Grazie prof! L’ultima campanella è ormai suonata e per studenti e insegnanti, ma anche genitori, è tempo di bilanci, pieni di ansie a di speranze in attesa di quelli “decretati” dagli scrutini, dai voti e dalle eventuali promozioni e bocciature.
La scuola, però, è molto di più di quello che possono dire i semafori verdi o rossi sui registri alla fine dell’anno e il bilancio che ciascuno fa, più o meno inconsciamente, riguarda un’esperienza di vita allargata, fatta di incontri, relazioni, piccoli e grandi drammi, gioie, condivisioni, solitudini. In questa esperienza una delle chiavi decisive, per i ragazzi – ad ogni età con le caratteristiche proprie – è il rapporto con i prof, gli insegnanti/adulti, capaci di cogliere e rispondere – o disattendere, anche – esigenze e aspettative, potenzialità e limiti della relazione educativa e delle persone coinvolte. Quando l’alchimia di questo rapporto funziona, l’esperienza scolastica diventa particolarmente significativa e – tanti adulti possono testimoniarlo – finisce per accompagnare la vita intera.
Qualche giorno fa, sullo smartphone di un ragazzo di prima liceo, è comparsa una conversazione, condivisa col gruppo classe e iniziata da un insegnante con un messaggio “di fine anno”, per augurare ai suoi allievi “una bellissima stagione estiva”. Parole semplici, fatte precedere da una vera e propria dichiarazione di affetto: “Amo troppo il mio mestiere – scriveva l’insegnante, non nascondendo le difficoltà di un anno impegnativo e affrontato lontano da casa – amo troppo mettere piede a scuola, amo troppo entrare in classe, amo troppo fare lezione e vedere studenti crescere, perché siete una meraviglia”. E poi più preciso, alla sua classe: “Siete partiti davvero in sordina, disordinati, disorganizzati, movimentati, dal basso rendimento… ora vi siete visti? Avete fatto un confronto con i vostri primi mesi? Io sì, e davvero avete peccato ad esservi supportati poco… spero che possiate andare tutti avanti!”.
Un bel “bilancio”, tanto più perché condiviso. E capace di provocare una risposta “sorprendente” al “caro” prof, accompagnata da una foto di gruppo. “Tu – scrivono i ragazzi – in questo anno hai mirato sempre nel far risaltare le nostre ricchezze e a non arrenderci mai davanti alle nostre debolezze. Tu sei un professore diverso, quando entravi in classe l’atmosfera cambiava totalmente, si vedeva che per te non eravamo una classe, ma un insieme di singole persone ognuno diverso dall’altro, eravamo tutti importanti per te… Riuscivi ad equilibrare il momento della serietà con quello dello svago, e nonostante ciò sei sempre stato molto serio ci capivi quando avevamo dei problemi… Non ti sentiamo come un semplice professore distaccato da noi bensì ti consideriamo come un amico sempre presente o addirittura come un genitore. Ritroviamo questa figura nelle tue attenzioni, nei tuoi consigli e addirittura nelle tue sgridate. Con tutto questo volevamo ringraziarti per tutto l’anno meraviglioso trascorso insieme e speriamo che anche se lontano da casa con i nostri sforzi ti abbiamo fatto sentire in famiglia”.
Quante cose si potrebbero dire. Forse però basta gustare le parole di questi studenti per cogliere la bellezza e la complessità dell’esperienza scolastica, le sue potenzialità e augurarsi che tutti possano apprezzarla in questo modo.