Bergamo, la sociologa Chiara Giaccardi: «Carità e cura sono le risposte contro le povertà»

«Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno». Così scrive Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della VI Giornata Mondiale dei Poveri, che si è celebrata domenica 13 novembre. In questa circostanza, nel pomeriggio di domenica, si è svolto, al teatro Istituto Palazzolo di Bergamo, il convegno «Le povertà sono un furto. Siamo una società giusta?», promosso dalle Caritas di Bergamo e Brescia, in apertura all’anno della cultura e nell’ambito degli appuntamenti «La bellezza della carità».

«Questa circostanza è di grande rilievo appunto nella Giornata Mondiale della Povertà a cui Papa Francesco ha voluto istituire la Giornata Mondiale dei Poveri e credo che questa distinzione sia comunque significativa perché parliamo di povertà e tutto ciò che ha a che fare con la povertà umana che a volte ci appare come una condizione che ci appartiene culturalmente; e poi la realtà dei poveri anche qui declinata e vissuta nelle maniere più diverse», intervenie entusiasta il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi.

«Il Vangelo di oggi  – prosegue il Vescovo Francesco –  Gesù ci invita alla perseveranza, in contesti di grande difficoltà e tante volte noi denunciamo una diffusa stanchezza, non tanto dal punto di vista fisico, quanto interiore; non sono stanchi i poveri, siamo noi che siamo stanchi di loro». In questo senso, spiega il Vescovo Francesco, «noi consideriamo le situazioni di povertà sotto il criterio dell’emergenza, ma una delle sue caratteristiche è che si può concludere e quindi, il nostro modo di porci di fronte alle diverse condizioni di povertà  deve cambiare ed essere proprio come quello che Caritas, il volontariato, le associazioni hanno sempre testimoniato: una cultura della carità e della giustizia». Un secondo aspetto che sottolinea il Vescovo Francesco è «non lasciarci ingannare da coloro che con cinismo determinano le condizioni di povertà e di impoverimento e non inganniamo i poveri». Quindi, anche di fronte a questi momenti dove si fanno più vive la violenza e l’ingiustizia, conclude il Vescovo Francesco, «noi ci lasciamo ispirare dal Vangelo, maestro dalle sue parole, da uno sguardo cordiale di chi sperimenta fragilità e povertà e corrispondiamo a questo ascolto con la nostra testimonianza personale e comunitaria». 

Don Roberto Trussardi, Direttore Caritas Bergamasca, Marcella Messina, Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo e il Vescovo di Bergamo Monsignor Francesco Beschi.

«Il lavoro che fa Caritas per la nostra città è un lavoro che conosco molto bene perché è molto visibile, tangibile, quotidiano e riesce a fare la differenza ad aiutarci, a rispondere a tutte le esigenze che via via si manifestano, anche durante gli ultimi anni di emergenza», afferma Marcella Messina, Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo. «Credo che però questo pomeriggio e quello che abbiamo vissuto domenica scorsa, al Palazzo della Ragione, in cui Caritas ha organizzato per tutta la cittadinanza un momento di vera inclusione con la Caritas di Brescia, ci aiutino oggi a fare un passo in avanti, a sottolineare il tema della povertà non sia un fatto di pochi ma che riguarda tutti noi», aggiunge l’assessora Messina.

All’interno del messaggio di Papa Francesco scritto per la VI Giornata Mondiale dei Poveri, dice Livia Brembilla, Responsabile Centri Ascolto Caritas Bergamasca, «il Santo Padre ha individuato due tipi di povertà: la povertà che uccide che è figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse ed è imposta dalla cultura dello scarto e la povertà che libera,  che risiede nell’amore vicendevole e che ci fa portare i pesi degli uni e degli altri, cosicché nessuno sia abbandonato o lasciato solo».

Secondo il rapporto di quest’anno di Caritas Italiana, chiamato, L’Anello debole, i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette di padre in figlio per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario. Ma, nel rapporto, si parla non solo di nuovi poveri, ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno: il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di Ascolto sono lavoratori poveri e tale condizione tocca il suo massimo tra gli assistiti stranieri, il 29,4%.

A parlare ampiamente della tematica dei poveri, è intervenuta la professoressa Chiara Giaccardi che insegna Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è membro della Pontificia Accademia per la Vita, Presidente del Comitato Tecnico-scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia e Presidente di Eskenosen, associazione di famiglie che opera dal 2006 per l’accoglienza e l’accompagnamento di famiglie di migranti e rifugiati.

