Sotto il Monte, riparte il pellegrinaggio pastorale del vescovo: “Riscoprire l’umiltà e la tenerezza”

«Vengo fra voi come pellegrino nelle vostre comunità, per condividerne il cammino e per esortarle a essere sempre più fraterne e ospitali, caratterizzate dai sentimenti di tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine e magnanimità».

Sono le parole rivolte dal vescovo Francesco Beschi, nella mattinata di venerdì 8 ottobre, nella chiesa del Pime-Pontificio istituto missioni estere, nell’incontro di preghiera che ha dato il via al suo pellegrinaggio pastorale nella Comunità ecclesiale 8 Isola Bergamasca.

Questa Cet conta circa 86.000 abitanti, 35 sacerdoti e 22 parrocchie: Bonate Sopra, Bonate Sotto, Botta di Sotto il Monte, Calusco, Sotto il Monte, Terno, Villa d’Adda, Bottanuco, Brembate Sotto, Capriate, Cerro, Chignolo d’Isola, Crespi, Filago, Grignano, Madone, Marne, Medolago, San Gervasio, Solza e Suisio.

«Le diamo il benvenuto nella nostra Comunità ecclesiale territoriale in un luogo molto significativo a due giorni dalla festa liturgica di San Papa Giovanni XXIII — ha detto monsignor Claudio Dolcini, parroco di Sotto il Monte, nonché moderatore della Fraternità sacerdotale 1 della Cet 8, salutando il vescovo —. La accogliamo come pellegrino nelle nostre comunità».

Condividere uno sguardo di gratitudine e speranza

L’incontro ha visto alternarsi canti, recite di Salmi e la lettura di passi delle Lettere 1 e 3 di San Paolo ai Calossesi, da cui il vescovo ha tratto le sue riflessioni. «Questo incontro di preghiera dà inizio al mio percorso nelle vostre comunità — ha esordito il vescovo —. Dalla Lettera di San Paolo traggo due titoli, che chiamo introduzione e conclusione. Il primo titolo è lo sguardo riconoscente. Riconosco il desiderio di questa esperienza, cioè il mio pellegrinaggio per illuminare il mio sguardo di riconoscenza a Dio e condividerlo con tutti voi, in un tempo caratterizzato da indifferenza e talvolta anche da ostilità. Lo sguardo rivolto al Signore ci libera da pessimismo e rassegnazione. Lo sguardo riconoscente si alimenta nella fede e dalla speranza che nasce dalla fede e dalla carità che le vostre comunità esercitano».

Quindi il secondo titolo, la conclusione, quando San Paolo si rivolge agli scelti da Dio. «Credo che le nostre parrocchie — ha proseguito monsignor Beschi — potranno continuamente rigenerarsi nella fede nell’ascolto assiduo della Parola di Dio. San Paolo parla di un compagno nel suo ministero. Carissimi, siete voi sacerdoti questo fedele compagno. Vengo come pellegrino con la grazia di Dio e con il vostro ministero. San Paolo parla di “fratelli scelti da Dio” e aggiunge cinque esortazioni-sensibilità che molto hanno a che fare con la comunità fraterna e ospitale che vorrei fossero le caratteristiche delle vostre comunità».

Una comunità capace di tenerezza

Monsignor Beschi le ha elencate: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità. «La tenerezza non è qualcosa di sdolcinato, ma significa comprensione, abbracciare tutto di tutte le persone che Dio ci affida. Dobbiamo alimentarla nelle nostre comunità. La bontà, che pare non essere più di moda, manifesta la presenza di Dio. L’umiltà è un tratto da perseguire, anche se è difficile nel nostro tempo in cui sono sempre in agguato le tentazioni della superbia e dell’orgoglio. L’umiltà si apprende guardando Cristo e si manifesta nel servizio. Ricordiamo al riguardo le parole di Papa Francesco al convegno nazionale della Chiesa italiana a Firenze: “L’ossessione di preservare la propria gloria, dignità e influenza non deve far parte dei nostri sentimenti”».

La mitezza, una virtù poco praticata

Il vescovo ha proseguito con gli altri due sentimenti. «La mitezza è una virtù poco praticata, perché oggi sembra che l’essere riconosciuti dipenda dalla forza e dalla violenza verbale e fisica. San Paolo invece ci dice che l’unica forza è la verità del Vangelo. La magnanimità è la grande virtù del cuore e si esercita con la pazienza e il perdono».

L’incontro si è concluso con la Preghiera del pellegrinaggio pastorale. Come nelle precedenti visite, anche nella Cet 8 il vescovo caratterizzerà il suo pellegrinaggio pastorale non come una meta in un luogo, ma nello stile dell’incontro con tutti, guidando Rosari, incontrando i Consigli pastorali parrocchiali, condividendo la vita delle parrocchie, presiedendo Messe e incontrando personalmente tutti i sacerdoti.