Fila e ströca. Riflettendo su cosa dire per agevolare l’ascolto e la lettura della poesia di questa settimana pensavo che per inventare e scrivere una filastrocca (tra le diverse e non sempre benevole interpretazioni che esistono di questa forma espressiva), a mio modo di vedere, certamente serve:
- che sia un messaggio semplice, che dia ragione del fatto che la si racconta, perché è piccola ma pur sempre una storia e ogni storia ha la sua creatura….
- che sia fatta da un paesaggio-teatro semplice, dentro cui la storiella si dipana e si spreme (la se fila e la se ströca), in un disegnino di parole e di vite che si desidera destinate ad essere intime e felici
- che nasca da un coraggio semplice, di chi si affida con fiducia alle proprie parole e alle vite del mondo.
Avere il coraggio semplice però non è sempre semplice. Capita che a volte si ha il coraggio difficile o complicato, a volte si ha quello muto, quello esagerato o debole o mascherato; a volte non si ha il coraggio.
Quello che salva, o che a me, almeno, ha restituito ragione, è che nello scrivere questa fila ströca avevo negli occhi il bambino e l’idea che era lui che, a suo modo, mi legava il destino. Una ragione semplice, come una vertigine tra noi.
FILASTRÒCA PER Ö S-CETÌ ’N DE L’ÉRA
Sgarlèta
schintula
o saltamartì
co i öcc desvidàcc
cöntem sö primaèra.
Sfarfula
cipèta
o fradèl del ciüicì
gna a parlàn de stà trich
to n’fé dét öna féra.
Traféga
sgamèla
ö bèl fürmighì
la mé frónt l’è öna èrtes
ga fét sö ö senterì ?
FILASTROCCA PER UN BAMBINO NELL’AIA
Sgambetta
saltella traverso
o saltamartino
con gli occhi svitati
raccontami primavera.
Sfarfalla
cinguetta
o fratello della cincia
non se ne parla di star fermo
ne combini una fiera.
Traffica
affannati
o bel formichino
la mia fronte è un rigo
ci fai su un sentierino ?
da RESISTÈNSE Interlinea Edizioni (Novara) 2016