Una società senza vocazioni. Suor Chiara: “Oggi nessuna scelta di vita viene considerata definitiva”

vocazioni

Buongiorno suor Chiara,
in questi giorni nella diocesi di Bergamo saranno ordinati cinque nuovi preti. Ho una certa età e mi ricordo bene di vent’anni fa, quando tra città e provincia a Bergamo i preti novelli erano una ventina ogni anno. Secondo lei per quale ragione le vocazioni sacerdotali sono diminuite così tanto? Come mai i ragazzi non vogliono più seguire questa strada, ci sono troppi sacrifici da fare? Forse non ascoltano la voce che “li chiama”? Mi farebbe piacere conoscere il suo parere. Un caro saluto
Giuliana

La crisi vocazionale ha investito tutte le vocazioni, cara Giuliana: quella alla vita sacerdotale, religiosa, monastica, missionaria e persino quella matrimoniale!

I numeri lo evidenziano con chiarezza e il confronto con il passato non dà adito a illusioni! Le cause sono tante! Non ultima il calo demografico, la denatalità abbastanza preoccupante: se vengono meno le nascite anche il numero di coloro che scelgano di seguire il Signore è compromesso.

La situazione, tuttavia, è più complessa di quanto si pensi e coinvolge molti aspetti della cultura, della società e della vita ecclesiale contemporanei: la graduale perdita della concezione vocazionale della vita, che nel passato veniva assorbita grazie alla famiglia e alla partecipazione alla vita parrocchiale; la difficoltà di incontrare, da parte di sacerdoti e consacrati, i ragazzi e le ragazze là dove vivono e viceversa; la poca significatività e incisività di noi consacrati nella vita dei giovani, con i quali il dialogo si fa difficile e a volte incomprensibile; un diffuso e dilagante scollamento tra fede e vita.

Una scelta di vita definitiva incute timore

Anche la definitività di una scelta di vita incute timore e spesso viene interpretata come una limitazione della propria libertà; non va dimenticato neppure il contesto storico attuale nel quale anche la vita consacrata, sacerdotale e di coppia sono inserite, caratterizzato da una sorta di frantumazione e di inconsistenza generale, contesto che i ragazzi respirano a pieni polmoni.

Ma vorrei evidenziare come anche nell’ambito ecclesiale difficilmente si parla di vocazione, in maniera esplicita, forse per il timore di apparire “fuori dal mondo”, vecchi o bigotti o, ancora, per il dubbio che quei pochi che ci sono se ne vadano. Il clima di mondanità e di secolarizzazione nel quale siamo immersi, infine, non aiuta a scoprire il senso profondo e impegnativo di ogni esistenza, né ad interrogarsi sul perché di una vocazione.

I giovani e i ragazzi, tuttavia, sono sensibili a temi importanti e autentici; essi sono affamati e desiderosi di ciò che è vero, bello, grande, anche se impegnativo; hanno “fiuto” e riconoscono a distanza coloro che vivono con genuinità, con gioia e con passione la propria missione nella Chiesa e nel mondo.

Ragazzi e giovani sono sensibili a temi importanti e autentici

Nella loro immediatezza intuiscono subito se gli occhi di un giovane sacerdote brillano di luce interiore oppure o di piccole luci effimere; non si accontentano di piccoli e angusti orizzonti, non temono la fatica, il rischio quando l’ideale da raggiungere richiede impegno, sono affamati di testimoni più che di maestri.

“L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”. –scrisse circa 50 anni or sono san Paolo IV evidenziando che- “Le nuove generazioni hanno particolarmente sete di sincerità, di verità, di autenticità. Esse hanno orrore del fariseismo in tutte le sue forme. Si capisce perciò come esse si attacchino alla testimonianza di esistenze pienamente impegnate al servizio di Cristo. Percorrono tutti gli angoli della Terra per trovare dei discepoli del Vangelo, trasparenti a Dio e agli uomini, che rimangono giovani della giovinezza della grazia di Dio”. 

Anche se il contesto attuale non è più quello degli anni ’70, il cuore dei giovani continua ad avere fame e sete di ciò che è bello, grande e autentico. Non deludiamo, perciò, le loro aspettative, non spegniamo i loro sogni! Diamo loro esempio luminoso di vita veramente evangelica! Sarà il più bello e efficace appello vocazionale, in grado di toccare e “ferire” il cuore di tante giovani vite.