“Mostrato, non dato”. Il dono del Beato Giovanni Paolo I

Papa Giovanni Paolo I

La mia devozione a papa Luciani risale a tanti anni fa. Me ne parlava mia nonna Angiola, quando ero bambino; lei, devotissima di papa Giovanni, era rimasta colpita dalla figura di quest’uomo semplice, che aveva scelto di chiamarsi Giovanni Paolo in omaggio proprio a papa Giovanni, che lo consacrò vescovo nella Basilica di San Pietro, e a Paolo VI, che a Venezia si tolse la stola papale e la impose, di fronte a una folla enorme di fedeli, all’allora patriarca, che papa Montini avrebbe creato cardinale qualche mese dopo.

Salito al soglio petrino, fu dono straordinario per la Chiesa, con il suo pontificato durato solo 34 giorni.

Il cardinale Joseph Ratzinger, che nel 2005 divenne il secondo successore di papa Luciani (dopo Giovanni Paolo II), raccontò in un’intervista che quando papa Giovanni Paolo I morì improvvisamente egli si trovava in Ecuador per un impegno che Luciani stesso gli aveva affidato e, raggiunto dalla notizia del decesso del pontefice, gli tornò alla mente una frase coniata per papa Marcello II, morto improvvisamente dopo soli 26 giorni di pontificato: “Mostrato, non dato”.

“Anche il mostrare ha il suo significato”

Peraltro, aggiunse Ratzinger: “Nel frattempo però mi si è fatto via via sempre più evidente che anche il “mostrare” ha il suo significato”.

Da quanto ho potuto leggere, accostando durante la mia settimana di vacanza la lettura del testo di Stefania Falasca, Papa Luciani. Cronaca di una morte (Libreria Editrice Vaticana, 2020), ho avuto la percezione che, purtroppo, la figura straordinaria di questo pontefice sia rimasta per molto tempo vittima della letteratura noir che per anni ha fatto seguito alla morte improvvisa di Giovanni Paolo I, sulla quale molto si è scritto e, purtroppo, anche inventato.

La studiosa, vice postulatore della causa di Beatificazione e Canonizzazione di papa Luciani oltre che vicepresidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, ripercorre nel suo testo nel dettaglio e sulla base delle fonti documentali gli ultimi giorni della vita del nuovo Beato della Chiesa cattolica.

Personalmente, più che le pagine, certamente storicamente rilevanti, che dimostrano la falsità delle affermazioni secondo le quali papa Luciani sarebbe stato da anni seriamente malato e la documentazione medica, riportata per intero, sulla sua morte, mi hanno colpito i testi e le testimonianze sullo stile di quest’uomo di Chiesa.

La sconfinata cultura teologica, storica e letteraria

Si nota dalle testimonianze raccolte la profonda fede di papa Luciani, la sua sconfinata cultura, non solo teologica ma anche storica e letteraria; emerge fortemente il tratto conciliare della sua pastorale: egli voleva, nel suo pontificato, dare piena attuazione al Concilio Vaticano II.

Non solo: emergono anche, accanto alla grande bontà che tutti ricordano e riconoscono ad Albino Luciani, la sua determinazione e il suo carattere deciso.

Egli, affermano i testimoni, non era per nulla spaventato dall’incarico impegnativo che il pontefice deve svolgere, ed affrontò i suoi 34 giorni di pontificato con idee chiare e precise.

Un cardinale, riporta il libro della dottoressa Falasca, che si era recato dal nuovo papa, particolarmente angosciato perché erano mesi che cercava risposta a un problema, uscì felicissimo dall’incontro con papa Luciani, che aveva dato risposta chiara e definitiva al suo problema.

Chi abitava con lui era la sua famiglia

Tanta tenerezza poi mi hanno suscitato le testimonianze delle suore dell’appartamento pontificio: splendido è il racconto della giovane suora che, impegnata a stirare le camicie del papa l’ultimo pomeriggio della vita di Albino Luciani, si sentì dire dal papa: “Suora, vi faccio lavorare tanto.. ma non stia a stirare tanto ben la camicia perché è caldo… Stiri solo il collo e i polsi che il resto mica si vede sa…”.

Il tutto, con il suo splendido sorriso. Chi abitava con lui l’appartamento pontificio era per lui famiglia. E con la famiglia al mattino alle 7 voleva celebrare la Messa. L’ultima sera, prima di ritirarsi nella sua stanza, papa Luciani, come sempre, salutò così le suore: “A domani suore, se il Signore vuole celebriamo la Messa insieme”.

E, quella volta, che sarebbe stata l’ultima, giunto sulla porta del suo studio, Giovanni Paolo I si girò ancora una volta per salutare di nuovo le suore con un gesto della mano, sorridendo. Con il sorriso, papa Luciani si preparava all’incontro con il suo Signore. Tra pochi giorni, Albino Luciani sarà Beato. A noi cristiani il compito di approfondirne la conoscenza e imitarne l’esempio di fede.