la felicità è una cosa che cade”? Per ricordarmi sempre che la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì: nelle cose che cadono, nelle cose che nessuno nota, nelle cose che tutti buttano via.”

(E. Galiano)

Ho la grazia di lavorare a contatto con ragazzi adolescenti e qualche giorno fa stavamo costruendo insieme un regolamento, provando a pensare alle azioni positive e da sostenere e alle azioni negative che mettono in pratica. Di azioni positive nemmeno l’ombra. Scavando un poco, addirittura non solo di azioni positive non si vedeva segno da parte loro ma nemmeno di qualcosa di buono su di sé. “Prof siamo un disastro, cosa avremo di buono?”

Questa domanda mi è restata dentro, continuando a pungolarmi il cuore. Com’è possibile che un adolescente dica questo di sé? Che sguardi incontrano questi ragazzi? Come si sentono guardati?

In fisica l’energia non si crea né si distrugge, si trasferisce solo. Che questo sguardo di bene funzioni un po’ così? Chiunque, uno sguardo di bene non se lo può creare da solo, c’è sempre bisogno di un altro o di un Altro. E così come per l’energia, anche uno sguardo buono può mettere in moto, solo uno sguardo buono rialza e chiama a cose grandi.

Uno sguardo di bene, fa venire voglia di donare bene, di cercarlo questo bene, questa bellezza, dove stia nascosta. Uno sguardo di bene ti fa sentire a posto ovunque tu sia, in qualunque situazione tu sia.

Ad uno sguardo di bene, ad uno sguardo di gioia ci si allena. Richiede esercizio e tempo, ma soprattutto qualcuno che ti dona la grazia di farti sentire guardato così.

Ma può esistere uno sguardo a cui continuamente attingere?

Pensavo allora a san Francesco e a quel momento in cui di fronte al Crocifisso di San Damiano si è sentito guardato in un modo totalmente speciale e pensavo a come quello sguardo gli abbia cambiato la vita. Perché puoi essere qualunque cosa, puoi fare qualunque scelta ma quello sguardo nessuno te lo può togliere e puoi sempre ritornarci. Uno sguardo che ti fa sentire amato nella tua piccolezza, che non ti obbliga a dimostrare ma gli basta che tu sia.

Allora forse quei ragazzi stanno chiedendo di avere degli adulti di fronte a loro che gli dicano perché vale la pena vivere, che gli mostrino a quale sguardo affidarsi per dire che possiamo sentirci dei disastri e nonostante questo sentire che siamo molto di più. Ma se in questa questione di sguardi si gioca la vita, a che sguardo mi affido?