Dal Messico la «Preposada guadalupana» all’oratorio di San Francesco

Un momento di condivisione e allegria, all’insegna della cultura messicana, ma, soprattutto, una piccola testimonianza di fratellanza e universalità.

È ciò che sarà la «Preposada guadalupana», che si svolgerà domenica 12 dicembre, presso l’oratorio San Francesco (Viale Venezia n. 29).

«La festa di domenica prossima è solo uno dei tanti appuntamenti pensati dalla Missione santa Rosa da Lima, l’organismo ecclesiale che, dal 2004 (anno della sua fondazione), grazie alla volontà di monsignor Roberto Amadei, cerca di dare una risposta concreta ai fenomeni migratori che interessano la città e la diocesi di Bergamo – racconta don Mario Marossi, da cinque anni parroco della parrocchia di San Francesco e cappellano della Missione sin dalla sua creazione –. All’inizio, infatti, la Missione era nata a causa del gran numero di fedeli boliviani presenti sul territorio che, a quel tempo (come, del resto, anche adesso), formavano la comunità cattolica più numerosa (ad oggi, 13 mila persone)».

Diverse culture e tradizioni unite dalla devozione per Maria

«Piano, piano – continua don Mario -, la Missione (che ha la sua principale sede presso la chiesa di San Lazzaro) si è poi aperta anche alle altre nazionalità, non solo a quelle appartenenti all’America latina, ma anche a quelle africane e asiatiche. È in questo clima di attenzione, da parte della Diocesi, verso i gruppi etnici di madrelingua non italiana, che prendono il via eventi come quello a opera della comunità messicana. Il fil rouge che li lega è, ovviamente, quello del sentire religioso, in particolar modo quello dedicato alla Madonna. Occasioni preziose per riunire e rendere partecipi tutte le comunità».

Il 15 agosto, si è celebrata la Virgen Maria de Urkupiña (Bolivia), il 12 ottobre la Nuestra Señora Aparecida (Brasile), mentre, domenica scorsa, la comunità ecuadoriana ha festeggiato il Divino Niño. Fra pochi giorni, toccherà ai fedeli messicani (una sessantina in tutta la Diocesi) rendere onore alla Nuestra Señora de Guadalupe.

«La Vergine di Guadalupe è molto importante per noi messicani, perché è la patrona del nostro Paese – spiega Carolina Rosas Resillas del collettivo femminile «Mariposas de amaranto», in Italia dal 2010 –. Tante persone, ogni anno, si recano a Città del Messico in pellegrinaggio e la devozione, fra gli immigrati, diventa motivo di identità e coesione».

Una giornata di gioia e convivialità per la comunità del Messico

Alle ore 12, ci sarà la messa, poi, dopo la funzione, i mariachi canteranno «Las Mañanitas» (la tradizionale canzone messicana che, il 12 dicembre, viene dedicata alla Vergine di Guadalupe); a seguire, la festa. «In Messico, la “Posada” annuncia la venuta di Gesù e la si celebra il 15 di dicembre – afferma Carolina –, per questo motivo abbiamo voluto titolare la festa “Preposada” che, come da consuetudine, sarà animata anche dalle tipiche litanie, quelle che parlano delle difficoltà, da parte di Giuseppe e Maria, nel trovare un alloggio per il parto. Ci sarà poi il gioco della piñata (con i suoi sette corni che rappresentano i peccati capitali) e, ovviamente, non mancheranno i taco, che, grazie al servizio catering, verranno preparati all’istante, sul posto». Una giornata di gioia e convivialità che, in un certo senso, trascende le coordinate spazio-temporali dell’evento.

«Dopo che sono arrivata in Italia, ho impiegato sette anni a scoprire come a Bergamo ci fossero altri messicani come me – afferma Carolina –. Non è stato facile, mi sono sentita sola, anche perché non sempre le altre comunità latinoamericane si sono rivelate aperte al dialogo e all’accoglienza. Con la “Preposada guadalupana”, desideriamo creare una rete, in primis fra messicani, ma anche con i fedeli delle altre comunità, latinoamericane e non. Ci preme rimuovere quelle frontiere che ci rendono distanti e disuniti, stranieri. Per questo motivo, cercheremo di coinvolgere sempre di più i rappresentanti delle altre nazioni, perché un nuovo modo di convivenza, all’insegna della fratellanza, è possibile ed è l’unica strada per la pace».

“La presenza dei migranti ci mostra come si esprime la fede nel mondo”

Dello stesso parere don Mario: «La presenza dei migranti ci aiuta a comprendere con quanta diversità (e quindi ricchezza) si esprima la fede nel mondo. Essa si incarna nelle specifiche tradizioni dei popoli, nella loro musica, nei colori dei loro abiti e nel sapore dei loro cibi, nel modo in cui pregano e danzano. Tutto questo dovrebbe essere fonte di aiuto per quei cristiani che, generalmente, sono imprigionati in una visione limitata e univoca del proprio credo, in modo che possano essere più aperti al prossimo e capire come la Chiesa non sia italiana e nemmeno europea, bensì universale. Le differenti modalità con cui ognuno di noi testimonia la fede non fanno altro che valorizzare la fratellanza fra gli uomini.

Vedere l’altro come fratello in Cristo è il grande insegnamento della Chiesa, affinché il “noi” e il “loro” spariscano assieme al pregiudizio, così che possa emergere solo la singola persona umana, nella sua originalità e grandezza». Info e prenotazioni: colectivo.mariposasdeamaranto@gmail.com