San Vincenzo: i bisogni aumentano, nel 2021 a 4.176 persone un aiuto per ripartire

«Si è concluso Il progetto “Ripartiamo da qui”. Abbiamo distribuito non soltanto beni di prima necessità, ma anche cammini contro emarginazione e fragilità economica». «Ripartiamo da qui» è stato uno dei diversi progetti della Società di San Vincenzo, illustrato dalla presidente diocesana Serena Rondi nell’annuale assemblea dell’associazione, svoltasi nei giorni scorsi nell’oratorio di Boccaleone.

I numeri dei volontari calano, ma i bisogni aumentano

Rondi ha illustrato la geografia dell’associazione nel 2021. Morti e chiusure di gruppi per età avanzata hanno inciso sui numeri della San Vincenzo, che attualmente conta 54 conferenze parrocchiali, con un calo di 4 unità rispetto al 2020. I soci sono 440 (erano 504 nel 2020), di cui 16 nuovi ingressi. I volontari sono scesi a 59 (l’anno prima erano 67), di cui 15 nuovi ingressi. «A loro va un grazie speciale per la nuova energia portata nell’associazione», ha sottolineato Rondi.

I  bisogni sono invece lievitati. «C’è stato un aumento delle persone e delle famiglie soccorse — ha affermato Rondi —. Le conseguenze della pandemia continuano a pesare sulle famiglie con nuove difficoltà o l’aggravamento di quelle esistenti».

Le entrate (come quote associative, collette, contributi) si sono assestate sui 654.239 euro, mentre le uscite hanno raggiunto quota 576.496 euro, di cui 319.474 euro per aiuti diretti e 119.996 euro per iniziative assistenziali.

Le persone soccorse sono state 4.176 (3.905 l’anno precedente), le famiglie 1.767 (1.702 nel 2020), mentre l’associazione è riuscita a far uscire dallo stato di bisogno 130 persone (erano 75 l’anno precedente). I soccorsi sono andati in maggioranza agli ambiti lavoro (327 casi) e salute (139 casi), seguiti da problemi famigliari, dipendenze (alcol, droga), giustizia, senza fissa dimora. Le famiglie sono state aiutate con visite domiciliari, alimentari, indumenti, aiuti economici, mobili, ricerca di abitazione e pagamento di bollette, mutui e affitti. Gli anziani hanno ricevuto aiuti per accompagnamento a controlli medici e pagamento di visite e medicine.

“Ripartiamo da qui”, il progetto nato durante la pandemia

Il progetto, riservato alla città, è nato nel primo periodo della pandemia del 2020. «Aveva come obiettivo principale — ha ricordato la presidente della San Vincenzo — di aiutare persone e famiglie che la pandemia aveva portato a emarginazione e fragilità economica. È stato realizzato un Hub di beni di prima necessità e rafforzata la rete che si occupa di povertà. I volontari hanno sostenuto le persone bisognose non soltanto con pacchi alimentari e aiuti economici, ma in modo da renderle protagoniste del proprio cambiamento con corsi di formazione e mansioni utili alla comunità».

Il progetto è stato finanziato da Fondazione Cariplo e Banco dell’Energia onlus. Ha avuto come capofila il Consiglio centrale della San Vincenzo e come partner varie cooperative (Totem, Il pugno aperto, Di Bessimo), la Federazione lombarda della San Vincenzo, l’assessorato comunale alla Coesione sociale, la Caritas diocesana e la Fondazione Enaip di Bergamo. 

Beni di prima necessità e progetti educativi

Questi i numeri del progetto: distribuite 70 tonnellate di beni di prima necessità, 37 famiglie sostenute con cammini progettuali ed educativi, 27 persone guidate in percorsi di orientamento, formazione e riavvicinamento al mondo del lavoro, erogate 2 borse di studio, 13 doti per spese di l’abitazione.

Cosa è emerso dal progetto? «Soprattutto — ha risposto Rondi — la necessità di proseguire nel percorso di “contaminazione” tra volontari e servizi sul territorio e ottimizzare le risorse per evitare la dispersione». E per il futuro? «Tutti i partner hanno deciso di dare continuità al percorso mettendo a disposizione le proprie competenze. San Vincenzo e Caritas nell’affiancamento professionale ai volontari. Le unità di strada nell’interagire con i Servizi sociali e nel collegare il mondo della grave emarginazione con quello dei servizi istituzionali. I Servizi sociali nel guidare i volontari».