Il progetto Fileo all’abbazia di San Paolo d’Argon. “L’identità cristiana non diventi una barriera”

Il taglio del nastro della biblioteca Manara all'abbazia di San Paolo d'Argon. Foto di Giuseppe Bonfanti

Un luogo dove ognuno possa sentirsi a casa: è questo l’invito che è risuonato nell’abbazia di San Paolo d’Argon nei tre giorni delle manifestazioni “InAbbazia” in occasione dell’inaugurazione della biblioteca dedicata a Fulvio Manara e alla presentazione del progetto Fileo.

“Ospitalità, incontro e fratellanza” sono state le parole chiave offerte dal vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi in un intervento denso dedicato alla mobilità umana di fronte a numerosi rappresentanti del mondo politico bergamasco, degli enti locali, delle associazioni, del mondo accademico.

Un primo mattone posto sulla strada di un progetto che offrirà, come ha sottolineato don Roberto Trussardi, direttore di Caritas Bergamasca “spazi, eventi, opportunità, esperienze. Possa diventare un luogo aperto a tutti dove si ragiona sulla vita e sulla fede”.

Futuro come un puzzle da costruire insieme

Davanti alla porta gli ospiti hanno trovato un puzzle che compone la scritta “Futuro”, filo conduttore anche della Giornata mondiale per il migrante e il rifugiato: “Ci ha accolto la scritta futuro – ha sottolineato don Sergio Gamberoni, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale dei migranti – composta come un puzzle da costruire insieme: uomini, donne, cittadini, istituzioni. Questo impegno comune esige fiducia, volontà, capacità di tessere legami, competenze nel dialogo interculturale. Essere ponti, accettare l’incontro vuol dire anche essere capaci di abitare conflitti e tensioni che sono parte della sfida del vivere sociale e dei processi di inclusione, partecipazione e cittadinanza attiva per ottenere come obiettivo qualcosa che nella condizione dei cristiani è già all’origine, siamo “fratelli tutti”. Qui io sono testimone e parte di un laboratorio vivace di intercultura e di dialogo”.

Fra le tante iniziative in atto don Sergio ha voluto approfondire in particolare le settimane tematiche, studiate per offrire lungo tutto l’anno possibilità di approfondimento su temi specifici, fornendo strumenti “per stare in una società multilinguistica, multiculturale e multireligiosa”.

Una lunga storia segnata dall’ospitalità

Il vescovo ha ricordato la storia dell’abbazia, in cui le azioni di oggi affondano le loro radici: “Questa abbazia è testimonianza di una storia generativa, della generativi della fede, che si trasforma e trasforma la realtà. Una storia che la nostra diocesi intende continuare a scrivere, alimentando la consapevolezza che le pietre parlano e ispirano”.

Ha ringraziato i soggetti «che a partire dall’Accordo di programma approvato da Regione Lombardia sostengono un’impresa oltremodo impegnativa e onerosa». L’abbazia in virtù di questo accordo oggi ospita anche una scuola, oltre alla biblioteca, alle attività di formazione e di studio sull’interculturalità e la mobilità umana del progetto Fileo, oltre ad essere dedicata all’ospitalità e alla convegnistica. Tutte le attività fanno capo come ente gestore alla Fondazione Diakonia e vedono l’impegno congiunto e solidale di Ufficio Migranti, Caritas diocesana, Ufficio missionario e Fondazione Bernareggi. 

Monsignor Beschi ha ringraziato in modo particolare la famiglia del professor Manara per l’imponente fondo bibliotecario che ha donato. È toccato poi alla moglie di Fulvio, Alida affiancare il vescovo nel taglio del nastro per l’inaugurazione della biblioteca.

Il vescovo ha sollecitato con forza a seguire l’invito del Papa a investire nell’istruzione, non nelle armi, e ha ricordato che “La pace esige non solo istruzione e conoscenza, ma anche il riconoscimento della pratica della fraternità”, e che “Il dialogo interculturale non può prescindere dalle religioni”, auspicando che a partire da un luogo come l’abbazia “La nostra identità cristiana non rappresenti mai una barriera ma sia animata da un’apertura all’accoglienza e al dialogo”. 

L’importanza di riconoscere l’altro e rispettare le diversità

Sono state illustrate le diverse declinazioni del progetto Fileo, dalla ricerca alla formazione, dai viaggi alla narrazione. Una mostra fotografica allestita nel chiostro ha ricordato la ricchezza della storia dell’abbazia, sempre nel segno dell’accoglienza, anche quando ospitava don Bepo Vavassori e i ragazzi del Patronato San Vincenzo.

Il vescovo ha ricordato anche le fatiche che la società contemporanea affronta nell’accoglienza: “nascituri, bambini, migranti e anziani vengono scartati. Oggi la migrazione è un fatto storico che chiede soluzioni condivise e lungimiranti”.

In questa direzione il vescovo ha indicato “l’importanza del riconoscere l’altro e del rispetto della diversità, che è un tesoro che va difeso, preservato e promosso”. Non ci si deve limitare alla multiculturalità, che è una condizione oggettiva, ha sottolineato monsignor Beschi, ma ad essa “va affiancata l’azione dell’interculturalità perché è scambio arricchente, è una scelta”.

(Le foto di questo post sono di Giuseppe Bonfanti)