Diario di viaggio in Eritrea sulle tracce del vescovo missionario Luca Milesi. I battesimi a Mardane

Battesimo di Soluma

Martedì 5 marzo: i battesimi a Mardane

Oggi è il giorno dei battesimi a Mardane. 

Nel calendario etiopico oggi è il 26 febbraio 1994 (abbiamo otto anni di meno!). È la festa di San Giuseppe e quindi anche del nostro parroco: ogni 26 del mese si festeggia sempre questo santo.

L’anno solare inizia l’11 settembre, il Natale si celebra il 7 gennaio, mentre la Pasqua cadrà quest’anno il 5 maggio. Il governo eritreo vuole togliere pian piano queste consuetudini del calendario etiopico.

Monsignor Luca, con la sua Land Rover, ci trasporta a Mardane, mentre il vescovo Thomas ci segue con un altro fuoristrada, portando due sorelle consacrate che vivono nell’eparchia e una suora di Sant’Anna.

I due vescovi sono splendidi nella loro veste talare bianca, il copricapo e la fascia color ciclamino. Monsignor Thomas ha indossato a malincuore la croce d’oro con una grossa catena, quasi gli dispiacesse di dar mostra di questo oggetto prezioso tra la sua gente così povera.

Il viaggio sulla strada polverosa è tranquillo. Preghiamo.

Ma ecco, poco prima di Mardane vediamo un gruppo di una settantina di persone ci vengono incontro con in mano rami verdi, bastoni e spade. 

Le donne e le ragazze sono tutte agghindate a festa, con le loro belle capigliature elaborate, gli abiti dai colori vivaci e foulard rossi o gialli sulle spalle o legati ai fianchi, appaiate per somiglianza di vestiti o di acconciatura.

Danze delle ragazze di BarentuÌ
Danze delle ragazze di BarentuÌ

Ci fermiamo. Il gruppo gira attorno agli automezzi, danzando ed emettendo gridolini di gioia, due giovani, uno dei quali è mascherato, improvvisano una tipica danza guerresca.

Si alza un polverone e sul retro della macchina di monsignor Luca qualcuno scrive W Abuna (viva il vescovo). 

È la prima festa con il vescovo Thomas nella chiesa di Mardane, da poco consacrata.

Raggiungiamo la chiesa e notiamo una scena straordinaria: una betoniera, mandata da monsignor Luca, ha portato acqua potabile da Barentù e sta riempiendo il pozzo che si trova proprio davanti alla chiesa. Un folto gruppo di donne e uomini si accalcano attorno al pozzo con secchi e taniche che riempiono ordinatamente d’acqua. 

A turno uno dei presenti fa il guardiano del pozzo, tutto si svolge in tranquillità, senza clamori: sembra un formicaio. La luce è forte e cristallina e sembra di essere fuori dal tempo.

Sono passate da poso le nove, un gruppo di ragazzi, con in mano ramoscelli verdi, si prepara ad entrare in chiesa, prima della cerimonia del battesimi. Sono tenuti a bada da una catechista che indossa un vestito cangiante e un nezelà azzurro.

Inizia la processione con in testa due giovani che reggono quadri del Sacro Cuore e della Sacra Famiglia, i religiosi vengono fatti entrare in chiesa sotto ombrellini colorati e dorati. 

La chiesa è gremita. Da ultimi entrano i ragazzi con i rami verdi, che ballano al suono ritmico dei tamburi. Tutti sono attenti e partecipi. È veramente straordinario: avverti il senso della comunità, il bello dello stare insieme, la capacità di ascoltare.

Tanti bambini siedono per terra, silenziosi, e i più piccoli sono legati sul dorso delle mamme.

I battezzandi sono nove, di diversa età, la più piccola si chiama Soluma (Pace), è la mia figlioccia.

A don Giuseppe è concesso l’onore di amministrare i battesimi, i fedeli sono molto raccolti e vivono la solennità del momento. Sono animati da tanta fede, sono un esempio per noi.

Dopo la cerimonia, fuori dalla chiesa continuano le danze, che coinvolgono un gran numero di persone, poi tutti si riuniscono, suddivisi per gruppi di età, sotto delle tende erette appositamente, attorno alla chiesa, per il pranzo comunitario.

Per l’occasione sono state cucinate due mucche e quattro capre, di cui una per i religiosi e per i forestieri. La carne è stata cucinata in un’enorme pentola che erano venuti apposta a prendere a Barentù il giorno prima, a piedi.

Prima di mangiare, Armando ci porta l’acqua per lavarci le mani. Ci viene servito anghera con zighinì, insalata e pomodori, patate cotte con verze, coca cola e caffè.

Faccio un giro sotto le tende per vedere come sono sistemate le persone: tutti sono tranquilli, i bambini si servono da un unico piatto e tengono le vivande in mano.

Armando, a cui avevo confidato il giorno prima di voler acquistare un tamburo, mi presenta la ragazza col tamburo bianco che avevo visto in chiesa: è disposta a darmi il tamburo, in cambio di un registratore, ma dal momento che mi sarà difficile reperire tale apparecchio, ci accordiamo sull’equivalente in denaro e l’affare è fatto. La ragazza insiste per avere una fotografia col tamburo all’interno della chiesa. Viene accontentata.

Danze dopo il battesimo
Danze dopo il battesimo

La festa continua, ci dicono che terminerà solo a notte inoltrata.

Noi, verso le 15.00 lasciamo Mardane con tanta gioia nel cuore.

Sulla Land Rover di monsignor Luca salgono numerose persone i cui villaggi sono lungo la strada. Il vescovo li accontenta tutti e alla fine la vettura è stracarica.

Arrivati all’eparchia, dopo una breve siesta, scendiamo di nuovo a Barentù, per fare qualche piccola spesa. Rivediamo frotte di bambini e, nella via principale, gli asini che portano sul dorso bisacce piene d’acqua. 

Ci ritroviamo tutti a cena, compreso padre Conrad che dopo la giornata trascorsa a Mardane è stanchissimo. 

Incontriamo una nuova ospite, Silvia Frugoni, di Bassano del Grappa, avvocato. Fa parte del contingente dell’ONU, con il compito di indagare sulla violazione dei diritti umani. È arrivata da poco a Barentù ed avverte la difficoltà di essere l’unica donna tra colleghi maschi. Sta cercando casa e chiede aiuto ai cappuccini dell’eparchia. È molto loquace e ci riferisce che tra il 27 e il 28 marzo si dovrebbero definire i confini tra l’Etiopia e l’Eritrea, presupposto necessario per firmare la pace.

Il vescovo Thomas ci fa dei regali: troppo grande!

(continua)