Papa Luciani, suor Chiara: beato non per la sua “carriera” ma per lo stile di vita evangelico

Buongiorno suor Chiara
Ho seguito alla televisione la beatificazione di Giovanni Paolo I. Pur avendo una certa età non mi ricordo bene di questo Papa, perché il suo pontificato è stato davvero molto breve. Sono molti i Papi che diventano beati e santi. Ma questo non fa nascere l’idea che per i “comuni cristiani” sia molto più difficile? Che cosa ne pensa?
Massimo

Caro Massimo, Giovanni Paolo I non è stato beatificato perché papa, ma perché la sua esistenza, vissuta nella fede, speranza e carità, è stata riconosciuta modello di vita cristiana.

Il fatto che Albino Luciani sacerdote e vescovo, sia stato scelto come successore di Pietro e abbia svolto questo servizio per 33 giorni non è il dato determinante la sua santità, ma ciò che lo ha reso “santo” è stato lo stile della sua vita evangelica.

La figura di questo pastore è quella di un uomo colto e intelligente, ma nello stesso tempo mite e umile, innamorato di Cristo e servo appassionato della Chiesa. Dalla contemplazione della vita di Cristo ha assunto i suoi sentimenti che hanno plasmata la sua statura di uomo e di credente. Con il suo sorriso è riuscito a trasmettere la bontà del Signore e il volto di una Chiesa bella e lieta, che non chiude le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta, non è arrabbiata, non è insofferente.

La chiamata alla santità non è un privilegio di anime elette

La chiamata alla santità non è privilegio di alcune anime elette che per virtù eccelse salgono agli onori degli altari, ma per tutti i cristiani: “Siate santi, perché io sono santo”, dice il Signore che ci vuole “santi e immacolati al suo cospetto nell’amore”. La santità è la chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi, suoi figli amati e benedetti. È chiamata a entrare in una relazione di familiarità con Lui sino ad assumere il suo modo di pensare e stare nella vita e nella storia.

Ogni battezzato è chiamato a vivere con dedizione e nella radicalità dell’amore la vocazione personale che ha ricevuto a servizio della propria famiglia, della comunità cristiana o civile, dei poveri, ecc. Non tutti i cristiani sono chiamati a compiere grandi cose, ma tutti sono chiamati a fare, grandi nell’amore, le cose di ogni giorno, nei piccoli gesti che compongono la quotidianità. C’è una santità feriale, umile e nascosta che forse non tutti sanno vedere, ma che agli occhi di Dio è grande.

La santità dei gesti semplici e piccoli, di una parola buona

È la santità dei gesti semplici, piccoli, di un’attenzione, di una parola buona, di un gesto di perdono o di servizio, di quei gesti e parole che solo la creatività dell’amore sa ispirare. Quanto bisogno di santità feriale abbiamo in questo tempo dove sembrano regnare la cattiveria, l’egoismo e la violenza, l’aggressività verbale e fisica nelle famiglie, nelle comunità, nei posti di lavoro, nelle scuole!

Quanto bisogno di testimoni credibili della bellezza della fede e del Vangelo vissuto senza compromessi! Non dobbiamo scoraggiarci delle nostre fragilità o delle nostre incoerenze, ma guardare alla misericordia del Signore che ci vuole tutti salvi e con lui: Lui sa bene che siamo poveri e peccatori, ma siamo suoi figli, chiamati con Lui a cose grandi.

Quando guardiamo alcune figure di santi la loro vita ci sembra irraggiungibile, ma noi non dobbiamo desistere: il loro esempio e la loro intercessione possono stimolarci a dare il massimo di ciò che possiamo dare per vivere con coerenza il Vangelo e crescere verso quel progetto unico e irrepetibile che Dio ha pensato dall’eternità.

In ciascuno di noi è posto un germe di santità che deve portare frutto, perché attraverso di noi risplenda la bontà e bellezza di Dio. Non dobbiamo temere. Papa Francesco così ci esorta: “Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia.

Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere. Dipendere da Lui ci libera dalle schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità (…). Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo.

La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, (…) quella di non essere santi”.

 Caro Massimo, cosa aspetti? Cammina con passo spedito nella via di santità che il Signore ha pensato per te. Buon Cammino!