Le vite fiorite di suor Laura. Emer Mezzanotte, giovane scout, esempio di fede e di coraggio

Emer Mezzanotte

Suor Laura Fontana fa parte della congregazione delle Sacramentine, vive a Bergamo. È anche un’insegnante e nel tempo ha realizzato con impegno la sua vocazione educativa: non solo dal vivo accanto ai ragazzi delle scuole ma anche nel mondo dei social network. Ha un vivace profilo Facebook attraverso il quale offre quotidianamente agli “amici virtuali” spunti interessanti di riflessione, e raccoglie le reazioni e i commenti di chi legge come arricchimento per tutti. Questa settimana riprendiamo una figura da lei inclusa nella sua selezione di “vite fiorite”, quella di Emer Mezzanotte, morto in giovane età a causa di un tumore raro e aggressivo. Per saperne di più e approfondire la sua storia clicca qui. Oltre al testo di suor Laura proponiamo qui di seguito uno stralcio della testimonianza della sua famiglia, che aiuta a leggere meglio la sua figura.

“Un ragazzo sensibile e sincero, che amava l’amicizia”

Emer, modenese, vissuto tra il 1974 e il 1992 era un ragazzo sensibile e sincero. Questi sono i due aggettivi con cui lo ricordiamo e con cui tratteggiamo il suo carattere. Amava l’amicizia e sapeva donarsi. Esigente con se stesso nel volere e nell’agire, perseguiva con caparbietà le mete che si prefiggeva, senza sgomentarsi davanti agli ostacoli. Con noi amici non si tirava certo indietro nel gioco e negli scherzi, ma quando capitava che si eccedesse, rientrava rapidamente in sé e, specialmente nell’ultimo anno, colpiva per la calma imperturbabile e per il portamento quasi austero.
Molta della sua maturazione umana avvenne nel diciassettesimo anno, l’ultimo della sua vita quaggiù con noi. Allora da scherzoso divenne riflessivo e pacato, senza peraltro perdere il suo inimitabile sorriso e la dolcezza del suo tratto. Lo avevamo visto anche arrabbiarsi, a scuola, specialmente se prendeva qualche voto non troppo bello, lo avevamo visto prendere posizioni forti nei confronti delle ragazze coetanee, da lui giudicate troppo leggere, ma anche subito riprendersi, raddolcirsi, come quasi volesse chiedere scusa della sua irruenza.
Tutto questo nei mesi finali, quando altri pensieri – nessuno o pochi capivano quali – sembravano affollare la sua mente, dandogli un’aria più riflessiva, matura, profonda. Rimaneva però al contempo l’Emer sincero e affabile di sempre.

L’impresa di imparare a trasformare il dolore in amore

Il Signore non ci lascia mai soli. Ce lo ha detto chiaro: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Lo comprende bene Ermer, scout fin dall’età di nove anni.

È un giovane meditabondo, schivo, ma dolce e affettuoso. Inizia il suo ” mistero pasquale a 17 anni ”il mercoledì delle Ceneri con una diagnosi certa comunicata al papà, medico chirurgo: tumore ad alta malignità. Emer, intuisce, interiorizza la sofferenza del dolore fisico, la trasforma in amore verso chi soffre vicino a lui.

Vive giorni di intense sofferenze, sempre cercando con speranza un rimedio che non servirà. Emer tace, diventa cieco, ma una sua frase importante getta luce sulla vicenda: ”Intendo donarmi e consacrarmi totalmente e per sempre a servizio e lode del Verbo di Dio”. Sono parole altissime, che fanno fremere il cuore, toccano le corde più intime. Presto Emer diviene irriconoscibile, l’immagine del dolore, dell’impotenza innocente. Ma è pacato e sereno. Gesù è con lui, in lui.