L’energia della gioia per rinascere dopo la pandemia. Un saggio di Isabella Guanzini

Il consiglio di lettura della Biblioteca diocesana del Seminario Giovanni XXIII di Bergamo riguarda questa settimana il saggio di Isabella Guanzini “Filosofia della gioia”, Ponte alle Grazie 2021

In queste pagine, Isabella Guanzini, filosofa e teologa, professore ordinario di Teologia fondamentale all’Università di Linz, ci racconta come, per rinascere, per restituire ritmo ai corpi e ai cuori, che la sfrenata accelerazione della produzione e del consumo prima e poi l’improvviso arresto del mondo con la pandemia hanno strappato, appannato, spento, non ci è richiesta alcuna forza sovrumana e nemmeno una particolare propensione personale, bensì l’energia della gioia, che è insieme mistero, incanto, oscillazione. 

La copertina del volume

In questi dieci capitoli molto densi, non si trova un ‘prontuario per una facile via alla felicità’, bensì una paziente e ricca riflessione filosofica segnata dal riferimento a numerosissimi filosofi antichi, moderni e contemporanei (tra cui Spinoza, letto da Deleuze, Nietzsche, Camus, Lacan, Recalcati, Delbrel) in contrappunto con affondi letterari e citazioni poetiche (Ginzburg, Gualtieri), per poter cogliere delle risonanze che al solo setaccio del concetto sfuggirebbero.

Partendo dall’analisi del sentire diffuso, catalizzato da un lato dal dilagare delle ‘passioni fredde’, post-politiche, imprenditoriali, caratterizzate da uno spiccato e spesso cinico spirito di calcolo e prestazione scevro da ogni attaccamento appassionalo, e dall’altro dal montare delle ambivalenti ‘passioni calde’ – la rabbia, l’aggressività, il rancore – veicolanti una deriva populista e un atteggiamento di sospetto, chiusura e indifferenza, l’autrice mostra il bisogno profondo e costitutivo della gioia, non intesa come soddisfazione di sé: “Non è affatto il piacere di essere soddisfatti di sé. È il piacere della conquista, grazie a cui, nelle circostanze [della vita] più insignificanti o decisive, si annunciano nuove possibilità del sentire e dell’agire che riconciliano ciascuno con ciò che può essere” e schiudono alla vita, innescando nuove energie per pensare, fare e provare affetto.

La gioia scaturisce dalle grandi virtù e diventa antidoto alla stanchezza e malinconia diffuse nel nostro tempo post pandemico, dove tutto sembra farsi di pietra. 

La nostra relazione generativa con il mondo e con gli altri, con la vita nelle sue infinite e imprevedibili variazioni e intensità, è la vocazione più grande a cui siamo chiamati e di cui è fatto il futuro.

Silvia Piazzalunga