La povertà è un concetto molto sfaccettato e non ha solo un’accezione negativa. Attualmente, comincia la dottoressa Giaccardi, «viviamo in un tempo paradossale, perché da una parte c’è l’aumento di possibilità di vita di benessere per un numero più largo di persone molto più di quanto lo sia stato in passato e dall’altra parte un degrado ambientale e una crescita di ingiustizia, disuguaglianza, di sfruttamento del pianeta e delle persone». In questo contesto, spiega la professoressa Giaccardi, «Papa Francesco è l’unica voce internazionale che ha colto questa stretta relazione tra i diversi tipi di povertà e di degrado, ambientale e umano, nonostante tutto sia strettamente connesso, la ricchezza aumenti, ma senza equità e ciò che accada è la nascita di nuove povertà».

«Dal punto di vista entropico – precisa la professoressa Giaccardi – vediamo prima di tutto un aumento disordine, di scorie, inquinamento del pianeta che rendono l’ambiente sempre più inospitabile e inabitabile e generano migrazioni climatiche, problemi di salute negli strati più poveri della popolazione, l’innalzamento della temperatura, la riduzione della biodiversità, ovvero tante specie sono a rischio proprio perché il loro ambiente, il loro habitat viene minacciato».

«Dalla svolta antropologica, antropia, generata da azione uomo, ci troviamo nell’era dell’antropocene, cioè l’era in cui essere umano, con la sua attività, modifica la struttura geologica stessa del pianeta col paradosso di distruggere le stesse condizioni della propria sopravvivenza». Un’altra antropia di cui parla la professoressa è  «antropia informativa o infodemia, l’accesso a troppe informazioni ci confonde ancora più le idee, dove l’informazione non aiuta più a capire come agire, ma aumenta le distanze, la conflittualità e la frammentazione interna».

Successivamente, la professoressa Giaccardi ha distinto due tipologie di povertà: la povertà che uccide e la povertà che libera.
La povertà che uccide viene definita dalla professoressa Giaccardi, « la miseria e può essere di due tipi: la miseria materiale che significa mancare di ciò che è necessario per sopravvivere, vivere una vita dignitosa, possibilità ai propri figli, per curarsi se si è malati, per avere dei sogni, desideri e sperare di poterli realizzare e la miseria simbolica che si accompagna a un eccesso di beni, al farci missionari del progresso soltanto tecnologico e numerico, alla perdita del dialogo tra le generazioni e al non ascoltare le altre culture e questo può impoverire la nostra stessa cultura».

D’altra parte la povertà ha un aspetto positivo, importante e metodologico, ovvero che comporta alla liberazione di tutto ciò che non è essenziale; una povertà che avvicina uomo a Dio, laddove farsi poveri e camminare con loro è, come dice Papa Francesco, “un passo salutare della prossimità”.

Quindi, la professoressa Giaccardi interviene dicendo che: «La carità è una risposta all’entropia e all’antropia al mondo in cui viviamo, alla miseria materiale e simbolica e una risposta alla complessità dei tempi e in cui la carità diventa la cura, quell’essere accanto che consente uno sguardo nuovo sulla realtà e su di noi».

Successivamente, la professoressa Giaccardi ha parlato della parola greca “Epimeleia” che ha origine da Melete, la musa della contemplazione. «Epimeleia ha tre significati: il primo è l’attenzione percettiva,  il secondo è la sollecitudine, il coinvolgimento totale e il terzo è l’impegno che è il frutto di questa attenzione e dedizione nell’entrare in una relazione che non è effimera, ma che diventa costitutiva del nostro essere».

Quindi, la carità, la cura e la fraternità sono dei modi di combattere contrastare questa frammentazione ricreando legami di varietà tra i popoli, le culture e, afferma la professoressa Giaccardi, «credo che il lavoro delle Caritas e più in generale il lavoro di cura siano un laboratorio non soltanto di assistenza a questioni evidenti, ma siano anche un luogo di produzione di pensiero».

Infine, la professoressa Giaccardi ha voluto toccare il tema del rapporto tra povertà metodologica e la pace, dicendo: «non c’è pace se non accettiamo questa metodologia della povertà, di spogliarci delle nostre pretese, delle nostre vanità, del controllo di dominio. Se tutti noi siamo connessi, legati, tutti partecipiamo e ciascuno fa la sua parte, perché come dice Padre Maria Turoldo, “finché non si è poveri tutti ugualmente poveri, tutti liberamente poveri, per poveri per amore, fatti poveri per aiutare i poveri non ci può essere pace”».

A chiusura del convegno è stato presentato, il progetto a cura della congregazione Suore Poverelle di Bergamo, «In camper tra le periferie del Palazzolo». Un’iniziativa che viene rivolta ai giovani, di età tra i diciotto e i trent’anni, desiderosi di vivere un’avventura in camper da nord a sud per toccare con mano le esperienze di accoglienza nelle case del Palazzolo. Per ulteriori informazioni, andare sul sito https://www.suoredellepoverelle.it/ita/ e compilare il form per la candidatura.

Per rivedere la diretta del convegno «Le povertà sono un furto. Siamo una società giusta?» è possibile consultare il canale Youtube di Caritas Bergamasca al link https://youtu.be/kQv_ppd4g5g .