Le monache del Monastero domenicano di Azzano San Paolo: “Preghiamo per la Chiesa e per le ferite delle persone e del mondo”

Separate dal mondo, eppure allo stesso tempo sempre dedite ad esso. È questa l’attitudine delle dodici monache di clausura del Monastero domenicano del Santo Rosario di Azzano San Paolo. Il loro primo pensiero al mattino è per la pace nel mondo, e costruirla è un compito quotidiano, che si attua nella vita concreta e nel lavoro oltre che nella preghiera.

C’è un genere diverso di silenzio in queste stanze, “una pace così dolce e profonda – come scrive Teresa di Lisieux nella “Storia di un’anima” – che mi sarebbe impossibile esprimerla”. 

Nei giorni scorsi il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi, in pellegrinaggio pastorale nella Cet 13 Stezzano-Verdello, ha ricordato loro che “Anche se siamo un piccolo numero non dobbiamo mai perdere la speranza. Gesù, in fondo, è partito da dodici apostoli”. Chiacchieriamo con loro seduti nel parlatorio, un locale ampio e luminoso. C’è una grata a separarci, che però non impedisce di restare colpiti e coinvolti dalla serenità dall’entusiasmo delle loro parole.

“Siamo qui per pregare per la chiesa e per il mondo – spiega la priora, suor Vincenza – vicine ai problemi delle persone. Alcune ci chiamano oppure vengono qui a confidarci, affidandoci le loro intenzioni e noi le accogliamo volentieri. Ci parlano di tante sofferenze, malattie, di famiglie ferite. Preghiamo con particolare fervore per loro, dato che è proprio nelle famiglie che si gettano i semi per il futuro”. Il carisma delle monache domenicane, come spiega suor Vincenza, “è quello di mettersi a servizio della Parola di Dio con la preghiera e la penitenza”.

La loro presenza è un segno per tutta la comunità a partire dalla collocazione del monastero, proprio di fronte alla porta dell’oratorio. “Ogni mattina – continua la priora, che vive in questo monastero da ben 56 anni – c’è un bel gruppo di persone che partecipa alla Messa nella nostra piccola chiesa, celebrata dai preti della parrocchia”.

Ognuna ha un compito preciso, compatibile con l’età e le attitudini. Suor Rosa ha 85 anni ed è appassionata di ricamo, ma oggi accetta con pazienza e saggezza i limiti dettati dall’età: “faccio quello che posso” sorride. Per lei l’ingresso in monastero è stato una conquista: “Prima sono stata in un istituto secolare, ho lavorato come insegnante, ma intanto sognavo la vita contemplativa”, che per lei ha rappresentato la piena realizzazione. “Penso che la nostra vita domenicana – osserva – sia anche e soprattutto una testimonianza. Il mondo tende a dimenticarsi di Dio, noi ricordiamo la sua presenza con la nostra vita di clausura”.

La giornata delle monache è semplice e laboriosa: “Penso sia importante evitare di perdere il contatto con la realtà che ci circonda – dice suor Maria Oriele -, con la natura e con gli animali. Prima di entrare in monastero aiutavo mio fratello in un’attività alberghiera. Qui ho il compito di cucinare e mi occupo dell’orto e dei nostri piccoli animali da cortile”. Suor Maria Oriele segue anche il gruppo di laici della fraternità domenicana: “Sono persone che si impegnano a portare nella vita una parola di speranza, prendendo sul serio l’impegno di vivere il Vangelo nella quotidianità”. Si ritrovano ad Azzano una volta al mese per momenti di formazione e approfondimento. Nel monastero, particolare curioso, c’è anche suor Maria Agostina, la gemella di suor Maria Oriele, con il ruolo di economa: “Siamo profondamente legate – spiegano – ma anche molto diverse, ognuna ha seguito la sua strada in modo indipendente”. Suor Maria Agostina gestisce anche Casa Emmaus, la foresteria, che offre ospitalità a gruppi per ritiri, ai seminaristi di passaggio, a iniziative della parrocchia. Ognuna delle monache ha una storia particolare: suor Maria Giuditta, per esempio, prima di entrare in monastero faceva l’infermiera agli Ospedali Riuniti, suor Ester lavorava in uno studio di commercialisti. Suor Elisabetta, 47 anni, la più giovane, faceva parte del movimento di Rinnovamento dello spirito e ha tentato la prima esperienza in monastero quando aveva solo 17 anni. “Ora mi occupo anche del sito internet – racconta -, in cui parliamo del monastero e delle nostre attività. Ci sono davvero tante persone che ci scrivono” (l’indirizzo è www.monasterodomenicano.org). Dai loro racconti traspare una gioia semplice e contagiosa. Non sorprende quindi che dicano e mostrino che la loro esperienza – per molti, oggi, così distante – “più il tempo passa, più diventa bella”.