Rinascere

Nella chiesa parrocchiale di Longuelo fino al 27 aprile è allestita l’installazione “Rinascere da acqua e da Spirito” realizzata con opere di Vittorio Consonni e curata dal Laboratorio Liturgico della comunità. È ormai tradizione che nei tempi forti dell’anno liturgico la chiesa di Longuelo ospiti presenze artistiche che accompagnano la comunità nella celebrazione, nella preghiera, nella contemplazione e nella meditazione.  L’installazione del tempo di Quaresima è un itinerario battesimale, che racconta di morte e di rinascita. È una meditazione artistica sul battesimo, sacramento in cui si muore al peccato e si rinasce nella grazia di Gesù.

DEPORRE L’UOMO VECCHIO

Sul pavimento dell’aula liturgica è posta una grande tela su cui la materia si è rappresa. Grumi di nero, viola e vinaccia incrostano la superficie pittorica e parlano di dolore e di asprezza. È il segno del peccato, dell’ “uomo vecchio con la condotta di prima che si corrompe dietro le passioni ingannatrici” (Lettera agli Efesini 4,22). La tela è posta davanti a tutta l’assemblea. Sembra di sentire le parole del salmo 50: “il mio peccato mi sta sempre dinnanzi”.  La materia violacea stesa sulla tela è inaridita, riarsa, prosciugata. È l’immagine drammatica di una terra spaccata dall’arsura, di un cuore corrotto dall’egoismo, di un’umanità segnata dal peccato. È un monito di conversione. La quaresima è tempo prezioso per imparare a non indurire il cuore. Tempo per deporre l’uomo vecchio.

RIVESTIRE L’UOMO NUOVO

Sul presbiterio ai lati del Cristo Crocifisso Risorto sono collocate due coppie di grandi tele, che inglobano la scultura lignea. Davanti all’assemblea si forma un continuum, un fregio che corre da destra verso sinistra, occupando tutto lo spazio presbiteriale. La sensazione è quella che dai lati del Crocifisso si aprano due pareti d’acqua, due “fiumi d’acqua viva” (Vangelo di Giovanni 7,38) che sgorgano dal corpo di Gesù.  Nelle tele a destra del Cristo ligneo la materia ribolle, freme. Si scorgono, non facilmente, delle figure. Sono profili stemperati da numerose stesure di colore. Sembrano corpi immersi nell’acqua, lontani dalla superficie, ancora celati in abissi profondi. I contorni sono evanescenti seppur palpitanti. Sono corpi che cercano di venire a galla, presenze che desiderano una forma, masse che tentano di darsi un fisionomia. Un impaziente desiderio di compimento, di definizione e di identità percorre la tela e rende vibrante la diafana tavolozza di azzurri e grigi impiegata. La tela è animata da materia umana in cerca di compimento. È “la creazione che attende con impazienza la rivelazione, che geme e soffre nelle doglie del parto” (Lettera ai Romani 8,19.22).

Cardine di tutto è il Crocifisso Risorto. La scultura lignea e l’edicola di ferro arrugginito che la custodisce sono una squillante cesura nella partitura cromatica dell’insieme. Sugli azzurri e i blu delle tele laterali si stagliano i colori rugginosi e terrei del Cristo. È il Crocifisso Risorto il modello che può dare compiutezza alla magmatica materia umana. Egli è l’archetipo di un nuovo modo di essere uomini.  La sua Resurrezione ha aperto un tempo nuovo, ha modificato per sempre la storia, sbilanciandola definitivamente dalla parte del bene, della vita e del perdono.

Ecco dunque le tele di sinistra, che raccontano una compagine umana, generata dal Crocifisso Risorto che si incammina verso un nuovo orizzonte. Sono uomini “rinati dall’acqua e dallo Spirito” (Vangelo di Giovanni, 3, 1-8). L’uomo vecchio, incompleto e incompiuto, corrotto e lacerato, lascia il posto all’uomo nuovo; la vita di prima, magmatica e informe è alle spalle, si può camminare in una vita nuova, nella direzione tracciata dal Crocifisso Risorto. Sono figure agili, allungate, allampanate come il Cristo, quasi che la scultura lignea ne fosse stata l’inconsapevole matrice. Del resto Gesù è il paradigma dell’umanità rinnovata, salvata per sempre dalla morte e dal peccato. La prima figura sembra un alito di vento che smuove uno specchio d’acqua cristallina. Progressivamente le altre tre figure umane acquisiscono sostanza e corporeità. Ai toni dell’azzurro si aggiungono quelli del marrone, del ruggine e dell’arancione. Sono i colori della terra che si impastano a quelli dello Spirito e a quelli dell’acqua per dar corpo alla nuova umanità redenta. È il mistero della Pasqua che si rinnova ogni anno e ogni volta che si celebra un battesimo, il sacramento che dona all’uomo la grazia esser “lavato dalla macchia del peccato e di rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo come nuova creatura” (Liturgia della veglia pasquale).

VITTORIO CONSONNI

Vittorio Consonni nasce a Petosino (Bergamo) il 7 luglio 1956. Nel 1980 si iscrive alla scuola di pittura presso lo studio del pittore Cesare Benaglia. Nel 1981, sotto la direzione del pittore Pietro Urbani, frequenta la scuola di figura e nudo a Bergamo in via Pignolo. Nel 1982-1983 con Calisto Gritti, pittore e incisore, apprende la tecnica dell’incisione e della grafica. In questo arco di tempo, dal 1980 al 1991, con il pittore Mario Cornali inizia un lungo tirocinio di figurazione e composizione. Partecipa a concorsi e mostre. Nel 1996, presso la ex chiesa della Maddalena in Bergamo, con la collaborazione della Società del Gres Ing. Sala spa, del Credito Bergamasco e il patrocinio del Comune di Bergamo viene allestita una sua vasta mostra personale. Sue opere, oltre che presso la Società del Gres, si trovano presso collezionisti italiani, svizzeri e tedeschi.