«C’è un tempo per…l’integrazione»: il festival multiculturale di corti parte da «Timbuktu»

«C’è un tempo per…l’integrazione»: la nona edizione del festival multiculturale dei cortometraggi, la seconda in versione estiva, parte da «Timbuktu».  Il programma è folto e si svolge dal 10 al 13 giugno tra Bergamo, Predore e Sarnico. Si parte appunto da Bergamo con un film «a tema» abbinato al festival. «Timbuktu», infatti, al Cinema Conca Verde mercoledì 10 e giovedì 11, del regista maliano Abederrahmane Sissako abborda il non facile tema dell’Isis: l’azione è immaginata a Timbuktu nel periodo di occupazione da parte dei jihadisti tra l’aprile 2012 e il gennaio 2013. Pluripremiato in Francia (e incluso nella cinquina candidata all’Oscar come miglior film straniero), sviluppa la trama proponendo contrapposizioni tra scenari (i luminosi campi lunghi delle dune, dei pascoli sabbiosi, delle rive del fiume, e le riprese strette dei vicoli di città e delle piazzette polverose), tra la violenza ottusa e i tentativi individuali di dignità, tra gli estremismi e il ruolo dell’arte, della poesia e della fantasia. La proiezione sarà introdotta dal professor Mohsen Mouelhi, filologo linguista, giornalista e perito giurato, nato a Tunisi nel 1947 e ora residente a Milano, Ambasciatore di pace I.I.P.C. (Interreligious and International Peace Council).
Dalle rive del fiume di Timbuktu, il festival si sposta a quelle del Sebino. Sarà Predore a ospitare la masterclass affidata a un regista cresciuto con “C’è un tempo per… l’integrazione”.  Elia Moutamid, nato a Fes nel 1983 e dallo stesso anno residente a Rovato, dal 2007 produce cortometraggi e documentari toccando vari temi e registri artistici. Il tema più trattato e sperimentato è quello dell’interazione tra più culture ed etnie, sottolineando con un registro ironico e a volte grottesco, le difficoltà, i vezzi, i luoghi comuni che emergono tra persone di diversa provenienza etnica. I suoi ultimi lavori «Abbracciami» e «Gaiwan» sono stati selezionati per il David di Donatello e per il Festival di Cannes. Nella «lezione» che terrà giovedì 11 giugno alle 21 all’Oratorio di Predore attraverso la visione e l’analisi di alcuni suoi cortometraggi, sarà possibile intravedere gli incroci che gli sono riusciti tra traiettorie cinematografiche e identitarie.
«Gaiwan» fa parte dei 10 cortometraggi finalisti di questa 9ª edizione del Festival che approda sul lungolago di Sarnico con due serate di proiezione in programma venerdì 12 e sabato 13 nella suggestiva e accogliente (soprattutto in caso di beltempo) piazza Besenzoni. Ambientato nel cimitero di Brescia, l’ultima opera di Moutamid racconta l’incontro casuale tra due uomini che sapranno passare dal preconcetto sarcastico di prima battuta allo stupore e alla riflessione. Altre ambientazioni particolari raccontate nei corti in concorso sono quelle di una nave nave cargo («Cargo» di Vincenzo Mineo), di un carcere («Sugar, coffee and cigarettes» di Christian Cinetto), di una compagnia teatrale («Chi fa Otello?» di David Fratini), di un laboratorio di riparazione di bici («Vivo e Veneto» di Francesco Bono e Alessandro Pittoni), degli spazi protagonisti del tempo libero di un gruppo di studenti («Lato proibito», di Marco Rota e Scuole Superiori di Vigevano). Ambientazioni «estere» sono quelle presentate nei cortometraggi «Hambre» (dalla Spagna), «Listen» (dalla Danimarca), «Mount Gourougou» (in Marocco) e «This is not paradise» (in Libano). Il fatto che questi ultimi due cortometraggi siano opera di registi italiani testimonia l’opportunità di raccontare attraverso il cinema fenomeni sociali complessi quali quelli dell’integrazione stimolata dai flussi migratori degli esseri umani, da abbordare appunto con un respiro più ampio che il Festival sta provando a rendere possibile raccogliendo queste opere e creando opportunità per vederle. Alla proiezione non-stop di venerdì (sospesa in caso di maltempo), farà seguito quella dedicata alle premiazioni di sabato (spostata nell’Auditorium Comunale in caso di maltempo). Sarà il poliedrico artista Pegas Ekamba Bessa, di origini congolesi e ora residente in bergamasca a fare da presentatore e cerimoniere della consegna dei 3 premi in palio: il 1° premio (targa-orologio + 1000€) assegnato dalla giuria “istituzionale”; il premio alla memoria di Saad Zaghloul (targa-orologio + 500€) assegnato dalla giuria animata dall’associazione SIMIRA di Sarnico (di cui il compianto Saad è stato ispiratore); la targa “L’Eco di Bergamo” (anche quest’anno patrocinatore del Festival) assegnata dalla giuria composta dgli studenti dell’Istituto Superiore Serafino Riva di Sarnico. Questo è quanto riserva al pubblico, che si auspica anche quest’anno numeroso e multiculturale ad ogni appuntamento, la 9ª edizione del Festival, prodotto di  un comitato organizzatore promosso dalla Comunità Montana Laghi Bergamaschi (Ambito Basso Sebino), composto da molteplice realtà coordinate dalla cooperativa Interculturando e che si avvale quest’anno di un contributo della Fondazione della Comunità Bergamasca.