“Costellazioni migratorie”, una mostra da guardare e ascoltare a San Paolo d’Argon

Non è facile individuare le costellazioni nel cielo notturno: ci vogliono occhi esperti e una mano capace di guidare lo sguardo. Ma se si ha la pazienza di soffermarsi a osservare si fanno scoperte meravigliose.

Vale lo stesso per le “Costellazioni migratorie” raccolte in una mostra interattiva all’Abbazia di San Paolo d’Argon (via Convento 1), promossa da Fileo, progetto che unisce Ufficio per la pastorale dei migranti, Caritas Bergamasca, Centro missionario diocesano e Fondazione Bernareggi, gestito da Diakonia Onlus.

A fare da guida sono sette persone che arrivano da diverse parti del mondo: Basma dall’Egitto, Monier dalla Colombia, Amina dal Marocco, Mamadou dal Senegal, Cecilia dalla Spagna, Chris dal Congo, Serge dalla Costa d’Avorio.

Ognuno rievoca il proprio percorso attraverso una narrazione suggestiva, una voce che arriva dal fondo dell’anima e che gli spettatori della mostra ascoltano sdraiati sulle poltrone con il naso all’insù, guardando le stelle proiettate sul soffitto che riproducono la suggestione della volta celeste.

La bellezza dell’umanità in movimento

La mostra parla dell’umanità in movimento: guardando e ascoltando ci si meraviglia scoprendone la bellezza, l’intensità, la ricchezza di emozioni, e ci si ritrova a un certo punto a pensare a se stessi, ai tragitti compiuti, ai pensieri e alle scelte che li hanno accompagnati.

“Siamo partiti – osserva don Sergio Mascheroni, direttore dell’ufficio per la pastorale dei migranti – da un laboratorio di formazione per operatori della pastorale per i migranti, durante il quale si era svolto fra l’altro un lavoro di narrazione. Abbiamo poi cercato la forma più bella e coinvolgente per condividere quanto era emerso”. 

I racconti fanno emergere gioie, dolori, fatiche, scoperte, ricordi, incontri, sogni, speranze che caratterizzano i percorsi di migrazione. A introdurre l’installazione sono alcune sagome stampate su pannelli descrittivi, che tracciano il percorso. Poi c’è il momento dell’ascolto e dell’osservazione delle “costellazioni”. Alla fine, il visitatore si ritrova a riflettere su di sé e sui propri cammini fisici ed esistenziali. 

Alla scoperta delle costellazioni personali

“Ci siamo soffermati – sottolinea Monier – su temi che possono interessare tutti. E da qui abbiamo sviluppato il racconto”.

Ogni storia è il frutto di una rielaborazione personale, come chiarisce spiega Giancarlo Domenghini, responsabile del corso per operatori della pastorale migratoria, al quale hanno partecipato in tutto quest’anno una ventina di persone: “Abbiamo considerato come stelle che compongono le costellazioni i punti di riferimento che hanno segnato le tappe più importanti di ogni itinerario, per dare loro valore e importanza”.  

I racconti seguono idee, nodi concettuali più che l’ordine cronologico: “Ognuno dei narratori – conclude don Sergio – ha lasciato la propria casa e la terra d’origine in cerca di una vita migliore. Nel viaggio ognuno ha incontrato persone che l’ha aiutato a sentirsi a casa, a costruirsi una nuova famiglia e ha compiuto trasformazioni e passaggi di crescita.

Questo racconto permette anche agli spettatori della mostra di ritrovare questo processo nella propria vita”. La mostra (a ingresso libero, gradita la prenotazione) è aperta fino a domenica 19 giugno ogni giorno dalle 10 alle 17. È possibile l’accesso anche per visite guidate di gruppo: bisogna prenotare scrivendo a info@fileo.it.