Sfide estreme sui social: difendere gli adolescenti dalle minacce del “deep web”

“Mio figlio di nove anni – si legge su un giornale del 27 novembre – è stato vittima di un gioco finito male, nessuno provi questo dolore”.

Nonostante la vigilanza dei genitori, la tragedia è avvenuta per una sfida estrema lanciata dai social nel tempo della didattica a distanza, nel tempo dell’isolamento.

Le piattaforme da cui partono le sfide ai bambini e ai ragazzi sono numerose e hanno nomi inquietanti: Blue Whale (Balena Blu), Spaccacranio, Blackout challenge, Batmanning, Eyeballing, Tik Tok.

Le “piattaforme mortali” e le sfide estreme dei teenager

Si va dal tagliarsi le vene allo stringere un cavo attorno al collo, dal gettarsi vodka negli occhi al camminare sul cornicione di un palazzo, dall’appendersi a testa in giù ad altre prove ad alta pericolosità. Per alcuni si tratta di scherzi, per altri di incubi, per altri ancora si traducono in morte.

A gennaio sarà all’esame del Senato una proposta di legge sul tema. Essa prevede l’obbligo per le piattaforme che lanciano folli e lugubri richiami di cancellare entro 48 ore qualunque riferimento video, testo, chat segnalato all’autorità giudiziaria come induzione a suicidio oppure ad atti di autolesionismo.

È un passo importante da affiancare a un supplemento di prevenzione e di vigilanza educativa.

I giovani “Alfieri della Repubblica”: comportamenti virtuosi

Sempre sabato 27 novembre appare on line la notizia di un diverso rapporto tra i giovani e il mondo dell’on line.

Il presidente Sergio Mattarella nomina “Alfieri della Repubblica” venti giovani che nel 2021 “si sono distinti per l’uso consapevole e virtuoso degli strumenti tecnologici e dei social network, anche in relazione ai problemi posti dalla pandemia”.

Si sono messi di loro iniziativa a disposizione, anche coinvolgendo coetanei, di chi aveva minore dimestichezza con internet. Uno di loro, a soli 14 anni, ha salvato un amico da un gesto estremo a cui era stato indotto dai messaggi delle piattaforme del buio.

In due notizie pubblicate a poca distanza una dall’altra c’è una domanda e c’è una risposta che si intrecciano.

La coscienza, personale e collettiva, è chiamata in causa: si avverte l’urgenza di costruire con gli stessi ragazzi e giovani percorsi per vincere solitudini, rassegnazioni, deliri di onnipotenza?

Dall’alleanza di coscienze informate e critiche può venire la forza per impedire che il più piccolo e il più indifeso sia annientato da un perverso utilizzo del potere tecnologico. In un essere umano che sta crescendo non possono venire soffocate nell’incubo la voglia e la gioia di vivere. Il papà e la mamma di un bimbo di 9 anni, vittima di costruttori di trappole on line, chiedono che ad altri ragazzi sia evitato l’incubo e garantito il sollievo.