Pane e noci: Il mistero del paese deserto

Don Biagio deve risolvere un mistero: le vie del paese sono deserte, cosa sarà successo? Continua il nostro feuilleton 2.0 “Pane e noci”. L’illustrazione è di Matteo Gubellini.

Domenica mattina don Biagio notò la stranezza solo al termine della Messa, mentre sistemava calice e ampolline. Certo, poteva essere una sua impressione, o una semplice casualità ma, già che a pranzo era invitato a casa di Angelo e Rita, decise di indagare.

– Avete notato qualcosa di strano questa mattina durante la messa?- chiese dando il primo colpo di coltello sull’arrosto.

Angelo scosse la testa.

-Se vi riferite all’abito della moglie del sindaco- rispose Rita mentre serviva la polenta, -forse era un po’ eccessivo in quella tonalità-.

Angelo aggrottò le sopracciglia. -Di che colore era?-

-Giallo canarino. Un bellissimo tailleur-.

Don Biagio addentò un pezzo di carne. -Intendevo dire che il Foresti non c’era-.

– Non c’ho badato – ammise Angelo.

– E nemmeno suo figlio -.

– Saranno malati – li giustificò Rita, – è periodo di raffreddori -.

Poteva essere una possibilità, ma don Biagio non ne era convinto. In Chiesa mancava anche il macellaio, il marito della signora dei tabacchi, l’impiegato della ferramenta, il figlio del vecchio fruttivendolo e occhio e croce, un’altra decina di uomini.

– C’è qualcosa che non quadra – riprese il reverendo, -È tutta settimana che le botteghe aprono a sprazzi. L’altro dì la ferramenta era chiusa, ieri il panificio ha aperto solo il pomeriggio.

– Sarà mica un virus?- inspirò Rita terrorizzata dal materializzarsi della trama del film con Dustin Hoffman.

– Virus o non virus, qualcosa non torna- concluse don Biagio deglutendo il boccone.

Il reverendo la domenica pomeriggio amava passeggiare per il paese. Lo aiutava a riordinare i pensieri e a districare i fili che s’annodavano in testa. Amava anche, talvolta, starsene in disparte e guardare la natura, gli uccelli che costruivano un nido, o una lucertola che correva lungo il muro. Era un osservatore provetto e ringraziava il Signore d’avergli donato la pazienza necessaria a godere di quelle piccolezze.

Questa sua attitudine gli tornò utile anche a notare nei suoi confronti alcune occhiate sghimbesce. E più camminava, più intravedeva disapprovazione sui volti dei concittadini. Una sensazione, più che altro, che si stessero diffondendo voci poco graziose sul suo conto.

– Che avete? – chiese di scatto a due signore che bisbigliavano tra loro.

Quelle fecero spallucce e si allontanarono.

– Dev’esserci qualcosa di grosso che bolle in pentola- riflettè don Biagio.

A suggellare l’impressione pensò il Paroli, un ometto nella media che possedeva un grosso stabilimento di sedie e tavoli da esterni, appena fuori paese. Attività che dava lavoro a un centinaio di persone e che, nonostante la crisi, teneva duro.

– Credo stiano remando contro di me – disse il Paroli che aveva atteso don Angelo in canonica.

– A chi lo dite – soffiò don Biagio.

– I miei operai. Un terzo a casa in malattia e dieci in permesso. Senza quelli non porto avanti niente-.

– E che centro io?-

Il Paroli alzò le spalle. – Non sapevo a chi altri rivolgermi-.

-Vi ricordo che non sono Terence Hill. Se ci sono reati o delitti, meglio che vi rivolgiate ai carabinieri-.

Il Paroli annuì e scappò via. La sera seguente, mentre spazzava il sagrato dalle foglie trasportate dal vento, don Biagio intravide con la coda dell’occhio uno che dal Paroli lavorava. Stava a bordo della bicicletta e dondolava a destra e sinistra senza fretta. Il reverendo lo seguì come un gatto, acquattandosi dietro le panchine e i cestini che incorniciavano il viale.

– Voglio proprio vedere dove va a quest’ora- bofonchiò.

L’uomo svoltò un paio di angoli, imboccò la discesa verso il campo sportivo e, per evitare don Biagio che gli sbucò davanti proprio come un gatto impazzito che attraversa la strada, scivolò a terra sbucciandosi un ginocchio.

-Siete impazzito?- domandò quello cullandosi sul sedere con le mani sulla gamba.

-Forse- ammise don Biagio porgendogli la mano. -Credevo si trattasse di un ladro. Dove state andando?-

L’uomo si pulì i pantaloni dalla polvere e imprecò. -Mi si sono sbragati i pantaloni- disse. E a quel punto svenne.

La perdita di coscienza può essere causata da innumerevoli fattori. La mano di don Biagio era a tutti gli effetti uno di essi. L’impiegato del Paroli s’era infatti buscato uno sberlone a mano aperta che lo aveva fatto cascare al suolo.

Colpa, a sentir lui, della pressione bassa. A sentir don Biagio, della bestemmia alla vista dei pantaloni sbragati.

-Ma che diavolo- disse l’uomo rialzandosi.

-Regola le parole o te ne buschi un altro- lo avvisò don Biagio.

L’uomo si rassettò i pantaloni convinto che il peggio fosse passato quando il reverendo gli porse la domanda che l’uomo temeva.

-Dove state andando?-

 

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Primo episodio: L’inaugurazione
Secondo episodio: Cioccolato
Terzo episodio: Grigliata esplosiva
Quarto episodio: Chi la fa…
Quinto episodio:Una zuffa coi baffi
Sesto episodio: Quasi Beautiful
Settimo episodio: Misteri hi-tech
Ottavo episodio: Anonimo bergamasco

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