Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: nella pietà ho imparato l’amore

Nella pietà che non cede al rancore
Madre, ho imparato l’amore

(Il testamento di Tito, Fabrizio De Andrè)

Così Fabrizio De Andrè conclude la meravigliosa canzone che racconta del ladrone crocifisso accanto a Gesù.

Questa è stata un po’ anche l’esperienza di Liliana Segre: chi ha avuto il privilegio di ascoltare una sua testimonianza si ricorderà di quell’aneddoto in cui, durante la marcia della morte, il comandante del suo ultimo lager, nel tentativo di fuggire, volle buttare via la sua divisa e gettò a terra anche la pistola.

Liliana Segre in quel momento era una ragazzina comprensibilmente arrabbiata, che per qualche istante ha pensato di afferrare quella pistola e uccidere chi le aveva arrecato tanto dolore. Ma quel giorno scelse di non cedere al rancore. Scelse che non voleva diventare come il suo assassino. Scelse di rimanere libera. E non sparò. 

Qualche giorno fa leggevo un’altra storia. Stavolta i russi non sono più i liberatori del campo di concentramento.

Le storie dei profughi ucraini in fuga: l’umanità si salva

Sono quelli che hanno sparato a Katja e al suo bambino Misha. Loro saltando in una buca si sono salvati… la mamma e la bambina che correvano insieme a loro no.

Come nemmeno il marito, il papà e tanti amici di Katja. Bucha, la sua città, è distrutta. Così come la sua casa, e i suoi sogni.

Ma, racconta lei, c’è una cosa che non le hanno potuto distruggere: la sua umanità! Katja non vuole odiare i russi, non vuol lasciare che il suo cuore venga contagiato da un virus ancora più letale di quello a cui ormai ci siamo abituati da un paio d’anni. È ferita, sì, e anche tanto, ma libera.

Cristo, ritornando dai morti, ci ha restituito proprio questa libertà di amare per sempre. Risorgere prima ancora che sconfiggere la paura della morte ci libera dal timore che nell’amore c’è una fine. È l’annuncio che nessuno può strapparci la libertà di amare e di conservare l’amore in eterno!

Pasqua è proprio un amore più grande, che non cede al rancore, perché ogni morte vissuta nell’atteggiamento della consegna è già preludio di una vita nuova, piena, per sempre! Anche se tra il Venerdì Santo e la Domenica di Risurrezione c’è quell’estenuante, incomprensibile, silenzioso Sabato. 

Ma sotto terra il seme sta già germogliando!