Madre Dositea Bottani, delle Orsoline di Gandino, diventa venerabile: “Guida attenta, diede slancio alle innovazioni”

L’albo dei Venerabili della Chiesa di Bergamo si arricchisce di un’altra bellissima figura. Giovedì 25 novembre, nel corso di una udienza concessa al cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, Papa Francesco ha riconosciuto, fra gli altri, la venerabilità della Serva di Dio madre Dositea Bottani, superiora generale delle suore Orsoline di Maria vergine Immacolata di Gandino dal 1952 al 1970. Il suo generalato si pone quindi a cavallo del Concilio Vaticano II e nell’immediato post-Concilio, periodo tutt’altro che facile. «Madre Dositea — sottolinea suor Melania Balini, postulatrice del processo di beatificazione — era aperta alle migliori novità degli anni che precedono e accompagnano il Concilio. Riesce a fare delle Orsoline di Gandino un istituto pilota nel rinnovamento della vita religiosa dal punto di vista formativo, culturale e  apostolico. Inoltre, aveva la capacità di dare fiducia valorizzando doni diversi, di creare un clima di comunione tra clero, suore e laici, di guardare con saggio ottimismo alle novità del presente, protesa con audacia verso il futuro».

Madre Dositea (al secolo Maria Domenica) nasce il 30 maggio 1896 a Pianca, frazione di San Giovanni Bianco. Il padre era stato emigrante taglialegna in Argentina. Nel 1911 conclude le elementari dalle Figlie del Sacro Cuore a Endine. Già in questo periodo si interroga sul suo progetto di vita e sogna di diventare maestra. Tornata in famiglia, don Angelo Madaschi, parroco di Peia, che aveva conosciuto a Endine, continua a seguirla spiritualmente tramite corrispondenza, spronandola sulla via della santità. Il 26 settembre 1913 entra nelle Orsoline come postulante, dove già era suora la sorella Maria Caterina. Viene poi inviata nel pensionato per studenti a Bergamo per gli studi nelle scuole pubbliche complementari e normali Secco Suardo applicandosi per sei anni con il massimo impegno e sempre la migliore della classe. Qualcuno le diceva di andare all’università e di non seppellirsi in convento. Divenuta novizia il 2 ottobre 1919, emette la prima professione religiosa il 3 ottobre 1921.
Insegna nelle scuole elementari comunali di Peia e poi di Chignolo d’Isola, manifestando straordinarie qualità educative e relazionali. Nel 1927 viene eletta segretaria generale dell’istituto, incarico che ricoprirà per vent’anni e contemporaneamente, per 25 anni, è direttrice delle scuole elementari e del collegio femminile. Il 3 ottobre dello stesso anno emette la professione perpetua. Nel 1929 pubblica la storia dell’istituto e del fondatore, ripubblicata nel 1934 con una lettera di commento del delegato apostolico in Bulgaria Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII.

Eletta vicaria generale nel 1946, viaggia per fondare 30 nuove comunità in Italia, Belgio, Inghilterra e visita con la madre generale Gesuina Seghezzi le opere che si stavano incrementando. Dal 1952 al 1970 è superiora generale di un istituto che contava più di 100 case in 5 nazioni, circa 700 suore, molte novizie e postulanti. Nelle fondazioni in Italia, dà preferenza all’Emilia Romagna perché, come affermava, «le suore possono fa da ponte tra la popolazione marcatamente rossa e i sacerdoti, mal tollerati per ragioni ideologiche». Sulla scia del Concilio, che, come Papa Giovanni, considerava «una novella Pentecoste», la sua opera di rinnovamento è molto incisiva e riconosciuta anche dal vescovo Roberto Amadei. Fra gli altri impegni, favorisce il costituirsi della Federazione italiana religiose a Bergamo per la collaborazione tra gli istituti religiosi femminili. Inoltre, dà spazio nella casa generalizia a iniziative sperimentali della diocesi, per esempio il settimanale cattolico e le scuole di formazione teologico-pastorale delle religiose. Tanti impegni, ma sempre svolti nella massima umiltà e obbedienza, che considerava una grazia. Si spegne il 2 settembre 1970 esclamando: «Che gioia, che gioia!». Era la conclusione di una vita intensa.

L’inchiesta diocesana sulle sue virtù è stata aperta il 27 aprile 1991 dal vescovo Giulio Oggioni e chiusa il 14 dicembre 1996 dal vescovo Roberto Amadei. Attualmente le Orsoline di Gandino sono presenti in Italia, Polonia, Africa (Eritrea, Etiopia, Kenya, Sud Sudan) e Sudamerica (Argentina e Brasile).