La preghiera di San Paolo VI nella siccità del 1976 per chiedere il dono della pioggia

terreno arido

Chiedere aiuto a Dio in tempi di emergenza, come nel caso della siccità, è “fuori moda”, o addirittura disdicevole? Ha senso per i credenti di oggi? Non si tratta certo di un “ricorso alla magia”, ma di una richiesta umile di aiuto, affiancata da un appello alla responsabilità comune verso l’ambiente e il creato per affrontare l’emergenza anche dal punto di vista pratico.

Ci sono stati altri periodi di siccità nell’ultimo secolo e tra essi uno particolarmente serio nel 1976, in cui, come è accaduto quest’anno, l’inverno risultò particolarmente secco, pregiudicando l’andamento della stagione estiva. Avvenne così che fosse dedicata a questo la preghiera pronunciata il 4 luglio del 1976 da Paolo VI all’Angelus “per la fine della siccità. Il suo discorso risuona anche oggi attualissimo, un punto di partenza per riflettere.

“Fra i tanti motivi che stimolano oggi la nostra preghiera uno vi è che ne sollecita l’urgenza ed il fervore; ed è il motivo della siccità, che colpisce non solo le regioni settentrionali di questo Paese, ma inaridisce altresì in misura insolita e tremenda Nazioni intere dell’Europa del Nord, e di altre parti del mondo, con danni incalcolabili all’agricoltura e agli allevamenti, e con pericoli anche per le condizioni sanitarie ed economiche delle popolazioni. Calamità grave e che non ha altro rimedio per ora se non nella economia del consumo dell’acqua e nella più calcolata distribuzione delle risorse idriche. 

L’invocazione per restituire equilibrio alle stagioni

Che cosa si può fare? Vi è certo chi pensa e cerca di provvedere a questo enorme malanno. E Dio benedica la saggezza di questi esperti operatori. Ma poi, noi, noi credenti nella divina Provvidenza e nella efficacia della preghiera, noi non potremo, anzi non dovremo forse fare ricorso a quel Dio, Padre nostro, che domina anche le leggi inesorabili della natura, affinché risolva in vantaggio, e presto, dell’umanità, e degli animali stessi, questa sventura meteorologica? Egli lo può; e forse attende l’umiltà e la fede d’una nostra filiale invocazione per restituire l’equilibrio alle stagioni, fecondità alla terra, fluidità ai fiumi, refrigerio alla sete dei viventi. 

Preghiamo dunque oggi, e domani se ancora è necessario, affinché l’acqua desiderata riprenda a scorrere benefica e pacifica sul suolo inaridito e nell’alveo essiccato dei suoi corsi naturali e artificiali. 

L’acqua, terribile se nemica, provvida se amica

Oh! l’acqua, terribile, se nemica; provvida e benedetta, se amica! Si rivolga ad essa, creatura di Dio, la nostra apostrofe, con la voce di Ambrogio, cantata nell’amministrazione del battesimo: O acqua, «sii benedetta per il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, che in Cana di Galilea ti trasformò mirabilmente in vino, che camminò sulle tue onde, che in te si immerse, in te fu battezzato da Giovanni.. . acqua sorgente di vita, che Egli lasciò scaturire dal suo fianco insieme col suo sangue, per comandare infine ai suoi discepoli: andate e portate il Vangelo a tutte le genti e battezzatele. . . Sii benedetta per l’efficacia dello Spirito Santo…».

Un’evocazione liturgica, sì, dove l’elemento sensibile e materiale assurge a strumento e a simbolo di misteri spirituali; la quale evocazione, mentre accresce in noi il valore e la stima di questa meravigliosa creatura terrena, che è l’acqua buona e pura, ce ne accresce ora il desiderio e la speranza, e vi associa l’inalienabile ricordo dei nostri trascendenti destini. 

Maria ci ottenga la pioggia dell’acqua e della grazia; preghiamo.

“Dio, nostro Padre, Signore del cielo e della terra (Mat. 11, 25),
tu sei per noi esistenza, energia e vita (At. 17, 28).
Tu hai creato l’uomo a tua immagine (Gen. 1. 27-28)
perché con il suo lavoro faccia fruttificare
le ricchezze della terra
collaborando così alla tua creazione.
Siamo consapevoli della nostra miseria e debolezza:
nulla possiamo senza di te (Cfr. Gv. 15).
Tu, Padre buono, che su tutti fai brillare il tuo sole (Mat. 5, 45)
e cadere la pioggia,
abbi compassione di quanti soffrono duramente
per la siccità che ci ha colpito in questi giorni.
Ascolta con bontà le preghiere a te rivolte
fiduciosamente dalla tua Chiesa (Luc. 4, 25),
come esaudisti le suppliche del profeta Elia (1 Re 17, 1),
che intercedeva in favore del tuo popolo (Giac. 5, 17-18).
Fa’ scendere dal cielo sopra la terra arida
la pioggia sospirata,
perché rinascano i frutti (Ibid. 5, 18)
e siano salvi uomini e animali (Sal. 35, 7).
Che la pioggia sia per noi il segno
della tua grazia e benedizione:
così, riconfortati dalla tua misericordia (Cfr. Is. 55, 10-11),
ti renderemo grazie per ogni dono della terra e del cielo,
con cui il tuo Spirito soddisfa la nostra sete (Gv. 7, 38-39).
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, che ci ha rivelato il tuo amore,
sorgente d’acqua viva zampillante per la vita eterna (Ibid. 4, 14).
Amen”.

San Paolo VI Papa, Angelus del 04/07/1976