A caccia di luoghi dove il sacro rompe i confini. L’indagine di Monica Bulaj

“Mi piace il pensiero che ci siano luoghi dove il sacro rompe i confini – scrive la fotografa Monika Bulaj nell’introduzione del suo lavoro “Where Gods Whisper” (Contrasto) – Luoghi, momenti, atmosfere in cui i Popoli del Libro rivelano la propria parentela e l’appartenenza a una stessa famiglia umana, con o senza Libro. 

Danze, sfioramento di corpi, carezze alle reliquie. Passaggio della soglia tra sacro e profano, tra luce e ombra”. 

L’indagine del sacro negli scatti di Monica Bulaj

È un assaggio di quello che si può vedere nell’esposizione “Broken songlines”, una delle mostre di “Fotografica” al Monastero del Carmine, in Città Alta. L’autrice ne parlerà in un incontro promosso in collaborazione con la rassegna Molte fedi sotto lo stesso cielo promossa dalle Acli di Bergamo per il 27 ottobre alle 20,45 al Cinema Conca Verde di Longuelo (ingresso su prenotazione).

Quello di Monika Bulaj è un progetto in movimento che prosegue ormai da molti anni. Il libro edito da Contrasto, che ne raccoglie una parte, è uscito nel 2018, ma da allora la fotografa ha continuato ad aggiungere  sempre nuove tappe e tasselli. La sua è un’indagine rispettosa ma allo stesso tempo affamata di mistero, di un respiro che attraversi la dimensione visibile per cercare ciò che esiste “oltre”, più in là. 

Gesti, legami, ponti che legano mondi lontani

Il progetto si sofferma sui gesti, sui simboli, sui volti, indagato riti, gesti, espressioni di fede, ma soprattutto gli equilibri, le relazioni, i ponti che legano mondi apparentemente lontani. 

Le sue fotografie sono il frutto di un’appassionata ricerca che ha condotto la fotografa ad esplorare le ultime oasi d’incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi di oggi. Luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi. 

Un cammino che Bulaj realizza con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, ricercando il bello anche nei luoghi più tremendi.

Un invito alla meraviglia e all’introspezione

I suoi scatti sono un invito alla meraviglia e all’introspezione. La fotografa cerca e disegna le traiettorie, i fili che legano persone di fedi e culture diverse, indagando nei simboli, negli abiti, negli sguardi, nei gesti reciproci.

Il suo è un messaggio di pace e di speranza: “Questo – scrive – è un viaggio attraverso una mappa celeste che ignora i muri eretti dai predicatori del conflitto globale, dal cuore dell’Asia all’America Latina, dal Maghreb al Medio Oriente”.