“L’identikit del bravo catechista? Deve essere appassionato”. Consigli di don Diego Goso per chi è “disperato”

 Per chi fa catechismo, per chi vuole approfondire la propria fede, per chi vuole ricominciare da capo ma anche per chi è curioso, Don Diego Goso ha scritto il “Manuale per catechisti disperati” (Effatà Editrice 2022, 144 pp., 24 euro) nell’intento di aiutare ad annunciare il cuore della rivelazione cristiana in maniera semplice, chiara e divertente, mai irriverente.

La copertina del volume

Abbiamo intervistato Don Diego, sacerdote della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo, scrittore e conferenziere, direttore dell’Ufficio di Comunicazioni Sociali, docente di teologia della comunicazione presso il seminario e la scuola teologica, che potrete trovare in ufficio al mattino ma il pomeriggio sulla spiaggia, perché profondamente convinto che per essere pescatori di uomini bisogna per lo meno vivere vicino al mare. Infatti l’intervista ci è stata rilasciata mentre don Diego si trovava sulla spiaggia di Mentone, dove vive. 

“Per me il mare è una gioia”, ha confessato il simpatico don Gosio. (https://www.dondiego.me/).

  • Don Diego, perché ritiene che vi siano dei catechisti disperati che hanno bisogno del “pronto soccorso” di un manuale? 

«Perché oggi è difficile parlare tra generazioni, lo è sempre stato ma con l’accelerazione dei tempi, la capacità dei nostri ragazzi di buttarsi sul digitale, i riflessi degli adulti e degli anziani sono un po’ più lenti sotto questo punto di vista. Quindi secondo me la distanza è cresciuta. Considerato che i catechisti hanno cose bellissime da raccontare su Gesù e sulla Fede, bisogna fare in modo che dall’altra parte ci sia lo stesso desiderio di ascoltare e questo capita quando ci si incontra sul linguaggio e si capisce che è più facile mettersi in ascolto dell’altro». 

  • Qual è l’identikit del bravo catechista? 

«Il catechista innanzitutto deve essere appassionato, perché si trasmette ciò che si ha nel cuore. Quindi la prima cosa è frequentare bene Gesù e avere la gioia di parlare di Lui. Altrimenti non funziona, l’uomo convince delle cose di cui è convinto, vale per ogni cosa. Bisogna essere dei tifosi di Gesù. Poi bisogna avere la voglia di prepararsi un po’, perché il mondo cristiano è grande, la dottrina cristiana è semplice ma anche molto articolata. Quindi bisogna dedicare il tempo necessario per prepararsi, per gustarla in maniera tale di saperla far gustare. È come preparare la ricetta di una buona torta, se la sai cucinare la sai anche ben servire, ti piace mangiarla e la fai mangiare anche agli altri. Però bisogna conoscere gli ingredienti e i tempi di preparazione. Così vale per la Fede: bisogna sapere bene cosa si e ci racconta per far gustare il Mistero di Dio». 

  • Nel corso dei capitoli il lettore troverà delle icone che lo aiuteranno nella lettura del testo. Una di queste è lo stemma vaticano. Che cosa rappresenta? 

«C’è un riferimento al magistero della Chiesa, quindi vogliamo rifarci non solo alle Scritture e al Vangelo ma anche alla ricchezza della tradizione e far capire come la Chiesa ha fatto lo sforzo di capire sempre di più il Mistero di Dio, che è inesauribile. Passano i tempi, ma ha sempre qualcosa di nuovo da raccontare».

  • Il volume contiene 26 lezioni già pronte per l’uso. Ce ne descrive una? 

«Credo che sia bella la lezione introduttiva, che parla dell’ingresso in Chiesa, perché ci permette di riconoscere subito dei simboli, che ci aiutano a capire come utilizzare queste strutture che troviamo dappertutto. Il linguaggio della liturgia è un linguaggio universale, tu entri in una chiesa e sai benissimo riconoscere degli elementi che ti sono utili per quello che sarà la tua preghiera e il tuo momento con Dio. Ed è importante conoscerli in maniera tale che in qualunque chiesa del mondo in cui entri ritrovando questi aspetti tu possa con facilità approfittarne per pregare meglio».

  • È vero che le lezioni non intendono sostituirsi ai corsi tradizionali e istituzionali ma essere un valido strumento di sintesi e di supporto per ordinare il percorso che il giovane cristiano in formazione necessita di conoscere? 

«Certamente, perché il catechismo non si trasmette con un libro, si trasmette con la vita. Il libro vuole essere uno strumento che dà magari qualche idea in più e quindi ci permette, per esempio sul linguaggio, di saper dire delle cose che abbiamo nel cuore ma che non riusciamo a esprimere sempre bene con le parole ma con qualche esempio, qualche storia, qualche piccolo esperimento da fare insieme per aiutarci a farlo comprendere ai ragazzi. Però il vero catechista non ha un manuale se non la propria esperienza, la propria vita che sa aprire per raccontare ai giovani le cose belle che il Signore gli ha fatto scoprire».