La minestra di sasso: una fiaba dall’Ungheria. Per capire cosa vuol dire condividere

Continuiamo a viaggiare con Elide Fumagalli e le sue #caramelle. La fiaba di questa settimana ci porta in Ungheria. Si parte da un sasso…e si arriva a sentire cosa significa condividere. La guardiamo, illustrata da disegni coloratissimi e la ascoltiamo dalle voci dei bambini di prima della scuola primaria Merisi di Caravaggio.

La fame, ci dice questa fiaba, esiste perché non c’è condivisione. Ci sono ancora bambini che muoiono di fame. La condivisione di risorse e di cultura è farina che sfama popoli da qualsiasi fame, tranne quella della guerra.

Tutte le religioni parlano di questo, la minestra di sasso probabilmente proviene dal mondo ebraico ma è raccontata anche nei nostri oratori. Questa invece è una citazione di Daisaku Ikeda, buddista: «Abbiamo bisogno di uscire e unirci alla gente ogni giorno. Per far sì che la nostra comunità diventi base per le nostre attività, abbiamo bisogno di stabilire legami di amicizia con gli altri». E noi condividiamo fiabe di ogni dove e pensieri di pace che uniscono le religioni.
Per sapere di più su Elide Fumagalli e vedere altri suoi lavori: www.elidefumagalli.com, www.vivodifiabe.com.

 

E ora ecco la traduzione italiana della fiaba, per la quale ringraziamo Andrea Mora del Centro culturale delle Grazie e Bálint Huszthy.

Kőleves (La minestra di sasso)

C’era una volta un ragazzo molto povero, “come il topo della chiesa” (locuzione ungherese per indicare grande povertà). Questo ragazzo un giorno decise di saziarsi perbene, anche se per farlo avrebbe dovuto fare un patto con il diavolo. Il patto con il diavolo però non doveva farlo, gli bastava infatti la sua intelligenza. Se ne andò in giro per il paese e cominciò a chiedere ingredienti alla gente per prepararsi una minestra. Ma la gente non voleva dargli niente. Allora andò dal parroco e gli disse che aveva bisogno soltanto di una pietra e con quella avrebbe preparato una minestra che sarebbe piaciuta anche al re. Il parroco naturalmente non ci credette, ma gli diede una bella pietra grossa. Allora il ragazzo andò di casa in casa nel paese e disse alle persone che stava per preparare una minestra con quella pietra, una minestra che sarebbe piaciuta anche al re. E chiese vari ingredienti alla gente per la sua minestra di sasso. La gente si incuriosì e gli diede tutto quello che lui chiedeva per la minestra di sasso. Così alla fine il ragazzo ebbe non solo tutto ciò che ci voleva per una minestra normale, ma tutto per una minestra che sarebbe piaciuto anche al re.

Mise la pietra sul fondo di un’ampia marmitta sul fuoco e la riempì d’acqua. Poi un po’ alla volta aggiunse tutti gli ingredienti raccolti. La gente lo guardava stupita come se ammirasse un vero mago. Il ragazzo ogni tanto assaggiava la minestra in preparazione, fece dei gesti fini, disse che era buona, ma mancava ancora questo e quello, un po’ di spezie, un po’ di sale e così via, e la gente gli dava tutto. Quando la minestra fu pronta, il ragazzo la mangiò tutta da solo, mentre la gente lo guardava sospirando, e desiderando almeno un piccolo sorso di quell’unica minestra si sasso. Quando il ragazzo svuotò l’intera marmitta, prese fuori la pietra. La gente naturalmente si aspettava che egli mangiasse anche quella. Il ragazzo invece disse: “Vabbé, io son sazio. Ora porto con me questa pietra che mi servirà per una prossima minestra di sasso”.