Suor Giusta, per 56 anni missionaria in Eritrea. La cura degli orfani come generatore di bene

26 luglio 2022: la Chiesa celebra la memoria dei Santi Gioacchino ed Anna, genitori della Vergine Maria. Dopo la Messa del mattino, come di consueto, mi fermo in cappella per la preghiera personale e medito le letture del giorno. Vengo colpita dai versetti del libro del Siracide: 

“Facciamo l’elogio di uomini illustri,
dei padri nostri antenati nelle loro generazioni.
Questi furono uomini di fede,
e le loro opere giuste non sono dimenticate.
Nella loro discendenza dimora
una preziosa eredità: i loro posteri”.

La mia mente (mi perdonino i nonni di Gesù ai quali la Chiesa ha scelto di dedicare tale lettura) va alla carissima suor Giusta che in questi giorni si è aggravata e potrebbe, da un momento all’altro, “terminare la sua corsa terrena”. Penso alla sua discendenza, cioè alle tante persone che ha aiutato… Giusta di nome  e di fatto… le sue opere giuste, come è scritto nel Siracide, non devono essere dimenticate… 
Da 2 anni è in Italia dopo aver trascorso 56 anni della sua vita come missionaria in Eritrea. Insegnante nella scuola italiana in Asmara, non si è limitata al servizio di docente ma, come molti hanno testimoniato, è stata per tanti bambini orfani una vera mamma, attenta alle necessità di tutti. Ha saputo creare una rete di solidarietà per attivare numerose adozioni a distanza e, attraverso l’aiuto di numerosi benefattori, sostenere molti bambini e ragazzi nel loro percorso di studio assicurando loro una vita dignitosa. 

L’eredità di una donna che ha cresciuto molti bambini e ragazzi

Rileggo le parole della Sacra Scrittura al femminile: “Facciamo l’elogio di donne illustri,
delle madri nostre antenate nelle loro generazioni.
Queste furono donne di fede,
e le loro opere giuste non sono dimenticate”.
Rileggo più volte anche il versetto: “Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità: i loro posteri”.
Ed è come se vedessi tanti volti di ragazzi ormai cresciuti che, avendo ricevuto tanto affetto da suor Giusta, sono diventati capaci di donare a loro volta amore, formando famiglie e mantenendo legami di amicizia tra loro e di aiuto verso i più poveri.

Ecco l’eredità di una donna che pur non avendo generato fisicamente figli, ne ha cresciuti ed educati molti! 
In questi mesi ho avuto l’opportunità di conoscere alcune delle persone che suor Giusta ha saputo coinvolgere nell’aiuto ai suoi poveri: persone splendide, amanti della vita, dedite agli altri, inventive nel creare progetti di solidarietà. Anche queste, penso tra me, sono un’eredità preziosa della sua vita, persone che continueranno la sua opera, contagiate dalla sua generosità ed educate dalla sua sapienza e lungimiranza.

Terminata la preghiera, la giornata trascorre come sempre, tra vari impegni, fino a sera, quando decido di spegnere il PC, riordino alcuni fogli sulla scrivania e mi avvio verso la camera. Giunge in quel momento la notizia della morte di suor Giusta. “Accoglila nella tua pace e ricompensala, Signore! Ha dato tutto, per tutta la sua vita!”  È la preghiera che rivolgo al Padre, mentre ritornano nel cuore le parole meditate al mattino: “I loro corpi furono sepolti in pace, ma il loro nome vive per sempre”.

Il ricordo degli amici, volontari e benefattori

Il giorno dopo, avvisate tutte le comunità dell’Istituto, cerco di contattare gli amici, i volontari, i benefattori. Molti l’hanno già saputo: la notte è stata un passaparola che ha raggiunto tanti “suoi figli”, come chiamava suor Giusta i suoi orfani.

Molti di questi saranno presenti di persona al funerale, molti altri faranno giungere i loro messaggi con preghiera di leggerli, molti scriveranno anche dopo, mostrando tutto il loro dolore per la perdita della “cara mamma”. Con questo appellativo è chiamata nelle molte testimonianze che vengono lette al termine della messa e hanno in comune la riconoscenza per essersi sentiti amati come “unici”.

Ne condivido alcune, nella convinzione che possano essere piccole luci, nelle ombre di questi giorni. 

“Era la suora di tutti. Quando qualcuno si rivolgeva a lei, trovava il modo di aiutare ognuno con qualsiasi mezzo. C’erano giorni che non aveva davvero nulla da dare e allora chiedeva di tornare dopo qualche giorno… giusto per dare alla provvidenza un po’ di tempo. Conosceva nel dettaglio le storie di tutti i suoi poveri, nonostante fossero centinaia, e si preoccupava per loro con la stessa premura di una mamma”.

“Chiunque si rivolgesse a lei veniva accolto e ascoltato

“Chiunque si rivolgesse a lei veniva accolto e ascoltato nel profondo. Con la sua vita ha testimoniato e vissuto la grandezza di Dio e la sua forza. Suor Giusta ha costruito famiglie, stretto legami, non possedeva denaro per aiutare le persone che si rivolgevano a lei, ma riusciva ad attivare le risorse delle persone che incontrava. Così ha donato una mamma a centinaia di orfani e ha donato figli a centinaia di mamme; ha costruito famiglie, reperito cibo e materiali di ogni tipo, attivato centinaia di adozioni a  distanza e progetti di aiuto, ha fatto rifiorire la vita e la gioia dove c’era tanto dolore”.

“Le persone come te Suora non muoiono mai, continuano a vivere in ciò che hai creato e tu continuerai a vivere dentro di noi che abbiamo avuto l’onore di aver condiviso con te un pezzo della nostra vita”.

“Suor Giusta anche se era lontana, dall’Asmara mi guidava, mi consigliava, faceva parte della mia famiglia. Oggi, quanti orfani da più di quarant’anni aiutati da lei  e che ora sono nel modo intero, piangono suor Giusta, la nostra seconda mamma”. 

Oltre ai ragazzi da lei cresciuti e alle suore, molte delle quali eritree che si trovano attualmente in Italia, sono presenti al funerale anche i referenti di Associazioni o gruppi missionari con i quali collaborava per progetti di aiuto ai poveri, provenienti da varie città d’Italia. Uno dopo l’altro, spontaneamente, si avvicinano al microfono e “narrano” qualcosa dell’esperienza condivisa con questa amata missionaria.

Un senso di gratitudine e legami che abbracciano il mondo

Il grazie è davvero corale e crea un clima di famiglia che, nonostante il dolore per la perdita di una persona cara, permette di percepire legami che abbracciano tutto il mondo. Uno dei celebranti, al termine, ci ricorda che l’esempio di questa missionaria non va solo raccontato: ora tocca a noi!

È con questa provocazione nel cuore che assistiamo all’ultimo significativo gesto, l’aspersione e l’incensazione della salma, secondo il rito orientale proposto dal sacerdote eritreo che convoca i suoi connazionali attorno alla bara.

La lingua per noi è incomprensibile, ma le note e l’armonia del canto in tigrino aiutano a trasformare in preghiera le lacrime e la commozione fino ad ora provata. Diversamente dal suo desiderio, suor Giusta non ha potuto morire tra la sua gente, in terra di missione… Ora è come se un pezzo della “sua” Africa le porgesse il suo affettuoso saluto…