Don Luigi Maria Epicoco: “I personaggi scartati della Bibbia ci aiutano a considerare la realtà da un altro punto di vista”

Uno sguardo originale sui personaggi “scartati” della Bibbia per comprendere i mali della nostra società materialista e consumista. Personaggi marginali della storia biblica, da Giezi, il servo di Eliseo, alla vedova di Nain senza nome, dal profeta “minore” Abacuc al ragazzo che porta cinque pani e due pesci, dai servi delle nozze di Cana alla donna che ha continue perdite di sangue, nel testo “La pietra scartata. Quando i dimenticati si salvano” (Edizioni San Paolo 2021, pp. 224, 16,00 euro) Don Luigi Maria Epicoco, uno dei più apprezzati autori di spiritualità, in nove capitoli conduce il lettore al centro dell’annuncio di Gesù: come costoro anche noi dobbiamo fare i conti e decidere della nostra vita nel quotidiano, l’unico luogo fragile e fecondo in cui l’Amore di Dio viene a cercarci. 

Abbiamo intervistato Don Luigi Maria Epicoco, sacerdote dell’Arcidiocesi dell’Aquila, che insegna filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR “Fides et Ratio” di L’Aquila, di cui è anche Preside,  appena nominato dal Papa assistente ecclesiastico del Dicastero per la Comunicazione ed editorialista de L’Osservatore Romano.. 

Don Epicoco, scrive che “ha ragione il Vangelo quando ci dice che “gli ultimi saranno i primi”. Bisogna però imparare ad accogliere la nostra miseria e a non avere paura di sedere “all’ultimo posto in questo mondo”. Come cambiare la nostra mentalità, considerato che la cultura dello scarto è entrata nel nostro vivere quotidiano? 

«Il nostro vero problema è che abbiamo sempre un rapporto conflittuale con i nostri limiti e con la nostra miseria, con lo scarto della nostra vita. L’incontro con Cristo è un incontro che ci riconcilia con questo scarto, con questi nostri limiti. È proprio a partire da questa riconciliazione che quei limiti diventano un punto di forza per ciascuno di noi. Dobbiamo cambiare lo sguardo e renderci conto che in realtà Gesù non ci sta chiedendo un sacrificio e basta, ma ci sta proponendo un affare, che riuscirà a valorizzare ciò che normalmente buttiamo nella nostra vita». 

Nel Suo libro individua alcune figure bibliche dimenticate, invece nel Terzo Millennio gli scartati sono soprattutto i migranti, che fanno parte della categoria degli scartati, dei dimenticati, perché non rientrano nella categoria del consumatore come noi? 

«Sì, non solo loro ma tutti coloro che non hanno protagonismo, perché non ne hanno le forze, non hanno una forza economica o culturale e quindi diventano dimenticati o invisibili. Ed è bello poter accendere esattamente i riflettori su di loro, cosa che non facciamo quasi mai».  

Papa Francesco ha affermato: «Una società è “civile” se combatte la “cultura dello scarto” ». Che cosa ne pensa? 

«Il Papa sostiene che in una situazione come quella che stiamo vivendo, se non c’è una solidarietà che tocca tutti, in realtà non riusciremo mai veramente a venir fuori dalla tragedia della pandemia.Quindi l’inclusione degli ultimi, compresi anche i senza tetto, i poveri, è un favore alla società, non è semplicemente un atto di carità nei loro confronti. Il Papa cerca di essere fedele al Vangelo, perché il Santo Padre vuole indicarci ciò che invece il mondo vuole coprire, nascondere. Papa Francesco tende a tenere alta l’attenzione su quei temi, sulle fasce deboli della popolazione, che noi normalmente ignoriamo per quieto vivere e perché in fondo ci fa comodo questa ingiustizia sociale su cui si regge una buona parte del Pianeta». 

Il profeta Abacuc prima di ogni altro nella Bibbia, persino prima di Giobbe, rivolge a Dio la domanda sul perché della sofferen­za. Perché il male? Perché così tanto dolore? Domande che in questi quindici mesi di pandemia ci siamo posti spesso. Come rispondere a chi vive un momento di autentica disperazione e sembra aver smarrito la fede? 

«Non possiamo rispondere con della teoria, con dei discorsi o con delle frasi. L’unica cosa che possiamo fare è infondere quella speranza per affrontare anche la disperazione di certi momenti. È giusto che un uomo si domandi: perché? Anche quando non c’è la risposta. Confidando che l’uomo possa mettere in atto tutto quanto lo aiuti a vivere con dignità». 

Per quale motivo nella Bibbia nessuno ricorda il personaggio di Giezi? 

«Perché solitamente noi abbiamo puntato l’attenzione sui protagonisti, per esempio sul profeta Eliseo. In realtà il servo Giezi rappresenta quella parte di noi che pensa di essere furba ma invece raccoglie tutto il male che riteneva di evitare. Giezi non è una persona diversa da noi, ogni personaggio della Bibbia rappresenta un lato della nostra personalità, del nostro carattere». 

Nella Bibbia un misterioso destino unisce le storie di due persone, Tobi e Sara. Ce ne vuole parlare? 

«Sono due storie di dolore. Il dolore di Tobi e Sara è così grande che entrambi desiderano morire. È interessante notare che la Bibbia non censuri queste storie. Alla fine le disperazioni di Tobi e Sara vengono prese sul serio da Dio e si incontrano in un’unica storia in cui entrambi ritrovano una redenzione nel loro percorso».